Elezioni amministrative: il ritorno del bipolarismo

Ott 21st, 2021 | Di cciotola | Categoria: Politica

Con i ballottaggi dello scorso fine settimana, in molti comuni, tra cui Roma, Torino e Trieste, si

sono concluse le elezioni amministrative, tornata elettorale iniziata due settimane fa con il primo

turno. Sono andate al voto numerose città, anche importanti capoluoghi di regione, come Roma,

Milano, Napoli, Torino, Bologna e Trieste e anche la regione Calabria.

Dai risultati emerge come vincitore assoluto il centrosinistra, sia in città in cui il Partito

Democratico ha deciso di correre in solitaria, sia in comuni, come Napoli, in cui il partito ha stretto

un accordo di alleanza elettorale per la presentazione di un candidato unitario con il Movimento 5

Stelle. La coalizione di centrodestra ha evitato il “cappotto” grazie alle vittorie residuali a Trieste,

con il sindaco uscente Roberto Dipiazza riconfermato, ed in Calabria, regione che ha eletto come

nuovo presidente Roberto Occhiuto, deputato di Forza Italia. Non pervenuto invece il Movimento

5 Stelle, capace di perdere le città di Roma e Torino, a causa di percentuali molto basse ottenute in

tutti i comuni, che confermano una scarsa rilevanza del partito a livello locale, pur essendo, ad

oggi, il gruppo parlamentare più numeroso alla Camera e al Senato, grazie al 32% ottenuto alle

elezioni politiche del 2018.

Nel dettaglio, la coalizione di centrosinistra ha trionfato al primo turno a Milano con Beppe Sala,

sindaco uscente appoggiato dal PD e da altre liste civiche, il quale ha ottenuto il 57% delle

preferenze contro il 32% del candidato del centrodestra Luca Bernardo, appoggiato dai principali

partiti del centrodestra. A Napoli il candidato unico del PD e del M5S Gaetano Manfredi, già

Ministro dell’Università nel Governo Conte II, ha sbaragliato la concorrenza dello sfidante Catello

Maresca, magistrato, appoggiato da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, vincendo al primo turno

con il 62% delle preferenze, contro il 22% dello sfidante.

Nelle città di Torino e Roma è stato necessario il ricorso al ballottaggio tra i due candidati più

votati al primo turno. Nel capoluogo piemontese ha trionfato il candidato di centrosinistra Stefano

Lo Russo con il 59% delle preferenze contro il 40% del candidato civico di centrodestra Damilano,

dato come favorito dai sondaggi della vigilia.

Nella Capitale, con i voti di Carlo Calenda e della sindaca uscente Virginia Raggi (rispettivamente

terzo e quarta al primo turno) a fare da ago della bilancia per il ballottaggio, a spuntarla è stato

Roberto Gualtieri, candidato del Partito Democratico e già Ministro dell’economia, capace di

conquistare buona parte dell’elettorato dei due candidati esclusi dopo la prima tornata; per l’ex

ministro la percentuale di vittoria è stata del 60%. Il candidato civico del centrodestra Enrico

Michetti, appoggiato da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia ha raccolto invece il 39,8% dei voti.

Analizzando i risultati elettorali appare evidente il ritorno del vecchio bipolarismo politico,

situazione precedente all’avvento del Movimento 5 Stelle e alla creazione di liste di centro post

Governo Monti.

Il Partito Democratico può godersi la vittoria nei maggiori capoluoghi italiani e preparare la

strategia per i prossimi appuntamenti elettorali. Con la consapevolezza di una ormai accertata

alleanza politica con il Movimento 5 Stelle che porterà voti in più alla coalizione, a livello

nazionale.

Il Movimento ideato da Beppe Grillo vive una fase di profonda crisi, evidenziata dalla mancanza di

radicamento sul territorio, come dimostrato dai deludenti risultati a livello locale alle

amministrative. Il fatto di aver affidato la guida del Movimento all’ex premier Giuseppe Conte

dovrebbe, nelle intenzioni, portare nuova linfa al partito e nuove idee, utili per rimanere al centro

del dibattito politico nei prossimi anni. Un partito che attualmente rappresenta la maggioranza

relativa in entrambi i rami del Parlamento, rischia di diventare nei prossimi anni una semplice lista

politica marginale, in una grande coalizione di centrosinistra. Con il serio rischio di giocare il ruolo

di semplice “ruota di scorta” del Partito Democratico.

Discorso a parte per il centrodestra, reduce da una sonora sconfitta alle amministrative. Secondo i

sondaggi, Fratelli d’Italia e Lega sono ancora i primi due partiti a livello nazionale e, con l’aggiunta

dei voti di Forza Italia, la coalizione sarebbe ampiamente sopra il 40% delle preferenze,

percentuale di voti che permetterebbe di vincere con ampio vantaggio le prossime elezioni

politiche.

La Lega, attualmente nella maggioranza di Governo, è in balia della corrente “governista”, guidata

dal Ministro dello Sviluppo Economico Giorgetti e dai Presidenti di Regione del nord che si

contrappone in parte al segretario Matteo Salvini. Appare necessaria una scelta: continuare ad

essere un partito “populista”, rivolto più a destra, o trasformarsi in una forza liberale ed

europeista facendo un passo verso il centro.

Fratelli d’Italia e Forza Italia affrontano un problema simile: la mancanza di una vera classe

dirigente all’interno del partito. Il movimento politico di Giorgia Meloni sembra non poter

spendere alcun candidato credibile al momento, tranne la leader stessa, per le future elezioni: da

qui la scelta poco fortunata del candidato civico Enrico Michetti per mancanza di alternative

“politiche”. L’attuale primo partito in Italia secondo i sondaggi, non può permettersi di arrivare

impreparato alle prossime elezioni politiche. Discorso simile per Forza Italia, ancora lontano da

quella volontà di rinnovamento più volta auspicata dai membri dello stesso partito. Si fa sentire la

mancanza di un leader capace di attrarre voti e di portare a un punto di svolta il principale

raccoglitore di forze liberali di centrodestra, specialmente in un momento nel quale la coalizione

appare orientata verso una destra populista, più che verso un centro liberale.

L’elezione del Presidente della Repubblica e le prossime elezioni politiche, due appuntamenti

fondamentali per gli scenari politici degli anni a venire. I partiti sono avvisati: chi tardi arriva, male

alloggia.

Filippo Verde

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