MATTEO SALVINI, IL CAPITANO VOLANTE
Mag 16th, 2019 | Di cc | Categoria: Politicadi Elia Fiorillo
“Ma che rottura di zebedei… per non dire palle “. “Andassero a scopare… il mare”. <”Ma che c… cavolo vogliono questi giornalisti da strapazzo, diventati contabili dei miei viaggi invece di pensare al bene degli italiani, come faccio io giorno e notte?”. Sono queste alcune espressioni edulcorate che Matteo Salvini, con molta probabilità, lancia contro chi ha cominciato a fare i conti sui suoi spostamenti, prevalentemente, elettorali. E, ancora: “Hanno contato persino i giorni che sono rimasto rinchiuso nella sede del ministero degli Interni, come se i problemi degli italiani si risolvessero in quattro mura”. “In quelle mura ministeriali – continua il Capitano volante – io ho messo i miei fidi uomini che attuano gli ordini che impartisco mentre giro il Paese per capire in loco le problematiche, le incongruenze, i ladrocini. Per comprendere, senza mediazioni, i veri bisogni che gli italiani hanno”.
Giulio di Feo, su Repubblica, fa un po’ di conti sugli spostamenti del vice presidente del Consiglio. In quattro mesi ha partecipato, da un capo all’altro del Bel Paese, a ben 211 manifestazioni elettorali che prova ad abbinare ad eventi istituzionali. E’ attento, il ministro dell’Interno, a non usare aerei di Stato sottoposti al controllo di Palazzo Chigi. Usufruisce di quelli della Polizia. Nel dettaglio si serve di un aereo Piaggio P-180, chiamato anche la “Ferrari” dei cieli, con arredi particolarmente lussuosi. Per avere un’idea dei costi degli spostamenti ministeriali basta verificare a quanto viene noleggiato il P-180: 4-5 mila euro all’ora, ma per la flotta statale, per fortuna dei contribuenti, il costo si dimezza. Poi ci sono gli elicotteri che dagli aeroporti lo portano nelle varie realtà dove ci sono gli eventi a cui deve presenziare.
Sempre su Repubblica il giornalista Fabio Tonacci, che non vuole proprio farsi i cavoli propri, va a contare i giorni in cui il ministro dell’Interno è stato nel suo ufficio a Palazzo del Viminale. Secondo il “rompino” di Repubblica il Matteo ex Padano, diventato italico per opportunismo elettorale, nel suo ufficio ci sarebbe stato ininterrottamente nel corso del 2019 solo 12 giorni, che “diventano 17 se si aggiungono – con una certa dote di ottimismo – 5 giorni in cui non si capisce bene dove sia stato”. Si possono ben immaginare le considerazioni del ministro dell’Interno al censore: “Io non sono un giornalista con il culo attaccato col Vinavil sulla sedia, che copia le notizie d’agenzia senza minimamente porsi il problema di verificarle”. “Io –
continuerebbe probabilmente il capo della Lega – voglio toccar con mano le problematiche del mio Paese, per ipotizzare le opportune soluzioni. Se non hai la consapevolezza delle questioni da risolvere non vai da nessuna parte”.
Il periodo che sta vivendo il Barbaro, come da alcuni viene chiamato Salvini, è proprio nero. Il sindaco leghista di Legnano, Giambattista Fratus, è stato arrestato dalla Guardia di Finanza nel corso dell’operazione “Piazza pulita” - ogni riferimento alle piazze salviniane pare sia voluto - per “turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e corruzione elettorale”. Brutta storia. Su di lui, il Capitano Matteo, la Corte dei conti ha aperto un’inchiesta relativa ai viaggi con aerei della polizia. C’è poi la vecchia storia dei 49 milioni di euro, di bossiana memoria, che ritorna puntualmente chiamandolo in causa, i caso Siri e via dicendo.
Più si avvicinano le elezioni europee e più aumentano i problemi per il Capo leghista. A suo avviso, con molta probabilità, ci sarebbero diverse “manine” pronte a far di tutto per far precipitare quelle previsioni elettorali, anche se in calo, che lo vedono super vincente su Giggino 5Stelle. Parliamo del 32% rispetto al 23%, percentuale questa in salita ultimamente, dei Pentastellati. Secondo certi sondaggi i “grillini” staccherebbero di due punti il Partito Democratico fermo al 20,4%. Previsioni che vanno prese, come si usa dire, con il beneficio dell’inventario. In particolare quando pare che due italiani su tre non sanno ancora come votare alle Europee del 26 maggio.
Basta un non nulla, come può essere una comunicazione giudiziaria o un arresto, o per converso un fatto positivo, per far cambiare parere ad un gran numero di elettori. Una volta c’erano le ideologie, c’era il centro, la destra, la sinistra e anche fatti particolarmente delicati capitati ai partiti non facevano cambiare idea agli elettori. Oggi basta una notizia per “far saltare il banco”.