La notte oscura dei Golden Globe

Gen 18th, 2022 | Di cciotola | Categoria: Spettacoli e Cultura

Nella serata di domenica 9 gennaio (la notte tra domenica 9 e lunedì 10 in Italia) si è tenuta la annuale consegna dei Golden Globe, premi per il cinema e la televisione assegnati dalla Hollywood Foreign Press Association, organizzazione di giornalisti che rappresenta la stampa estera cinematografica negli USA in una pluralità di media.

A causa della situazione pandemica e delle conseguenti restrizioni, non si è svolta la consueta cerimonia al Beverly Hilton Hotel di Beverly Hills, Los Angeles, ma una semplice conferenza stampa a porte chiuse durante la quale sono stati annunciati i nomi dei vincitori. Nessun red carpet,nessuna intervista pre e post premiazioni, nessuna suspense nell’attesa che venisse pronunciato il nome dei vincitori sul palco. E ovviamente nessun presentatore della serata. I premi saranno

eccezionalmente consegnati per posta ai destinatari.

Nella categoria “miglior film drammatico” a vincere è stato “Il Potere del Cane” di Jane Campion, autrice neozelandese, la quale si è aggiudicata anche il riconoscimento per la migliore regia, riuscendo ad avere la meglio sul favorito della vigilia Kenneth Branagh con il suo “Belfast”. Miglior film commedia o musicale “West Side Story” di Steven Spielberg, adattamento cinematografico del musical, dopo il precedente film del 1961 di Robert Wise e Jerome Robbins.

Passando alla recitazione, primo riconoscimento nella carriera di Will Smith, vincitore nella categoria “miglior attore in un film drammatico”, per la sua interpretazione in “King Richard”, nel ruolo biografico del padre – allenatore delle sorelle tenniste Serena e Venus Williams. L’attore e cantante originario di Philadelphia è stato preferito a Benedict Cumberbatch, cupo e burbero proprietario di un ranch nel premiato western “Il Potere del Cane”.

“Migliore attrice in un film drammatico” Nicole Kidman per “A proposito dei Ricardo”. L’affermazione dell’attrice australiana ha rappresentato la vera sorpresa della serata dei Golden Globe, in quanto la favorita (nonché vincitrice annunciata, grazie al responso ultra positivo di pubblico e critica) Kristen Stewart nei panni di Lady Diana in “Spencer” di Pablo Larraìn, ha dovuto incassare la prima delusione della Awards Season, la stagione dei premi cinematografici che ha inizio nel gennaio di ogni anno.

“Migliore sceneggiatura” a Kenneth Branagh per “Belfast”, “migliore colonna sonora” al pluripremiato Hans Zimmer per il kolossal di fantascienza “Dune”.

Delusione per Paolo Sorrentino, candidato con il suo film autobiografico “È stata la mano di Dio” nella categoria “miglior film in lingua straniera”. Al film del regista napoletano è stata preferita la pellicola giapponese “Drive my Car” di Ryusuke Hamaguchi, in una categoria che comprendeva anche “Madres Paralelas” di Pedro Almodòvar.

Oltre alla cerimonia in forma ridotta a causa delle restrizioni per la persistente pandemia, l’annuale evento dei Golden Globe ha risentito anche del parziale boicottaggio di alcune case di produzione, nonché di attori, attrici, registi e produttori, i quali hanno rimproverato alla Hollywood Foreign Press Association di essere poco inclusiva e di non comprendere al suo interno membri di etnie differenti, oltre ad avere giurati di una certa età, non al passo con i tempi e con le nuove tematiche che il cinema di oggi porta sul grande schermo. Accuse del tutto simili a quelle mosse qualche anno fa negli USA alla Academy of Motion Picture Arts and Sciences, organizzazione onoraria che organizza l’importante cerimonia degli Academy Awards, meglio conosciuti come Premi Oscar. Se l’Academy ha deciso di “correre ai ripari”, la HFPA ha deciso di mantenere, almeno per il momento, un atteggiamento più conservatore e di non prendere in considerazione eventuali modifiche sulla composizione della giuria.

Il reale problema è sembrato invece quello di aver scelto di premiare attori e di aver candidato film per poter accontentare tutti, cercando di nascondere parzialmente le polemiche della vigilia inerenti al problema dell’inclusività. Appare illogica e inspiegabile la scelta di premiare un filmcome “West Side Story” di Steven Spielberg, bocciato all’unanimità da pubblico e critica e la  performance tutt’altro che indimenticabile della sconosciuta Rachel Ziegler, ma anche la semplice candidatura di film come “CODA, I segni del Cuore”, sfortunato remake de “La famiglia Belièr”, commedia francese di successo del 2014.

Per questi motivi i Golden Globe, premi che un tempo erano considerati l’anticamera degli Oscar, almeno per quest’anno, hanno dato l’impressione di rappresentare un inutile revival, nonché un superfluo “doppione” dei più importanti Academy Awards.

Filippo Verde

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