La scommessa delle riaperture
Apr 17th, 2021 | Di cciotola | Categoria: Politica“Si può guardare al futuro con prudente ottimismo e fiducia”: così ha esordito il Presidente del Consiglio Mario Draghi nella conferenza stampa indetta a Palazzo Chigi per illustrare l’insieme dei provvedimenti discussi durante la riunione della cabina di regia, allo scopo di fissare le linee guida per la ripartenza in sicurezza di molti settori economici nel nostro paese.
A partire dal 26 aprile, in anticipo rispetto al previsto, verrà reintrodotta la zona gialla, la quale permetterà, nelle regioni con un basso indice di contagio, di rendere meno severe le restrizioni attualmente in vigore in Italia, divisa da inizio aprile in zone arancioni o rosse.
Sarà data la precedenza alle scuole, di ogni ordine e grado, le quali riapriranno tutte in zona gialla e arancione, mentre in zona rossa saranno implementate modalità utili ad alternare l’insegnamento in presenza e a distanza.
Prevista anche la riapertura delle attività all’aperto: bar e ristoranti con posti a sedere all’esterno, sia per il pranzo che per la cena, ma anche spettacoli, teatri e cinema, questi ultimi anche al chiuso con posti limitati e con l’applicazione delle norme sul distanziamento interpersonale e l’utilizzo delle mascherine. Le piscine potrebbero riaprire a metà maggio, le palestre a giugno.
Tra i provvedimenti più importanti illustrati dal Presidente del Consiglio Draghi, anche la possibilità di spostamento tra le regioni in zona gialla, ma anche tra le regioni in zona arancione o rossa tramite un certificato, con il quale si potrà dimostrare di essere stati sottoposti al vaccino, di aver effettuato un tampone nelle 48 ore precedenti o di aver avuto il Covid ed essere guariti.
Allo stato attuale non è previsto uno slittamento dell’orario del coprifuoco che rimane quindi alle ore 22. L’attuazione delle misure annunciate nella conferenza stampa seguirà l’andamento della situazione epidemiologica e l’indice di contagio nelle singole regioni.
Il piano per le riaperture graduali appare sicuramente come un primo passo per far ripartire un paese fermo ormai da mesi e vittima della profonda crisi economica dovuta alla pandemia da Covid-19. Emergono tuttavia delle perplessità che potrebbero ritardare o rendere ancora più difficoltosa la ripartenza; in primo luogo la permanenza del coprifuoco alle ore 22, che renderebbe pressoché inutile l’apertura di un ristorante per la cena, o di un cinema o un teatro per lo spettacolo serale.
In secondo luogo i ritardi nella campagna di vaccinazione in Italia, dovuti alle differenti modalità di procedere delle singole regioni ed ai problemi con la distribuzione dei vaccini di alcune case farmaceutiche, dalla ormai nota Astrazeneca, passando per Johnson & Johnson, della quale sono state bloccate le somministrazioni negli Stati Uniti e, di conseguenza, la consegna delle dosi previste per l’Europa.
Inoltre resta preoccupante il dato sui decessi giornalieri, più di 300, e l’indice di contagio in alcune regioni italiane.
Un piano per le riaperture graduali era necessario, così come lo sarebbe una campagna vaccinale uniforme in tutte le regioni, senza procedere in ordine sparso come purtroppo sta avvenendo.
Da una parte l’emergenza economica, creata inevitabilmente dalla pandemia: con queste misure si proverà a ripartire, un passo alla volta. Dall’altra l’emergenza sanitaria: la via d’uscita è l’incremento della campagna di immunizzazione, con la speranza che nelle prossime settimane si arrivi ad un vero punto di svolta. Il cammino appare lungo e complesso.
Come affermato dal Presidente Draghi: “Il Governo ha preso un rischio ragionato. Questo rischio incontra le aspettative dei cittadini e si fonda su una premessa: che quei provvedimenti che governano il comportamento nelle attività riaperte siano osservati scrupolosamente, quindi mascherine e distanziamenti. In questo modo questo rischio si traduce in una opportunità straordinaria non solo per l’economia, ma anche per la nostra vita sociale”.
Non resta che provare a ripartire. Chi ben comincia è a metà dell’opera.
Filippo Verde