Quando l’uomo si sostituisce a Dio…

Feb 6th, 2010 | Di cc | Categoria: Esteri

Più del 50% dei paesi al mondo ha abolito la pena di morte per ogni tipo di reato.Pochi la mantengono in casi eccezionali; molti sono abolizionisti de facto, cioè sono paesi che si impegnano a livello internazionale a non eseguire condanne capitali;sono considerati tali anche quei paesi  che non applicano tale pena da almeno 10 anni nonostante i loro tribunali emettano sentenze di morte.Sono solo tre gli Stati che attuano una moratoria delle esecuzioni  (Algeria,Kazakistan e Mali ), mentre sono 45 i paesi mantenitori e altri pochi lo sono in casi eccezionali.
Nel dicembre 2007 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato la moratoria contro la pena di morte nel mondo.Ciò non ha certamente il potere di cambiare le leggi dei singoli stati, ma simbolicamente indica una strada per incoraggiare la reale abolizione della pena capitale.
Non è necessario scomodare il Beccaria che, in Europa fu tra i primi a condannare, non solo da un punto di vista morale ma anche tecnico-giuridico, la pena capitale, per poter affermare che essa costituisce uno strumento repressivo ricco di contraddizioni e carenze. La nostra coscienza non può accettare uno strumento tanto cruente ed irreversibile: la pena deve essere intesa quale momento di rieducazione, piuttosto che punizione vera e propria. Uno dei problemi più dibattuti del diritto penale e di esso hanno discusso anche pensatori, giuristi e filosofi resta quello di stabilire quale sia la funzione che la pena debba svolgere. La pena ha lo scopo di reintegrare l’ordine morale offeso? Essa serve a prevenire i delitti? Funge quindi da deterrente? Ha lo scopo di emendare il reo e di rieducarlo al rispetto della legge?
Negli Stati moderni, la pena ha subito comunque una trasformazione e da mezzo di     prevenzione dei delitti e di reintegrazione dell’ordine morale offeso è divenuto un sistema tendente alla rieducazione del reo. Di qui l’esigenza di rendere più umano il trattamento nelle carceri  impegnando anche lavorativamente  i reclusi per combattere i loro senso di avvilimento e di degrado. La pena deve avere sì ,il carattere affittivo ,ma deve nel contempo mirare al recupero dell’autore del reato.Quindi è indispensabile che le forze politiche, giuridiche e quanto altro si adoperino in una radicale riforma carceraria, senza spingersi a dannosi estremismi, come la recente legge sull’indulto ma si impegnino a garantire la certezza della pena in un contesto innovativo rispettoso della nostra realtà sociale.
 
                                                                               Luca Antonio Pepe

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