Festa per i 70 anni di sacerdozio e 95 anni di vita di Don Raffaele Castiglione. Gli ultimi non sono da emarginare ma sono al centro del progetto di Dio Intervista al discepolo di San Giustino

Dic 8th, 2023 | Di cciotola | Categoria: Religione

di Armando De Martino

Novantadue anni, pianurese, gli occhi si accendono di luce quando ricorda Pianura, la sua Pianura, che scendeva dalle “case nuove” fino alla Chiesa di San Giorgio e poi risaliva tra i fumi dei camini per cortili e vociare sincero. Don Raffaele Castiglione, tre volte Padre Generale dei Vocazionisti è la

testimonianza vivente della pastorale giustiniana, lui che ne era segretario e discepolo. «Una volta arrivò a Pianura una signora da fuori, spaesata. Si fermò in piazza a chiedere un’informazione ad un sacerdote. - Padre scusatemi dove posso trovare il Santo di Pianura, mi hanno detto che qui c’è un santo - Sentito questo il sacerdote l’accompagnò in chiesa e le mostrò il quadro di San Giorgio. Ecco il santo, il sacerdote era Don Giustino». L’umiltà traspira dalle sue parole accese quando ricorda le passeggiata all’alba. «Lui si svegliava sempre alle quattro del mattino. Dormiva o non dormiva, alle quattro era sveglio. Camminava. Gli piaceva via San Donato perché ai lati vi erano degli arbusti detti “fetienti”. Lui li guardava e me li indicava. In fondo anche quegli alberi fioriscono a primavera. Amava passeggiare e recarsi su per la strada dei Camaldoli (via Marano Pianura) forse perché da lì poteva ammirare tutta Pianura». Don Giustino è presente nelle sue parole, nei suoi gesti, la sua opera è tangibile e forte. Non prova a catechizzare padre Castiglione ma narra e racconta con tono dolce e malinconico. «Il catechismo è alla base dell’opera vocazionista. Gesù è in mezzo a noi e noi dobbiamo ospitarlo. I bambini amavano don Giustino e non c’era famiglia a

Pianura che non lo avesse ospite. Gesù, Maria e Giuseppe, sono l’esempio di unione sia familiare che sociale». La libertà della preghiera e la volontà di portarla al centro della società attraverso lo

spazio aggregativo, seguendo l’esempio di San Giovanni Bosco. «Lui ci raccontava sempre di questo grande uomo, dell’oratorio e del suo insegnamento agli ultimi. Don Bosco ha segnato la via e don Giustino si è ispirato anche alla sua opera». Gli ultimi non sono da emarginare ma da riportare al centro del progetto di Dio. Di questi tempi, bui e tristi per l’umanità, il credo Giustiniano si mostra nella Provvidenza. «Oggi ci direbbe di pregare non perché sia stato Dio a mandarci una

punizione ma affinché noi possiamo arrivare a mostrare la nostra sofferenza. La Provvidenza e la Madonna sono le braccia da cercare». L’assonanza con la guerra questa pandemia ce la detta ed è proprio del periodo bellico il ricordo più forte che ci racconto padre Raffaele, zio Papele come affettuosamente lo chiamano i pianuresi. «Lui era cardiopatico per  cui il dottor De Simone, che tanto bene ha fatto al quartiere, gli consigliò di andare lontano, in Cilento, poiché il suono delle sirene,  i ricoveri e la paura, non poteva sopportare. Io mi ritrovavo a fare da messaggero e

dunque a portargli foto di soldati spariti che mi affidavano le mamme. Lui veniva da me e mi dava ragguagli. - Dici alla mamma che torna presto - si sparse la voce di queste rassicurazioni tanto che se ne interessò la Santa Sede. Io non lo so, vedo le persone, mi arrivano immagini. Che male c’è a tranquillizzare una mamma in pena?  Si giustificava don Giustino. Infatti non vi era motivo, e la Santa Sede ne fu entusiasta». Durante il suo racconto, gli vengono in mente i personaggi storici

pianuresi, Castrese Baiano, Diodato Lanzaro, la fontana di via Napoli ma anche la Cappella costruita in onore di don Giustino da Nicola Baiano. «Persona generosa che ha fatto tanto per le vocazioni. Uomo che ha saputo essere vicino alla missione vocazionista e alla sua opera».

Don Giustino a Pianura aveva una devozione in vita enorme: «Tutti davanti a lui si dimenticavano persino di essere comunisti!» Ride don Castiglione guardando fuori dalla finestra verso il mare. «Da Pianura fino a toccare cinque continenti, un’opera mondiale. Lui lo sapeva, era un progetto divino, lui sapeva guardare avanti. Se ora i Vocazionisti sono in tutto il mondo non c’è da meravigliarsi. Io Pianura la porto nel cuore - conclude don Raffaele - saluto tutti i pianuresi, li abbraccio forte perché loro hanno a cuore l’opera giustiniana così come lui aveva a cuore ogni abitante di Pianura». Padre Castiglione mi saluta con il gomito e vuole offrirmi un caffè, con un

sorriso che ha dentro la gioia di aver vissuto accanto ad un Santo e l’entusiasmo di chi ne ha portato avanti la parola.

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