Economia, promossi senza riserve
Gen 29th, 2010 | Di cc | Categoria: EsteriIl Fondo monetario internazionale ha diffuso ieri le sue previsioni per l’economia mondiale per il 2010 e 2011. E per l’Italia prevede una crescita dell’1% quest’anno e dell’1,3% per il prossimo: esattamente in linea con le stime elaborate dalla Commissione europea.
Per meglio comprendere le dimensioni di questa previsione, però, è necessario girare lo sguardo al 2009. Lo scorso anno, la ricchezza nazionale è diminuita del 5%. E se nel 2010 crescerà dell’1%, vuol dire che in dodici mesi il pil ha fatto un balzo di sei punti percentuali: ha recuperato il calo del 2009 e torna in terreno positivo quest’anno. Pochi altri paesi al mondo sono riusciti (secondo una lettura disaggregata dei dati del Fondo monetario) a registrare uno “scatto” dell’economia di questa portata. In Europa, solo la Germania ha fatto altrettanto (con una maggiore velocità di circa mezzo punto). La stessa Cina, che secondo l’Fmi crescerà quest’anno del 10%, ha avuto un’accelerazione della ripresa sugli standard italiani.
Secondo gli esperti di Washington, la ripresa globale (quindi anche italiana) è stata determinata in buona parte dalle “politiche di stimolo” avviate dai singoli governi. Ne consegue che gli Stati nazionali farebbero bene – è il consiglio del Fondo - a conservare ancora le misure di sostegno all’economia introdotte nel 2009 in quanto la ripresa – seppure in corso – non si è ancora stabilizzata.
In altre parole, l’economia mondiale sta vivendo una fase analoga a quella di un atleta infortunato al quale occorre un periodo di riabilitazione. Ed il supporto alla riabilitazione è dato – per l’economia – dalle misure di stimolo interno. Per queste ragioni – dice il capo economista dell’Fmi – “è ancora presto per attuare le exit strategies”: cioè, la graduale cancellazione delle misure di stimolo che hanno permesso l’uscita dalla crisi.
Con buona pace della Sinistra e della Cgil, il Fondo monetario promuove quindi a pieni voti la politica economica seguita dal governo. Una politica che ha assecondato famiglie ed aziende e che sta riportando le imprese italiane verso la loro caratteristica originaria. Vale a dire, una forte proiezione internazionale in grado di captare la ripresa dei consumi nelle aree più economicamente sviluppate.
Se le aziende italiane sono oggi in grado di raccogliere i primi refoli di domanda internazionale è perché il governo – nel periodo di massima tensione della crisi – ha prodotto interventi fiscali e normativi che hanno consentito maggiori investimenti innovativi; uno su tutti: la detassazione degli utili e non solo. In tal modo, le imprese hanno ammodernato gli impianti e riconvertito le strutture produttive, così da essere oggi pronte a competere sui mercati. Ed il dato della “rapidità” è proprio in quel salto del 6% del Pil in dodici mesi, fotografato dall’Fmi.
* ilmattinale