LA MONTANITÀ HA APERTO IL 68° TRENTO FILM FESTIVAL

Ago 28th, 2020 | Di cciotola | Categoria: Ambiente

Questa brillante serata sulla montanità con cui il Trento Film Festival ha aperto un’edizione particolarmente coraggiosa con due protagonisti ben noti come Mauro Corona e Luca Mercalli oltre al sottoscritto, è stata un’occasione per guardare alla montagna con l’attenzione e il rispetto che merita, ma anche con lo sguardo rivolto al futuro. Il Club alpino italiano ha cercato di essere presente ricordando che il volontariato può fare moltissimo, può soprattutto non cedere alla tentazione nichilista di rinunciare a compiere azioni che vadano nella giusta direzione. Penso che in questo senso si debba continuare a operare con un volontariato prezioso, che renderà ancora più preziosa la montagna, all’insegna della sobrietà e del non necessario”.

Queste le parole del Presidente generale del Cai Vincenzo Torti al termine dell’evento ”Montanità”, che si è tenuto nella serata di ieri nel giardino del Muse a Trento. I tre protagonisti, incalzati dalle domande del giornalista Paolo Mantovan, hanno parlato di montagna nel particolare contesto che stiamo vivendo, caratterizzato dalla pandemia e dalla crisi climatica.

La montanità è una dimensione a cui ci si deve riferire inglobando la cultura, le tradizioni, l’ambiente, le popolazioni e la persistente difficoltà a trovare punti di equilibrio tra una montagna che ha bisogno di attenzioni particolari e le aggressioni che sta subendo, in particolare in queste ultime settimane, per il fatto di essere considerata un’alternativa alle spiagge affollate”, ha affermato Torti in apertura. “La montanità di cui vuole parlare il Cai non comprende la pretenziosità di chi in quota chiede gli stessi servizi della pianura, ma la sobrietà, l’educazione e l’attenzione per l’ambiente e le persone. Introdurre il tema della montanità equivale sicuramente a riprendere il tema del limite, che è imprescindibile”. Il Presidente generale ha ricordato le ultime azioni rivolte a chi vive nelle Terre alte portate avanti dal Club alpino negli ultimi tempi: la realizzazione della Casa della Montagna di Amatrice e la donazione di 53 auto ad Anpas per l’assistenza domiciliare nelle aree montane.

Mercalli ha puntato l’attenzione sulla crisi climatica, che avrà come conseguenza, se non saranno portate azioni per contrastarla nei prossimi dieci anni, “una migrazione verticale, dalle pianure alle Terre alte. C’è un’enorme fetta di montagna che in questo momento è disabitata, dimenticata e trascurata, che presto potrebbe tornare a popolarsi. Le istituzioni devono mettere i Comuni e le zone montane nelle condizioni di riattrezzarsi, per farsi trovare pronti quando questo avverrà: senza cementificazione naturalmente, ma in maniera sostenibile, abbattendo innanzitutto il digital divide. Ci sono tante professioni che, grazie a internet, possono essere esercitate in montagna, il lavoro da remoto causato dal lockdown lo ha appena dimostrato”.

Corona, partendo dagli ultimi episodi di maleducazione e dai recenti interventi di soccorso sui sentieri, ha indicato innanzitutto la scuola come ambito nel quale insegnare il rispetto e l’amore per la montagna: “bisognerebbe portare le persone che hanno a cuore le Terre alte davanti ai bambini e poi dare spazio sui media a guide alpine ed esperti che insegnino alla persone a frequentare le Terre alte senza mettersi in pericolo. Non è necessario raggiungere chissà quale cima la prima volta che si fa un’escursione, è sufficiente anche sedersi su un prato ammirando la montagna in silenzio e con rispetto”.

Sotto questo aspetto Torti ha ricordato i messaggi lanciati dal Cai durante la forzata permanenza a casa e nelle settimane immediatamente successive: prima la necessità di un rodaggio, con escursioni semplici e vicino a casa, dopo tante settimane passate senza andare sui sentieri, poi l’invito, dopo la riapertura, a scoprire nuovi sentieri, diversificando le mete per evitare gli assembramenti.

Conoscenza e consapevolezza sono stati aspetti richiamati anche da Mercalli per affrontare le conseguenze della crisi climatica: “dieci anni è il termine entro il quale possiamo fare qualcosa per curare il clima, dopo non potremo fare più nulla. In questo periodo dobbiamo cercare di ridurre i danni, ma anche dedicare un po’ di tempo al nostro adattamento agli scenari futuri. Credo occorra una rinnovata permeabilità culturale per una nuova montanità”.

In chiusura Corona ha richiamato la specificità delle diverse aree montane, di cui si deve tenere conto anche nella promulgazione di leggi e regolamenti: “sono auspicabili meno vincoli e, contemporaneamente, bisognerebbe responsabilizzare maggiormente le persone”.
Speci
ficità che, ha ricordato Torti, è sancita anche dalla Costituzione nel “comma Gortani” inserito nel’art. 44: La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane”.

Rosa Ciotola 

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