Muore Lucia Bosè: polmonite da coronavirus
Mar 24th, 2020 | Di cc | Categoria: Spettacoli e CulturaEcco a te, da Valerio
Buon lavoro e buon tutto
Valerio Giuseppe Mandile
L’ennesima vittima lombarda del coronavirus è la grande attrice Lucia Bosè.
Molto amata in Spagna dove si era trasferita da tanti anni, famosa in tutto il Mondo, si è addormentata per sempre nell’ospedale di Segovia dove era ricoverata.
Ne dà la notizia El Pais che cita fonti vicine alla famiglia. A conferma, viene pubblicato un post sui social dal figlio Miguel, in arte Miguel Bosè: “Cari amici … Vi informo che mia madre Lucía Bosé è appena morta. Si trova già in un posto migliore”.
89 anni compiuti il 28 gennaio, a quanto riferisce lo stesso quotidiano spagnolo, sarebbe stata affetta da pregresse patologie. Con lei se ne va una parte della storia del Cinema della seconda metà del ‘900.
Non pensava davvero di diventare una star, Lucia Borloni (nome all’anagrafe), bellissima ragazza lombarda, nata a Milano il 28 gennaio 1931.
Già Miss Italia del ‘47, la “ragazza di piazza di Spagna” viene sposata nel ‘56 dal famosissimo torero Dominguin, idolo dell’universi femminile dell’epica, a coronamento di una storia d’amore che fa palpitare i cuori di tantissime donne e pure di una parte consistente di uomini. È la favola che diventa realtà: un matrimonio popolarissimo che è la nanna celeste per moltissimi fotografi e giornalisti.
”Ci conoscemmo a Madrid durante una cena in casa di amici. Io stavo girando un film. C’innamorammo e venni con lui in Spagna. Il resto lo sanno tutti” afferma più volte l’attrice, in primis quando ricorda la love story per anni al centro delle cronache rosa di tutti il mi di. Nozze famosissime, pagate col successivo esilio di anni dal set, imposto dal marito.
Assillata da pettegolezzi, falsi scoop amorosi, storielle varie per lo più montate ”inventate”, come precisato dalla diretta interessata: “si trattava di piccoli flirt che finivano sul nascere, ma i giornalisti ci ricamavano sopra. Poi arrivavano i paparazzi e creavano situazioni ambigue per vendere le foto”.
Lucia è dunque deceduta proprio a causa della polmonite scatenata dal contagio ed è tra le vittime eccellenti, più note e amate, del Covid-19, una grande perdita. Milano saluta da lontano un’altra lombarda falcidiata in una carneficina che non accenna a diminuire in Italia, né Europa che di sta allargando ovunque, pure in America, con gli Stati Uniti terza Nazione del contagio, iniziando dalla Cina dove ha stroncato tremila vite.
Interprete di spessore e di successo in tanti grandi film, Lucia ha dato il
meglio di sé con la direzione di eccellenti registi quali Fellini, Antonioni, i fratelli Taviani. Lei, la musa di Luchino Visconti, scoperta per caso, in una pasticceria dove lavora come commessa a inizi dopoguerra.
Miss Italia nel ‘47 a Stresa, appena sedicenne, stravince su concorrenti diventate successivamente egualmente famose: Gina Lollobrigida, Silvana Mangano, Eleonora Rossi Drago, Gianna Maria Canale con la sua fisicità da “maggiorata” - assolutamente non inferiore a quella di Sophia Loren, Gina Lollobrigida, l’Allasio e la Pampanini -
e i lineamenti fini, le maniere garbate, lo sguardo seducente e l’aria tra l’ innocente e il malizioso.
Il maestro del cinema popolare neorealista Peppe De Santis la rende protagonista nel 1950 di “Non c’e’ pace tra gli ulivi”; Michelangelo Antonioni al suo grande debutto, la immortala in “Cronaca di un amore”. Lucia ben diretta riesce a rendere al massimo già in partenza e mostra le sue indubbie capacità interpretative, la sua versatilità d’interpretazione, tra le principali siti di questa attrice magnifica e altrettanto magnifica donna.
Diretta ancora da De Santis in “Roma ore 11”, idem da Antonioni ne “La signora senza camelie” film che la contraddistingue per quella allure malinconica e allo stesso tempo per una raffinata eleganza che saranno le sue caratteristiche basilari per sempre.
Nel ‘52 è icona delle Ragazze di Piazza di Spagna per Luciano Emmer; con Mario Soldati dimostra le sue qualità d’interprete nella commedia insieme a Walter Chiari. In “E l’amor che mi rovina”, sceneggiatura di Monicelli e Steno; in “Accadde al commissariato” di Giorgio Simonelli emerge nel neorealismo rosa con.
Nel ‘55 arriva la consacrazione internazionale con “Gli sbandati” di Francesco Maselli, in Spagna per “Gli egoisti”, di Bardem e, al ritorno dal Messico, in Francia è sul set de “Gli amanti senza domani”.
Arriva la lunga e sofferta pausa dal set, imposta senza possibilità alternative dal marito Dominguin. Nel ‘68 il ritorno sulle scene, a matrimonio fallito, con “Nocturno 29”, dell’intellettuale regista Catalano Pedro Portabella.
“Sotto il segno dello scorpione” dei fratelli Taviani, è del ‘69.
Sotto la direzione di Fellini in Satyricon, dove emerge in maniera preponderante la sua raggiunta maturità interpretativa. Poi tre film con Bolognini, tra cui Metello. È ne “La colonna infame” di Nelo Risi, “L’ospite” di Liliana Cavani, n “Arcana” di Giulio Questi, Marguerite Duras, Beni Montresor, Jeanne Moreau.
Amicizie di spicco, tra le quali quella con il massimo pittore Picasso.
“Cronaca di una morte annunciata”, nell’87, altre apparizioni, è definitivamente l’abbandono della scena per dedicarsi a un nuovo progetto. Dopo la famiglia, il più importante della sua vita. Acquista un vecchio mulino, nei pressi di Segovia e lì riesce a realizzare Il museo degli angeli, dedicato all’arte contemporanea.
Si realizza così il più grande sogno: “la cosa piu’ bella che sono stata capace di fare nella mia vita, insieme ai miei figli”, dell’eccellente interprete di tanti film che appartengono alla storia del Cinema internazionale. Addio Lucia.