Gli italiani hanno occhi, orecchie e soprattutto cervello: possono anche guardare trasmissioni televisive del genere Annozero, ma sanno fare la tara alle tesi degli inquisitori Travaglio e Santoro, e si comportano come dovrebbero comportarsi i giudici, assumendo una posizione di terzietà, esaminando i pro e i contro, non scartando le testimonianze scomode e dando credibilità a testimonianze dubbio o smentite. Gli ultimi avvenimenti, come la sconfessione del pentito Spatuzza, ma soprattutto le tante parole di odio che hanno armato la mano di una persona definita psicolabile, hanno avuto un riflesso immediato nei sondaggi. Quello condotto da Euromedia Research che, ricordiamo, è l’istituto che si è sempre avvicinato più di altri agli esiti elettorali, non offre interpretazioni ambigue: la fiducia degli italiani in Silvio Berlusconi, anche per la sua reazione all’attentato (“continuerò a battermi” – “l’amore vince”), ha registrato un incremento, attestandosi al 66,1%. L’indice di fiducia riguarda la competenza, la credibilità e la capacità di ricoprire il ruolo. Renato Mannheimer, dell’Ispo, ha registrato (Corriere della Sera di domenica 20 dicembre) un aumento di 7 punti percentuali della popolarità del Premier. Il dato del 66,1% è significativo perché riguarda tutti gli elettori e risulta molto superiore al totale delle intenzioni di voto per i partiti di maggioranza. Tra gli elettori del Popolo della Libertà, la fiducia in Berlusconi arriva al 99,5%. Renato Schifani si attesta al 63,7% e Gianfranco Fini solo al 41,8%. Nell’insieme degli elettori del Pdl e Lega, i dati sono, rispettivamente, 99,2%, 59,3% e 36,3%. Sempre per Euromedia Research, il giudizio positivo su Berlusconi si è riflesso direttamente sul Pdl, salito, nelle intenzioni di voto, al 39,2%, con un guadagno dello 0,7% rispetto al precedente rilevamento. Insieme alla Lega, l’alleanza di centrodestra sale al 48,3%, cui si deve aggiungere l’1,1% dell’area dell’Autonomia. Secondo l’Ispo, il giudizio positivo sull’attività di governo è al 50,4%. Probabilmente grazie anche alla reazione di Pierluigi Bersani di fronte all’attentato di cui è stato vittima il Premier, il Partito democratico ha guadagnato qualche punto, attestandosi al 29,5% e proseguendo nel lento recupero rispetto al 33,1% ottenuto alle politiche dello scorso anno. Ne ha fatto le spese, soprattutto, l’Idv di Antonio Di Pietro, scesa al 6,5%, con la perdita di quasi due punti rispetto alle europee dello scorso giugno. In leggero calo anche l’Udc, al 5,9%: probabilmente agli elettori non piace il suo approccio al tema delle alleanze per le prossime regionali. Sul piano dei rapporti politici, che influiscono sugli orientamenti degli elettori registrati dai sondaggi, si rileva un aumento di critiche, all’interno del Pd, nei confronti dell’alleato Di Pietro. Autorevoli esponenti del partito di Bersani sostengono che “non ci faremo dire da Di Pietro cosa dobbiamo fare”. Fa eccezione, ma la cosa non meraviglia, Franceschini, che si sposta sempre più su posizioni dipietriste. Scettico anche Fassino, leader del partito degli sconfitti. E anche Veltroni ritrova la parola per schierarsi contro il dialogo sulle riforme. Intanto cominciano a manifestarsi, anche nell’area dell’opposizione, voci critiche nei confronti di trasmissioni come Annozero, definita dall’ex Ppi Merlo una “zona franca dove le regole possono non essere rispettate”. I risultati del sondaggio Euromedia dovrebbero incoraggiare chi è disposto ad un franco confronto, senza cedere a una pregiudiziale posizione negativa, in tema di riforme. Che è l’obiettivo al quale Berlusconi, uscendo dal San Raffaele, ha detto di volere dare priorità e poi ha ribadito nei giorni immediatamente seguenti.