La Finanziaria 2010 del Governo Berlusconi si caratterizza così: · destina al sistema sociale ed economico del Paese 9,2 miliardi di euro; · lo fa senza nulla togliere dalle tasche dei cittadini in termini di imposte; · non taglia nulla da un settore per dare all’altro; · in altri termini tutto aggiunge e nulla sottrae, né segue il vecchio metodo redistributivo su base politica caro a suo tempo alla sinistra; · tutto questo al termine dell’anno di picco della crisi finanziaria mondiale, ed in previsione di una ripresa nel prossimo anno stimata nell’1-1,2% del Pil, ripresa che tuttavia non avrà ancora dispiegato gli effetti benefici sul lavoro e l’occupazione; · gli effetti della manovra, e dei provvedimenti ad essa collegati (decreto mille proroghe e decreto di gennaio per lo sviluppo e gli incentivi), consentiranno tuttavia di mettere l’Italia in sicurezza e di accompagnarla fuori dalla crisi attuando il principio “non lasceremo indietro nessuno” più volte enunciato dal governo e dal Popolo della Libertà; · tutti gli indicatori internazionali, dall’Ocse al Fondo Monetario Internazionale, fino ai riconoscimenti di giornali come il Wall Street Journal, confermano inoltre che l’Italia “uscirà prima e meglio dalla crisi”. E precisamente con capacità non solo di ripresa ma “di forte espansione”, come testimonia l’Ocse che nell’ultimo bollettino di novembre colloca il nostro Paese nel gruppo di testa delle economie europee. Lo stesso Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, ha detto: “Il governo ha agito benissimo”; pur in un quadro di preoccupazione per i patrimoni delle banche e la capacità di risparmio dei cittadini. Questi gli elementi economici di fondo. A livello politico appare inconsistente, o frutto di una dialettica eccessiva (ed ora ci auguriamo superata), l’accusa di non avere discusso la Finanziaria in Parlamento, ponendovi alla Camera il voto di fiducia (accusa tanto più strumentale se si ricorda che al Senato il testo definitivo è passato senza porre la fiducia). Ricordiamo infatti che la prima stesura della manovra prevedeva interventi per 4 miliardi, poi più che raddoppiati ad 8,9 ed infine usciti dalla Commissione Bilancio di Montecitorio con una consistenza di 9,2, interamente coperti da maggiori entrate. Abbiamo detto dei contenuti. Vediamo ora dove vanno le principali risorse della Finanziaria. · Lavoro e welfare: sale al 30% l’indennità per i precari che perdono temporaneamente il posto; i salari di produttività (detassazione degli straordinari) vengono rifinanziati con 860 milioni; incentivi fiscali andranno a chi assume ultracinquantenni; 571 milioni andranno alla stabilizzazione di lavoratori precari. · Sicurezza: 1,58 miliardi per assunzioni e mezzi per forze dell’ordine e vigili del fuoco. · Aziende: viene istituito un fondo permanente salva imprese che durerà oltre la crisi economica. · Tagli alle poltrone della politica: via il 20% dei consiglieri comunali ed il 25% degli assessori; via il 18% degli assessori provinciali. Ampia riduzione tra le comunità montane, le circoscrizioni comunali, i consorzi intercomunali. E’ bene precisare che per ciò che riguarda gli impiegati nessuno verrà licenziato ma riassorbito in regioni e comuni, fino alla fine del rapporto di lavoro. · Scuola e ricerca: confermata la gratuità dei libri di testo nella scuola dell’obbligo (103 milioni), mentre il fondo per le imprese che investono in ricerca viene finanziato con 400 milioni fino al 2011, con una dote complessiva di oltre un miliardo. · Alla sanità va oltre un miliardo e mezzo, in cambio le regioni dovranno rispettare il patto di stabilità e rientrare dai deficit. Se non lo faranno, ne risponderanno agli elettori aumentando le addizionali Irpef e Irap. · Ai comuni andranno più risorse dopo l’abolizione dell’Ici sulla prima casa: complessivamente 916 milioni, da destinare a scopi sociali, investimenti, bonifica delle città. · Decolla la Banca per il Sud che emetterà prestiti ad aliquota agevolata al 5% per le regioni meridionali. · Alla giustizia, in previsione del varo della riforma, andranno 900 milioni. · Alle forze armate andranno altri 5-600 milioni per finanziare le missioni all’estero. · All’agricoltura e all’autotrasporto andranno 503 milioni. · I beni sottratti alla mafia potranno essere messi all’asta, con controlli rigorosi perché non tornino alla malavita, ed il loro ricavato potrà essere destinato a cooperative delle forze dell’ordine. · Inoltre il Consiglio dei Ministri ha già stanziato 1,2 miliardi per l’Ambiente ed il riassetto geologico dei territori a rischio. Mentre appunto con un prossimo decreto di gennaio si rifinanzieranno gli incentivi selettivi per auto, mobili, elettrodomestici e pc a basso impatto inquinante. · In via sperimentale viene introdotta nella provincia dell’Aquila la cedolare secca sugli affitti: il 20% al posto della tassazione come reddito (cioè con l’aliquota marginale, più alta). Se funzionerà, potrà entrare nella prossima riforma fiscale. · Infine viene prorogata la moratoria fiscale per l’Abruzzo, con le modalità e risorse del successivo decreto mille proroghe. · L’attenzione, come si vede, è interamente rivolta su tre fronti: sociale, sicurezza e ricerca. Il resto è stata normale polemica parlamentare: c’è sempre stata e sempre ci sarà. Non ce ne scandalizziamo: alla sinistra vorremmo però ricordare la famosa finanziaria 2007, composta di un solo articolo e 1.346 commi; e la finanziaria 2008, sulla quale così si pronunciarono l’allora presidente della Camera Fausto Bertinotti: “Questo governo ha fallito”; ed il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “E’ stato fatto un uso abnorme di decreti e voti di fiducia”. Fin qui la Finanziaria vera e propria. Essa è accompagnata da altri provvedimenti economici. · Con il decreto di novembre il governo ha ridotto del 20 per cento, rinviandolo a giugno 2010 il saldo Ire (ex Irpef) di fine anno. Soldi rimasti nelle tasche dei cittadini e dei consumatori, e che in base alle prime stime hanno contribuito alla ripresa degli acquisti del periodo di Natale. · Alle infrastrutture andranno nel 2010 15,8 miliardi, dopo i 16,8 del 2009. Tra le risorse, 470 milioni serviranno per l’avvio definitivo dei lavori del Ponte sullo Stretto di Messina, un contributo che va ad aggiungersi agli 1,3 miliardi del decreto anticrisi di luglio scorso. Roma ottiene 100 milioni aggiuntivi, oltre ai 500 correnti, come riconoscimento al ruolo di capitale inserito nel federalismo fiscale. Il piano carceri è finanziato con 500 milioni. Molto importante l’accelerazione della messa in sicurezza degli edifici scolastici in tutta Italia, finanziata con 300 milioni. Il decreto mille proroghe esaminato il 17 dicembre dal Consiglio dei Ministri e approvato “salvo intese” (su alcuni punti la stesura del testo è stata demandata agli uffici giuridici dei ministeri, ma questo non richiederà una nuova approvazione del Consiglio dei ministri) contiene altre importanti misure. Tra queste: · la proroga della sospensione dei tributi per le aree terremotate dell’Abruzzo, come previsto dalla Finanziaria. · L’allungamento dei termini per la revisione degli studi di settore, per dare ossigeno al mondo delle piccole imprese e dei professionisti. · Nella scuola, 16.700 nuove assunzioni. Proroga delle norme per le commissioni sui ricercatori universitari. · Slittamento dei vincoli per i neopatentati per non creare inutili complicazioni alle famiglie, in attesa della revisione del codice della strada. · Prorogate di sei anni le concessioni degli stabilimenti balneari con finalità turistiche. · Il decreto sullo sviluppo già previsto a gennaio partirà con una dote di 1,3 miliardi. Conterrà tra l’altro: · La proroga degli incentivi per auto non inquinanti, per elettrodomestici a risparmio energetico, per pc, mobili e tv ad alta definizione. · Sgravi fiscali per le banche che aderiscono alla moratoria sui crediti alle piccole e medie imprese. · Probabili incentivi per lo sviluppo della banda larga. · Accanto a questo pacchetto di misure, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha annunciato due piani organici di sostegno all’economia e di riforma del fisco che partiranno nel 2010. · Intervento di 27 miliardi della Cassa Depositi e Prestiti a sostegno continuativo delle piccole e medie imprese. · Riordino del sistema fiscale basato su bonus e malus. Bonus per famiglie, lavoro, ricerca e tutela dell’ambiente. Malus per speculazione finanziaria e sprechi ambientali. Inoltre, progressivo spostamento della pressione fiscale dalle persone alle cose, cioè dalle imposte dirette alle indirette. · Il finanziamento di questo complesso di operazioni viene dato in prima battuta dai conti mantenuti in ordine nonostante l’anno di crisi. A conferma, il rating internazionale del debito italiano, in questo momento tra i più solidi (cioè senza alcuna previsione negativa) in mezzo a tanti declassamenti che riguardano una serie di paesi – Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna – e previsioni pessimistiche anche per la Gran Bretagna. · L’altra fonte di copertura è lo scudo fiscale. · La prima fase si è chiusa il 15 dicembre, facendo rientrare oltre 90 miliardi di euro, per un gettito immediato di 4,5 miliardi di euro. · La seconda fase si chiuderà ad aprile, con aliquote che saliranno al 6% fino a febbraio, ed al 7 fino ad aprile. · La polemica dell’opposizione si è rivelata sbagliata. Lo scudo è stato un successo, e non un premio agli evasori. Alla fine, oltre 100 miliardi di euro rientreranno in Italia aggiungendosi a tutti gli effetti al Pil nazionale, del quale costituiscono circa il 7%. “la più grande manovra di irrobustimento dell’economia mai realizzata” la definisce Tremonti. Nel confronto con gli scudi messi in campo in molti altri paesi, dagli Stati Uniti alla Francia alla Gran Bretagna, quello dell’Italia è stato quello che ha dato i risultati migliori, con distacchi abissali sull’importo delle somme rientrate. A fronte dei 100 miliardi di euro recuperati dall’Italia, la Francia si è fermata a 3 miliardi, gli Stati Uniti a pochi milioni di dollari, l’Olanda a 1,5 miliardi di euro e la Gran Bretagna prevede di non andare oltre 2,5 miliardi di sterline. · A tutto ciò si aggiunge la lotta all’evasione, che nei primi dieci mesi ha già superato i 7,2 miliardi di obiettivo fissati per l’intero 2009, e a fine anno farà rientrare almeno 8 miliardi di imposte nelle casse dello Stato. Si tratta di un altro punto abbondante di Pil.
· Tutti i dati confermano che il governo Berlusconi ha messo in campo una politica economica saggia, previdente e di grande efficacia, senza mettere le mani nelle tasche degli italiani. E con risultati tali da smentire coloro che a sinistra hanno fatto del catastrofismo e del pessimismo la loro unica bandiera.
fonte il mattinale