Al Nuovo, il capolavoro shakespeariano si fonde ai crimini di Jean-Claude Romand nel lavoro in chiave contemporanea dell’autore aretino
Gen 20th, 2020 | Di cc | Categoria: Spettacoli e CulturaNapoli. Ispirata al Riccardo III di William Shakespeare e ai crimini di Jean-Claude Romand, ecco che arriva mercoledì 22 gennaio (ore 21), al Teatro Nuovo un’intricata doppia tragedia: “Riccardo 3 - L’avversario” di Francesco Niccolini.
Nell’immortale classico di William Shakespeare, Riccardo III ecco che diventa un demone recluso e indomito, proiettato nella nostra realtà dal medioevo inglese, grazie alla fusione indicata dalla seconda parte del titolo, “L’avversario”, dal romanzo verità di Emmanuel Carrère sulla vicenda attuale e feroce di male assoluto del pluriomicida Jean-Claude Romand.
Enzo Vetrano, interpreta il ruolo di Riccardo, Stefano Randisi è Lady Anna e pure un sicario, Giorgio di Clarence, Buckingham, Edoardo e Richmond; Giovanni Moschella tutti gli altri personaggi del lavoro, cioè: l’altro sicario, Hastings, Elisabetta, il principino, Margherita, il sindaco di Londra, Stanley.
Repliche fino a domenica 26, regia di Enzo Vetrano e Stefano Randisi.
Allestimento a cura di Arca Azzurra Produzioni e Emilia Romagna Teatro in collaborazione con Le tre corde/Compagnia Vetrano Randisi; scene e costumi di Mela Dell’Erba; luci di Max Mugnai.
Orrenda vicenda del malvagio con i suoi omicidi seriali, in ambientazione contemporanea. Il testo risulta particolarmente adatto a una platea giovane.
La tragedia si svolge in “uno spazio algido dove tutto è fatto della stessa sostanza de gli incubi, in cui i forse sono più delle certezze e governano la messa in scena, gli scambi di ruoli, le ambiguità dei personaggi”. L’ onirica ambientazione porta lo spettatore in una stanza di ospedale psichiatrico, o di un manicomio criminale. Tutt’altro dalla tradizionale sala del palazzo reale quattrocentesco. Il male si presenta in tutta la sua energia dal fascino irresistibile, così come presente già nell’originale shakespeariano. È sottile, equivoco, pressoché invisibile, tanto da risultare all’apparenza il bene, così come il bene può essere scambiato per male in un gioco perverso delle parti, di inganni mefitici e diabolici in cui non è mai semplice riconoscere il crimine, anche il pure più efferato; né è facile confessarlo. Soprattutto nella nostra epoca popolata dalle false identità e dai travestimenti, digitali, come analogici, teatrali o domestici che siano, ovunque essi si presentino. L ’aspettativa è di assistere a una terapia sperimentale, oltre la tragedia allorquando il protagonista/paziente sarà inevitabilmente costretto ad affrontare gli orrori commessi, le sue colpe. Eppure, a tratti sembra di essere addirittura nella sua mente, abitata da incubi e fantasmi spaventosi.
Valerio Giuseppe Mandile