NEL CIELO DI DIO TRINITÀ… UNA STELLA VIVENTE TUTTA “VOCAZIONE”: GIUSTINO M. RUSSOLILLO
Mag 7th, 2022 | Di cciotola | Categoria: Religionedi Giuseppe Sannino sdv
Traboccante di gioia, la Società Divine Vocazioni, nel ramo maschile, ramo femminile, apostole, sfere, gruppi e associazioni, come un’unica grande famiglia, eleva il suo grazie adorante a Dio Trinità, per la canonizzazione del suo Fondatore Giustino M. Russolillo. Un evento di grazia che,
iscrivendolo nell’albo dei Santi, lo propone alla Chiesa universale quale autentico modello di santità. Uno stimolo forte, mirato a rinvigorire la fedeltà al suo carisma fondazionale, tutto proteso ad annunciare il Vangelo della vocazione. Una sfida, aperta a rilanciare, in tempi di emergenza educativa, la parola “vocazione” come necessaria peculiarità della persona umana. Avvicinare, perciò, la figura di Giustino Russolillo nella sua poliedrica figura, è subire il fascino di una presenza amica che ti marca dentro e ti consegna l’arte della vera riuscita:“la vita è essenzialmente vocazione”.
UN REFERENTE DI ANTROPOLOGIA VOCAZIONALE.
La vicenda umano-spirituale di Giustino Russolillo ha inizio in quel Meridione d’Italia di fine Ottocento, dove il terreno partenopeo, date le emergenti povertà, reclama impegno di evangelizzazione e di promozione umana. Provvidenziale che il 18 gennaio 1891, proprio da quell’angolo sperduto dei Campi Flegrei chiamato Pianura, parte questa scintilla di fuoco vulcanico, destinata a rilanciare la parola “vocazione” nel suo originario significato.
L’intuizione centrale del suo pensiero, infatti, ruota attorno a questa dinamica: la vita è essenzialmente vocazione. L’uomo è per natura un essere vocazionale, in quanto il suo “essere-persona” è sempre in relazione ad un “Tu” trascendente che lo motiva e lo fonda in radice. Pertanto dire “vocazione”, per Giustino Russolillo, è andare alla radice di una chiamata “evocativa” che è atto d’amore creativo e personale; è generazione di un amore gratuito ed eterno; è dinamismo relazionale che caratterizza l’uomo come “essere” voluto, pensato, amato e chiamato 2 dall’”Altro”. Partendo da questa fondamentale premessa antropologico-filosofica, e con lo sguardo aperto all’orizzonte biblico, Giustino Russolillo coglie come questo rapporto dialogico “io-Tu” si radica teologicamente in quella dinamica relazionale “uomo-Dio” e “Dio-uomo”. Muovendosi, perciò, nell’alveo di una spiritualità mistica a lui congeniale, arriva a tratteggiare una vera antropologia vocazionale dal titolo “Faciamus hominem” in chiaro riferimento alle parole dell’atto creativo di Dio “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza” (Gen 1, 27), intraleggendo in esse sia la dimensione trascendente di Dio, Amore creante, sia la dimensione vocazionale dell’uomo amato e creato. Partendo da questo dato biblico, Giustino Russolillo coglie carismaticamente il nesso forte che esiste tra l’“amare” e il “chiamare”, in quanto ogni volta che Dio ama, Egli decisamente chiama. Ed è proprio in questo contesto vocazionale che egli, contemplando il valore e la dignità dell’uomo in quanto “immagine e somiglianza misteriosa del mistero di Dio”, arriva a definirlo genialmente “ritratto vivente e personale di Dio”. Definizione di grande respiro! Umanesimo da vertigini! Antropologia che da senso e respiro alla vita! L’uomo, dunque allo sguardo mistico di Giustino Russolillo, non è scaraventato in quel “nulla” pessimisticamente rimarcato dal nichilismo di moda, ma è un essere che, ritrovandosi davanti all’”Assoluto Tutto” che è Dio, si riscopre misteriosamente “piccolo-tutto”, in quanto è partecipe della vita di Dio senza essere Dio. Per lui, dunque, Dio e l’uomo sono due soggetti integranti: Dio Amore che si comunica in “eterno dare” e l’uomo che si dispone in un “sempiterno ricevere per poi dare”. Così travolto dalla corrente calda di quell’Amore divino che lo fonda, lo motiva e lo soddisfa ontologicamente, l’uomo può gridare estasiato:”Eccomi… ora riposerò tranquillo, adagiato nel mistero del tuo amore…”. La dinamica della “immagine e somiglianza” con Dio, nel pensiero di Giustino Russolillo, non riguarda solo l’”esistere” vocazionale dell’uomo come atto evocativo, ma riguarda anche il suo “divenire” vocazionale in una corrispondenza di amore in piena libertà. Un divenire che, come sviluppo teologicamente consequenziale dell’“esistere” si declina, a sua volta, in quelle successive vocazioni che gli permettono di abitare cristianamente la storia, il tempo, lo spazio, anche in dimensione di eternità. Anche qui, incentrando il suo pensiero teologico sul divenire dell’uomo, Giustino Russolillo lo interpreta così: ”Eccomi… poiché mi hai chiamato dal nulla alla vita, tra i viventi alla fede, tra i cristiani a uno stato progressivo di santità sempre maggiore…”. Un divenire, dunque, che alla domanda esistenziale “Chi sono io?” o “Per chi sono io?” permette all’uomo, quale essere pensato, amato e chiamato da Dio Trinità di rispondere:” Io esisto solamente per essere una relazione d’amore con la Trinità, e questa relazione nessun altro lo è, e nessun altro lo può essere; sono unico, sono solo in questo mio genere”. Un divenire vocazionale che, nel suo pensiero mistico si sviluppa sinteticamente: come “attrazione divina ascensionale” per gradi progressivi di grazia; come “elevazione in santificazione” nel compimento perfetto della gloria, amore e volontà di Dio; come “relazione di un amore nuziale soprannaturale” che permette alla creatura umana di gridare nell’esigenza dell’amore: “Trinità voglio essere la sposa del tuo amore”. È questo il vertice più liberante e più esaltante dell’uomo! È questo il termine di tutte le aspirazioni naturali e soprannaturali dell’uomo! È questa la sinfonia più dolce per la mente e per il cuore dell’uomo! Un’antropologia di questo spessore è la risposta più entusiasmante davanti al finito dell’uomo.
UNO MODELLO DI SERVIZIO PER LE VOCAZIONI SACERDOTALI E RELIGIOSE
Partendo dalla dinamica della vita come “vocazione”, e dalla stessa vocazione declinata nelle successive chiamate alla vita, alla fede, alla santità, Giustino Russolillo intuisce genialmente come queste vocazioni fondamentali-battesimali necessitano, per il raggiungimento del loro fine, di quelle vocazioni particolari che, nella vita e nella missione della Chiesa, esercitano un ruolo ministeriale. Aperto a leggere la reciprocità di servizio esistente tra loro, in quanto le prime fondano le seconde, e le seconde servono per le prime, impernia così il suo carisma fondazionale: “Ora al servizio della santificazione delle anime per la loro unione con la SS. Trinità, sta interamente e lavora nella Chiesa la minima Società delle divine vocazioni”. Un lavoro specifico determinato così:”L’opera che a me pare comprendere tutte le altre opere è il suscitare, cercare, coltivare le vocazioni al sacerdozio e allo stato religioso”. Un’opera da lui considerata come “preziosa eredità”, toccatagli in sorte nel cuore della Chiesa. Si tratta di un servizio vocazionale specifico, che ha come corsia preferenziale proprio le classi umili del popolo. Le vocazioni sacerdotali e religiose, infatti, furono il suo tormento d’amore, fino a spendere per esse tutte le energie fisiche, intellettuali e spirituali. Rimasero sempre l’assillo dei suoi pensieri paterni e della sua tenerezza materna, pur di aiutarle, formarle, accompagnarle e, in alcuni casi, anche recuperarle, sempre con prudenza e carità eroica. Di certo, questa passione d’amore per le vocazioni sacerdotali “non bene coltivate, perdute, tradite”, data la mentalità del tempo, non risparmiò nè lui, nè la sua nascente fondazione, da lunghe e penose prove. Eppure davanti a questa “croce di fuoco”, in atto di fedeltà al carisma ricevuto, Giustino Russolillo esclama solo:”Che io sia per tutti, ma specialmente per le divine vocazioni, come Te Gesù Ostia, sacrificio e sacramento, e la mia povera
umanità sia solo velo insignificante, attraverso il quale Tu o Signore stai con esse, tratti con esse, le cresci nel tuo cuore, le alimenti con la tua luce e le formi con le tue opere e missioni”. Da queste espressioni oranti, emerge chiaramente il metodo pedagogico della sua azione educativo-formativa: una ministerialità di fatto che, nel rapporto intimo e personale con Cristo Sacerdote, ne assimila la pedagogia, la vive in dimensione personale e la traduce in arte di accompagnamento, con spessore di grande umanità e sapienziale spiritualità. È con questo stile che Giustino Russolillo si rivela educatore vero, maestro sapiente e mistagogo esperto, capace di addentrare il chiamato nel mistero di quell’Amore che lo ha guardato, amato e sedotto. La postazione giusta per cogliere la genialità del suo carisma fondazionale è, da lui stesso, offerta in un piccolo opuscolo dal titolo: “Logica delle tre opere”; qui, infatti, con logica sequenziale, passa a ridisegnare il volto tridimensionale del suo progetto carismatico: tendere all’Opera dell’Unione Divina in relazione sponsale; lavorare con l’Opera della santificazione universale in chiave ascensionale; privilegiare l’Opera delle vocazioni sacerdotali in dimensione di servizio. Tre Opere che, raccordate da una sapiente logica, vanno dal fine ai mezzi o dai mezzi al fine, escludendo ogni aspetto parziale. Del resto “il sacerdote effettivamente deve portare con la sua azione il popolo a Dio e Dio al popolo”in dimensione di santificazione personale per la santificazione universale. Un programma questo sempre urgente e attuale e che costituisce il futuro stesso della Chiesa. Un carisma di Fuoco! Intuizione davvero geniale quella di Giustino Russolillo perché essa: come passione d’amore per le vocazioni; come scintilla di universale santificazione e come incendio di unione nuziale con Dio Trinità, rappresenta la più grande risorsa, offerta alla storia dell’uomo e del mondo.
UN DONO DELLO SPIRITO ALL’OGGI DELLA STORIA
Davvero provvidenziale la scelta di canonizzare la figura di Giustino Russolillo nel contesto del nostro tempo, dato il fenomeno fallimentare di quella a-progettualità che segna il volto dell’uomo come “volto senza vocazione”. La parola “vocazione -ha detto papa Francesco- non è scaduta”. Non a caso la XVª Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi l’ha ripresa, facendone riemergere la validità e l’urgenza difronte al limite del nostro tempo; un tempo, peraltro, tutto proteso a lasciare evaporare qualsiasi orizzonte di scelta definitiva. Serve, perciò, dare dinamicità all’idea di vocazione. Urge una conversione che apra la mente all’orizzonte di Dio che, chiamando l’uomo, gli permette di riconoscersi come “preziosa tessera” dell’enorme mosaico della storia e ella geografia della salvezza. Una tessera unica con una missione che ognuno può compiere in destinazione d’amore con Dio e con gli altri. E qui la figura di Giustino Russolillo si presenta come limpido testimone e, per ciò stesso, maestro sapiente di quella pastorale vocazionale che, armonizzando la dinamica dell’uomo-mistero con il mistero di Dio, determina la dimensione vocazionale come tratto peculiare della persona umana, a tutti i livelli e in tutte le direzioni. Al nostro tempo, perciò, non serve costruire progetti sul terrapieno, serve piuttosto scavare il “vuoto” sottostante, per riempirlo di quella autentica cultura antropologica chiamata “vocazione”. Non è un caso che lo stesso Papa Francesco, in linea di continuità con il pensiero profetico di Giustino Russolillo, ha rilanciato questo indirizzo:” Dobbiamo pensare che ogni pastorale è vocazionale, ogni formazione è vocazionale, ogni spiritualità è vocazionale”. Un indirizzo che ci fa cogliere in Giustino Russolillo un profetico maestro che lo Spirito regala anche al nostro tempo, ai fini di quello auspicato Umanesimo dove l’uomo, per quella gravitazione ascensionale che lo caratterizza in dignità, libertà e potenzialità, si ritrova uomo, più uomo, più che uomo. Salga adorante il nostro grazie a Dio Trinità per averci fatto dono della preziosa compagnia di San Giustino Russolillo, Padre, Maestro e Intercessore di quella dimensione vocazionale che nasconde in sé il futuro più promettente per l’uomo, per la Chiesa e per l’umanità.