“Amal”, le storie negate di due popoli
Nov 5th, 2022 | Di cciotola | Categoria: Spettacoli e Cultura“Amal”, il romanzo storico pubblicato quest’anno da Albatros Il Filo,
è l’opera prima di Davide Inda, arabista e meridionalista. Questo
libro mi ha letteralmente stregato. Durante le ore in cui non
leggevo, la mia testa era costantemente proiettata ai personaggi del
romanzo, ai loro conflitti interiori ed alle sofferenze patite
ingiustamente dalla protagonista. Dovevo assolutamente sapere come
sarebbe andata a finire e quando ho terminato la lettura devo
ammettere che è cambiato non solo il mio modo di vedere la storia, ma
anche il mio giudizio su come essa viene tramandata. Non immedesimarsi
nelle emozioni di Amal è impossibile, per questo dico che se l’autore
intendeva provocare una reazione emotiva nel lettore, ci è riuscito
perfettamente.
Ma è un’emozione che fa male all’anima, crea irrequietezza, voglia di
giustizia, rabbia. Il romanzo parla della storia d’amore tra un
fotografo napoletano, Giuanin ed un’insegnante palestinese, Amal,
molto più avanti con gli anni, entrambi emigrati in Piemonte. Con la
struttura narrativa a catena di un racconto nel racconto, propria de
“Lu cunto de li cunti” e de “Le mille e una notte”, l’autore
ripercorre la storia tormentata dei popoli dei due ragazzi, quello
duesiciliano e quello palestinese, raccontata in chiave revisionista.
La protagonista è stata vittima di violenza sessuale, pertanto
rappresenta perfettamente l’allegoria dei due popoli. Come spesso
accade, il rapporto tra vittima e carnefice si inverte: la vittima si
sente addosso il disonore e la responsabilità della colpa, mentre il
suo stupratore vive tranquillamente camminando a testa alta. Ciò che
rende molto originale il romanzo sono lo stile e le tecniche narrative
utilizzate. Infatti Davide Inda per descrivere la società frammentata
dei popoli in questione fa ricorso ad una narrativa frammentata. In
Amal si assiste così alla dissoluzione della cornice spazio-temporale,
la narrazione infatti non segue sempre l’ordine cronologico degli
eventi e ciò si manifesta con il frequente ricorso a flash-back e
flash-forward.
La frammentazione dà un senso di ambiguità che si traduce sul foglio
nella giustapposizione di stili letterari diversi e in passaggi, anche
bruschi e repentini, dal passato al presente, dalla prima persona
narrante alla terza. Quest’ultimo aspetto penso sia davvero geniale
perché fa sì che il romanzo non sia visto dal di fuori, bensì da una
corsia laterale o interna. Ho trovato inoltre molto affascinante il
registro linguistico utilizzato: la lettura è sì scorrevole, ma allo
stesso tempo si passa con disinvoltura da un tipo di lingua comune e a
volte gergale ad un italiano più forbito e a tratti aulico e
all’interno della narrazione in prosa si fa spesso ricorso ad
allitterazioni, assonanze, metafore e similitudini ed in alcuni casi
vengono inseriti veri e propri versi poetici.
Credo che non sia affatto facile accostare le storie negate di due
popoli così distanti: il popolo del Mezzogiorno d’Italia e quello
palestinese, eppure l’autore ci è riuscito perfettamente perché ha
individuato l’anello di congiunzione che accomuna le due tragedie:
l’orgoglio ed il riscatto. Amal ha secondo me il grandissimo merito di
dare voce ai vinti della storia ed a coloro che nella vita quotidiana
sono marginalizzati dal centro dell’attenzione politica e non
esercitano alcun potere. Per questo motivo il romanzo è indirizzato
soprattutto a tutti coloro che desiderano ascoltare una versione
differente della storia del Risorgimento e della questione
israelo-palestinese, in pratica una storia molto distante da quella
propinata dalla storiografia ufficiale e dai mass media occidentali.
Inoltre trovo che il libro sia di assoluta attualità, affrontando temi
come la violenza sulle donne, l’importanza della memoria, la questione
meridionale e quella palestinese.
Ritengo infine che quest’opera sia un classico esempio di letteratura
impegnata, capace cioè di promuovere attraverso la riflessione un
cambiamento culturale. Ascoltando la radio o guardando un TG chiudo
gli occhi e mi tornano alla mente Amal e Giuanin, con i loro dissidi
interiori, i loro dolori e le loro rivincite.
Giulia Avallone