La Parola di oggi
Feb 13th, 2010 | Di cc | Categoria: ReligioneLA PAROLA DI OGGI
14 febbraio 2010
Domenica
Ss. Cirillo e Metodio, patroni d’Europa - VI tempo ordinario (C) - II
PREGHIERA DEL MATTINO
Padre, Signore del cielo e della terra, in questa domenica mattina noi veniamo a chiederti la semplicità di cui abbiamo bisogno per capire la tua volontà; scoraggia la nostra arroganza, sminuisci il nostro sapere complicato, libera i pregiudizi della nostra cautela umana, per rivelarci il senso profondo ma paradossale delle Beatitudini di Gesù.
ANTIFONA D’INGRESSO
Sii per me difesa, o Dio, rocca e fortezza che mi salva,
perché tu sei mio baluardo e mio rifugio;
guidami per amore del tuo nome. (Sal 31,3-4)
COLLETTA
O Dio, che hai promesso di essere presente
in coloro che ti amano
e con cuore retto e sincero custodiscono la tua parola,
rendici degni di diventare tua stabile dimora.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…
PRIMA LETTURA (Ger 17,5-8)
Maledetto chi confida nell’uomo; benedetto chi confida nel Signore.
Dal libro del profeta Geremia
Così dice il Signore:
“Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, che pone nella carne il suo sostegno e dal Signore allontana il suo cuore.
Egli sarà come un tamerisco nella steppa; quando viene il bene non lo vede.
Dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia.
Egli è come un albero piantato lungo l’acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi; nell’anno della siccità non intristisce, non smette di produrre i suoi frutti”.
Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 1)
R. Beato chi pone la speranza nel Signore.
Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte. R.
Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere. R.
Non così, non così gli empi:
ma come pula che il vento disperde.
Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
ma la via degli empi andrà in rovina. R.
SECONDA LETTURA (1Cor 15,12.16-20)
Se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti.
Parola di Dio.
CANTO AL VANGELO (Mt 11,28)
R. Alleluia, alleluia.
Rallegratevi ed esultate, dice il Signore,
perché la vostra ricompensa è grande nei cieli.
R. Alleluia.
VANGELO (Lc 6,17.20-26)
Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante.
C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidóne.
Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:
“Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete, perché riderete.
Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione.
Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame.
Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete.
Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti”.
Parola del Signore.
OMELIA
Nel Vangelo di Luca, le beatitudini si rivolgono a coloro che hanno già scelto il Signore, ai discepoli. Seguirlo significa abbandonare tutto (Lc 9,23), rinunciare agli agi (Lc 9,58), essere detestati (cf. Gv 17,14), allontanati dalle cerchie del potere, dai soldi e dall’onore (cf. Gv 16,2).
Il credente che riesce dappertutto, che riceve dal mondo ossequi e considerazione, si metta a tremare, si inquieti perché sarà inghiottito e digerito dal mondo che ama possedere (cf. Gv 15,19).
Non si tratta di demagogia né di paura della vita. Gesù non è un dotto professore di etica, né un sistematico autore di trattati di morale. La sua predicazione è una denuncia profetica: frasi corte e forti contrasti.
Le sue parole rimandano a situazioni correnti: l’abbondanza dei beni, la ricerca insaziabile del piacere, il desiderio del successo e dell’applauso,… tutte queste pretese producono la vanità (danno una falsa sicurezza), rendono orgogliosi (ci fanno credere che siamo più importanti degli altri), divinizzano (molte persone adorano coloro che posseggono e si prostrano davanti a loro), induriscono (rendono incomprensivi e privi di solidarietà), corrompono (finiscono per opprimere, credendo di farlo anche con la benedizione di Dio).
Le beatitudini ci avvertono seriamente: stabiliamoci nella verità di Gesù e cerchiamo di non sbagliarci nel momento decisivo.
PREGHIERA SULLE OFFERTE
Questa nostra offerta, Signore,
ci purifichi e ci rinnovi,
e ottenga a chi è fedele alla tua volontà
la ricompensa eterna.
Per Cristo nostro Signore.
ANTIFONA ALLA COMUNIONE
“Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio”,
dice il Signore. (Lc 6,20)
PREGHIERA DOPO LA COMUNIONE
Signore, che ci hai nutriti al convito eucaristico,
fa’ che ricerchiamo sempre quei beni
che ci danno la vera vita.
Per Cristo nostro Signore.
MEDITAZIONE
Le beatitudini non contengono tutto il Vangelo, ma ne sono, in qualche modo, la quintessenza. In Luca, le tre beatitudini che seguono la prima: “Beati i poveri”, ne sono, in un certo senso, la spiegazione.
Gesù, come spiritualizza, per esempio, la parola “sete” quando dice: “Chi ha sete venga a me e beva” (Gv 7,37), così spiritualizza la parola “povero”: la prende nel suo contesto socio-economico e la spiritualizza. Se analizzo gli atteggiamenti abituali di un “povero”, scopro come programmare la mia povertà. Se non sono povero, non faccio parte del Regno e non posso annunciarlo.
Generalmente il povero è disprezzato e considerato come l’ultimo. Per me, essere povero significherà essere umile. Normalmente il povero è sempre disponibile. Essere povero per me significherà servizio. Il povero ha imparato a non avere ambizioni perché il lusso non fa per lui. Per me essere povero significherà, non disinteresse, ma austerità. Il povero non ha fretta, sa attendere l’elemosina. Nel regno di Dio essere povero vorrà dire pazienza. Il povero ha spesso fame e sete. Essere un povero evangelico sarà avere fame e sete di Gesù Cristo. Il povero è uno che vive in pace. Il povero non conosce l’affettazione né la complicazione. Essere povero sarà essere semplice. Essere povero secondo Gesù sarà essere dolce. Il povero chiede l’elemosina stendendo la mano. Davanti a Dio ciò significherà preghiera, davanti agli altri ricettività. Il povero sa soffrire, sopporta la pioggia e ogni specie di scomodità. Evangelicamente ciò sarà chiamato resistenza, longanimità. Il povero sa compatire gli altri. Sarà un povero cristiano colui che saprà esercitare la misericordia. Il povero deve prestarsi a qualsiasi lavoro. Essere povero in spirito avrà come caratteristica il lavoro. Il povero non lesina il suo tempo agli altri, perché non è pagato a ore. Questo sarà chiamato dono di sé. Il povero non ha un posto stabile. Il credente povero è colui che vive come un pellegrino. Il povero non è legato alle apparenze. Ciò ha una sua trascrizione evangelica: libertà per amare. Il povero non può contare sul proprio sapere o sulla propria influenza, non può contare su nulla perché non ha nulla. Essere povero secondo Dio sarà attendere tutto da Dio solo.
D. M. G. ALVAREZ ROSSORIO