Sudan: Save the Children, nel Paese la violenza sessuale dilaga con casi di bambine e bambini di appena 12 anni stuprati e aggrediti Ad oggi, sono stati verificati 88 casi di stupro a seguito del conflitto, ma, questa cifra rappresenta probabilmente soltanto il 2% dei casi totali, che sarebbero invece almeno 4.400 in sole 11 settimane.
Lug 10th, 2023 | Di cciotola | Categoria: Cronaca NazionaleSave the Children, chiede alle parti in conflitto di concordare un’immediata cessazione delle ostilità in Sudan e trovare una soluzione pacifica al conflitto. Ogni minore, indipendentemente da dove abiti, merita di vivere una vita sicura, felice e sana, libera dalla violenza. È fondamentale per la sopravvivenza dei bambini e delle famiglie che cessino i combattimenti, e che sia garantita la protezione dei bambini dalla violenza e da altre violazioni dei loro diritti.
Un numero allarmante di ragazze adolescenti viene aggredito sessualmente e stuprato da combattenti armati in Sudan, dove molte delle sopravvissute hanno tra i 12 e i 17 anni. È il tragico allarme che diffonde oggi Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro.
A seguito dell’escalation del conflitto nel Paese, bambine e bambini sono vittime di violenza sessuale e di genere. Episodi di stupro, violenza e sfruttamento sessuale sono stati segnalati da donne e ragazze fuggite dal conflitto a Khartoum e da altre aree del Sudan.
Sebbene la violenza sessuale si stia diffondendo velocemente, sono stati verificati solo 88 casi di stupro a seguito del conflitto, con almeno 42 presunti casi nella capitale, Khartoum, e 46 nella regione del Darfur. Tuttavia, secondo l’Unità sudanese per la lotta alla violenza contro le donne[1], questa cifra rappresenta probabilmente soltanto il 2% dei casi totali, il che significa che, secondo questa stima, ci sarebbero stati circa 4.400 casi di violenza sessuale in sole 11 settimane.
Secondo l’UNHCR, alcune sopravvissute stanno arrivando nei paesi vicini incinte a seguito di uno stupro. Ci sono state anche segnalazioni di ragazze rapite e trattenute per giorni mentre venivano aggredite sessualmente e stupri di gruppo di ragazze e donne.
Gli operatori di Save the Children riferiscono inoltre di alcuni bambini che vengono presi di mira specificamente per la loro etnia, oltre che per il loro genere. L’Organizzazione è anche particolarmente preoccupata per i bambini che viaggiano da soli, e sono quindi esposti ad un rischio molto più alto di violenza, abuso e sfruttamento.
Anche prima che scoppiassero i combattimenti, il 15 aprile scorso, più di 3 milioni di donne e ragazze in Sudan erano a rischio di violenza di genere. Da allora questo numero è salito a circa 4,2 milioni di potenziali vittime di violenza. La violenza sessuale è spesso usata come arma di guerra contro i bambini per terrorizzarli, diffondere paura e intimidazione, per vantaggi politici e militari, per esercitare una sorta di pulizia etnica o umiliare un gruppo etnico in particolare, oppure semplicemente per punire i civili per il sospetto sostegno a forze opposte.
Il trauma che infligge una violenza sessuale può avere effetti fisici, psicologici, sociali ed economici di lunga durata. La brutalità dell’atto fisico stesso può essere particolarmente dannosa per bambine e bambini i cui corpi non sono completamente sviluppati. Le ragazze potrebbero subire prolassi uterini, fistole e altre lesioni al loro sistema riproduttivo e affrontare complicazioni o morte a causa di gravidanze precoci e aborti non sicuri. Sia le ragazze che i ragazzi rischiano danni urinari e anali e l’esposizione a malattie a trasmissione sessuale che, se non trattate, possono causare danni a lungo termine o decessi.
“Nelle nostre sei cliniche sanitarie mobili che forniscono servizi di assistenza sanitaria di base per le popolazioni sfollate, incontriamo, purtroppo, frequenti casi di donne vittime di violenza sessuale e stiamo facendo del nostro meglio per sostenerle” ha dichiarato Sara Abdelrazig, responsabile dell’intervento di Save the Children nel Nord Kordofan.
“L’unità di emergenza dell’ospedale principale della zona è stata colpita durante un attacco aereo e ora non abbiamo nessun ospedale che sia in grado di ricevere i casi medici gravi che abbiamo individuato per effettuare ulteriori indagini. Spesso gli specialisti per i casi traumatici non sono disponibili e, naturalmente, la mancanza di elettricità sta compromettendo il lavoro nei laboratori e talvolta anche nelle cliniche sanitarie mobili” ha proseguito Sara Abdelrazig.
Save the Children gestisce cliniche sanitarie mobili nei campi per sfollati, dove sono stati identificati i sopravvissuti alle violenze. Nei casi di bambini con gravi segni di trauma, L’Organizzazione fornisce assistenza psicologica specializzata, e supporta inoltre le vittime di violenza sessuale attraverso il sostegno psicosociale e di salute mentale, i ricoveri ospedalieri e specialistici, e ospita attività di sensibilizzazione sui diritti e gli abusi sui bambini.
Più di 3.000 persone sono morte e 6.000 sono rimaste ferite dal 15 aprile, inizio dell’escalation delle violenze nel Sudan. Di questi, almeno 330 bambini sono stati uccisi e 1900 feriti, secondo il Ministero della Salute del Paese. Tuttavia, operatori umanitari e testimoni affermano che molte vittime non sono state registrate. Inoltre, un numero crescente di minori è a rischio di reclutamento e associazione con gruppi armati.
“In Sudan, la violenza sessuale continua ad essere utilizzata come strumento per terrorizzare donne e bambini. Sappiamo che i numeri ufficiali sono solo la punta dell’iceberg. Bambine e bambini di appena 12 anni vengono presi di mira per il loro genere, per la loro etnia, per la loro vulnerabilità” ha affermato Arif Noor, Direttore di Save the Children in Sudan.
“Le madri hanno raccontato agli operatori di Save the Children nei campi profughi che, uno dei motivi per cui fuggono dalle loro case, è la preoccupazione per la loro sicurezza personale e quella delle loro ragazze. Abbiamo anche ascoltato storie di genitori che stanno prendendo la dolorosa decisione di far sposare le proprie figlie in giovanissima età, nel tentativo di “proteggerle” da ulteriori rischi di violenza sessuale, aggressione o sfruttamento. Questa è una situazione orribile e una prospettiva terrificante per le ragazze” ha proseguito Arif Noor.
“Save the Children, chiede alle parti in conflitto di concordare un’immediata cessazione delle ostilità in Sudan e trovare una soluzione pacifica al conflitto. Ogni minore, indipendentemente da dove abiti, merita di vivere una vita sicura, felice e sana, libera dalla violenza. È fondamentale per la sopravvivenza dei bambini e delle famiglie che questi combattimenti abbiano fine. È l’unico modo per proteggere i bambini dalla violenza e da altre gravi violazioni dei loro diritti” ha concluso Arif Noor.
Lo scoppio dei combattimenti è coinciso in Sudan con la peggiore crisi umanitaria di sempre causata da conflitti, disastri naturali, epidemie e degrado economico che ha spinto 15,8 milioni di persone nella condizione di bisogno di un’assistenza umanitaria.
Save the Children è presente in Sudan dal 1983 per fornire aiuti umanitari alle persone colpite dalla siccità nel Sudan occidentale. Da allora, l’Organizzazione sostiene bambini e famiglie colpiti da conflitti, sfollamenti, povertà estrema, fame e mancanza di servizi di base. Molti dei bambini e delle famiglie che sosteniamo e proteggiamo, sono tra i più vulnerabili e difficili da raggiungere.