Addobbi natalizi: quando toglierli
Gen 6th, 2024 | Di cciotola | Categoria: Spazio ai RagazziLe decorazioni natalizie, non andrebbero mai smontate prima del dodicesimo giorno dal Natale.Pochi lo sanno, ma risale al 18’ secolo la tradizione, tuttora molti sentita in molte località del Sud talia, di spegnere le lucine alle finestre e togliere da casa le erbe magiche rituali, alla vigilia della Candelora, cioè il 2 febbraio, in cui si celebra la presentazione di Gesù al Tempio, perciò 40 giorni dopo il parto di Maria, 33 giorni dopo la circoncisione di Gesù. Questi calcolo riallaccia alle narrazioni cristiane quelle ctone e celtiche.
Va detto che si sono aggiunte le indicazioni tratte dal racconto cristiano del viaggio dei Re Magi e quello dell’Epifania, alle antichissime credenze dei primi popoli europei e, in una sovrapposizione che ritroviamo in molte altre circostanze, creando un misto di sacro e profano del quale è piena soprattutto la tradizione del Meridione del Belpaese Sud Italia ed anche nel Nord e in Europa, soprattutto settentrionale.
Proprio secondo queste note, va considerato il viaggio dei Re Magi, e specificamente che essi giunsero a Betlemme dodici giorni dopo la nascita di Gesù. Per questo motivo, spegnere le lucine prima, vorrebbe dire far smarrire loro irrimediabilmente la via maestra che deve condurli ogni volta a Gesù.
Ma andiamo molto più indietro nel tempo e arriviamo all’epoca dei Celti, quando gli uomini collegavano usanze e gesti al Solstizio d’Inverno, come l’abitudine propiziatoria di portare in casa vischio e/o agrifoglio e di tenere accese delle luci alle finestre.
Si pensava che, quale giorno in assoluto più corto dell’anno, il solstizio d’inverno fosse un simbolo di morte e di rinascita, assoluto del Tempo.
Per i druidi celtici, il vischio era per eccellenza la pianta magica e l’agrifoglio rappresentava e donava forza e vitalità. Di conseguenza, secondo gli antichi, in queste piante gli spiriti. trovavano la loro dimora ideale e, quindi preferita. Essi, in occasione del solstizio, attraversavano la soglia del Mondo dell’Aldilà ed era indispensabile garantire loro calore e protezione dal freddo. Ogni uomo, ogni famiglia era tenuti a farlo.
Dunque, tenere accesa una luce alla finestra nella buia notte dell’inverno li invitava a usufruire dell’invitante tepore della casa, e ad entrandovi, e questo ne assicurava la benevolenza per la buona accoglienza ricevuta.
Va però precisato che, il ciclo delle stagioni doveva necessariamente avere il suo corso, ed a tale fine gli spiriti potere tornare nel loro mondo. Era compito umano far sì che essi ripartissero e le luci dovevano perciò essere spente e il vischio e l’agrifoglio andavano collocati fuori dalla porta per favorirne l’uscita dalle dimore.
Infatti, se fossero rimasti in casa, gli spiriti non avrebbero più potuto attraversare la finestra tra i due mondi, con conseguenze disastrose per la specie umana: i raccolti ne avrebbero risentito, provocando la carestia, e gli abitanti della casa avrebbero patito la fame.
Tutto questo ci riporta indietro di millenni, all’epoca in cui si credeva che ogni luogo fosse abitato da spiriti, e si attribuiva ad ogni azione un senso magico o, comunque un’attinenza fatata.
Allora, le stagioni così erano puntualmente scandite da riti di passaggio, come le età dell’uomo. I propiziatori, venivano adottati per cercare di condizionare la volontà dell’Universo secondo i reconditi desideri umani che erano fondamentalmente semplici e legati alla sopravvivenza: salute e prosperità.