I leader della sinistra in Occidente escono sconfitti dalla prova elettorale e continuano a calare nei sondaggi, a vantaggio degli avversari conservatori o liberali. Anche i leader moderati subiscono un calo di consenso, perfino Angela Merkel. Unica eccezione, Silvio Berlusconi, che nelle rilevazioni pubblicate dalla stessa Repubblica conserva il record di consensi fatto registrare all’indomani dell’aggressione a Milano. · La domanda è duplice: perché la sinistra non affascina più l’elettorato? E perché Berlusconi è l’unico capo di governo che continua a piacere ai suoi concittadini? La risposta è una sola, e si ricava da una semplice analisi delle ragioni della popolarità e impopolarità. Gli elettori hanno oggi un rapporto diretto con i leader, molto più personale - e non mediato dai partiti politici - rispetto al passato. Di conseguenza, è anche immediato il giudizio sull’operato del leader. Se “fa”, viene promosso. Se “non fa”, viene castigato. In americano c’è un termine perfetto per rendere l’idea. Il leader popolare è quello che “delivers”, ossia che mantiene le promesse, che raggiunge il risultato, che ottiene quello che vuole. I suoi concittadini ed elettori capiscono benissimo il linguaggio dei fatti. Per dirla con James Lindsay, ex assistente di Clinton e oggi importante analista americano, anche per un leader carismatico come Obama “viene il momento di trasformare le parole in atti”. E allora, partiamo proprio dal Presidente approdato alla Casa Bianca sull’onda di un entusiasmo pari soltanto a quello che condusse a Washington John Kennedy. Ma Obama soffre oggi di un calo di popolarità inversamente proporzionale quella avuta in campagna elettorale, e la sola ragione è la delusione per le promesse non mantenute o, peggio, per gli obiettivi annunciati e mancati. Certo, nel 2009 hanno pesato la battaglia sulla riforma sanitaria, la crisi nucleare con l’Iran e la Corea del Nord, le guerre difficoltose in Iraq e Afghanistan… Drammatica per Obama è stata, più recentemente, la sconfitta della candidata democratica nel seggio senatoriale del Massachusetts lasciato vacante alla morte di Ted Kennedy: non solo da 46 anni era appannaggio dei democratici, ma con la vittoria repubblicana toglie al Presidente la possibilità di far passare così com’è, senza compromessi, la principale delle sue riforme annunciate, quella sanitaria. La sconfitta è contemporanea alle polemiche che infuriano sul coordinamento americano degli aiuti a Haiti e segue di poco l’onta dell’impreparazione del sistema della sicurezza nazionale sul fronte del terrorismo interno. In Gran Bretagna, secondo un sondaggio di pochi giorni fa pubblicato dal Sun, il premier laburista Gordon Brown ha addirittura toccato il livello minimo del 30 per cento delle intenzioni di voto, indietro di 12 punti rispetto ai conservatori, ma altri sondaggi ancora lo quotano al 23 per cento. È fortissima la probabilità che i laburisti si piazzino nelle prossime elezioni alle spalle degli stessi liberali. In questo caso, due sono le ragioni che giocano a sfavore di Brown: la mancanza di carisma personale e i dubbi dell’elettorato sull’efficienza della risposta alla crisi economica.
In Spagna, il leader-icona della sinistra europea, Zapatero, ha anche lui toccato il record negativo del 33 per cento dei consensi secondo un sondaggio di appena quattro giorni fa. Così basso era soltanto il favore popolare per il presidente argentino Cristina Kirchner, che infatti ha perso le elezioni cedendo la guida del governo al leader conservatore Pinera. Anche Sarkozy e la Merkel fanno registrare un calo di consensi, ma mai così marcato come i loro “colleghi” della sinistra, e mai tale da mettere in serio pericolo la stabilità politica del Paese. Fra l’altro, la Merkel è stata confermata nel secondo mandato, ottenendo anche il risultato di estromettere dal governo i socialdemocratici con i quali era giocoforza coalizzata nella scorsa legislatura. Berlusconi, a ben vedere, è l’unico leader che vede accrescere la sua popolarità, in virtù del carisma personale e del suo “fare” come primo ministro.
* il mattinale