Il caso Peng Shuai: la Cina e i diritti sempre più lontani
Nov 27th, 2021 | Di cciotola | Categoria: EsteriLa tennista cinese Peng Shuai, ex numero 1 della classifica WTA di doppio, ha accusato, tramite la piattaforma di messaggistica Weibo, Zhang Gaoli, politico cinese, per anni vice primo ministro nel governo di Xi Jinping e membro del Comitato Esecutivo del Politburo del Partito comunista cinese, di aver subito da quest’ultimo un aggressione sessuale tre anni fa, durante una relazione tra i due.
La tennista ha concluso il suo comunicato facendo comunque notare di non avere prove per dimostrare i fatti. Un’affermazione dura e rischiosa, specialmente in un paese come la Cina, non propriamente la culla del diritto, nel quale la libertà individuale dei cittadini è spesso messa in discussione dalle decisioni del Partito.
Il 2 novembre, pochi giorni dopo il comunicato, Peng Shuai è sparita nel nulla: assenza totale dai social network, numero di telefono irraggiungibile, il suo messaggio, inoltre, è stato cancellato dalla piattaforma Weibo. Nei siti dei media cinesi, giornali e tv, le sezioni per i commenti sono state chiuse. La maggior parte dei cinesi non commenta, non sa nulla riguardo la notizia, nonostante Peng Shuai sia un’atleta molto conosciuta in Cina, già vincitrice dei tornei di Wimbledon e Roland Garros in doppio. Inutile far notare come la notizia dopo pochi giorni abbia raggiunto una risonanza a livello mondiale, diventando uno dei titoli dei principali media in tutto il mondo. Dopo alcuni giorni in cui sembrava sparita, sono state diffuse immagini che la ritraggono sorridente e in buona salute. La tennista ha inoltre sostenuto una conversazione in videoconferenza con il Presidente del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) Thomas Bach nella quale ha ringraziato l’opinione pubblica per essersi dedicata al suo caso, ma chiedendo allo stesso tempo che venisse rispettata la sua privacy.
Dichiarazione abbastanza strane, quasi “di circostanza”; appare simile anche il comportamento dei media e del governo cinese che si sono affrettati a diffondere in tempi brevi immagini della tennista quasi a voler dimostrare forzatamente come non ci sia alcun aspetto anomalo nella vicenda.
Difficile capire se ci sia qualche passaggio ancora oscuro, se effettivamente Peng Shuai si trovi in una situazione per così dire “tranquilla” o se invece sia stato impartito qualche ordine da parte del PCC per rendere agli occhi dell’Occidente il caso “risolto”.
La speranza è che la campionessa si trovi realmente in buona salute, nella situazione che ha tenuto a precisare. La vicenda appare però l’ennesima occasione persa per la Cina di mostrarsi al mondo come un paese vicino agli ideali liberali e democratici e (forse) ancora non lontano da alcune peculiarità dei totalitarismi del passato.
Filippo Verde