Sicurezza sul lavoro: un tema di civiltà.

Nov 27th, 2018 | Di cc | Categoria: Sindacato

 

di Edoardo Barra

 

Diciamo la verità, il tema della sicurezza sul lavoro appartiene alla categoria del “se ne parla in determinate occasioni”. Purtroppo, il momento in cui questo problema assurge al rango di dibattito è quando si manifesta nella maniera più cruenta e drammatica possibile. La tragedia delle disgrazie sul lavoro colpisce in maniera diretta, quasi improvvisa, apprendendola, spesso, da notizie stampa o dal chiacchierio quotidiano. Certo, si rimane sconcertati, quasi segnati. Ognuno cerca di capire come sia potuto accadere, chi fosse o fossero le persone rimaste vittime… ma quanto dura il tutto? Pochi minuti, magari il tempo del servizio televisivo o della lettura di un articolo, e poi? Poi si torna alla vita normale, dimenticando il dramma rimasto incancellabile per una famiglia che ricorderà per sempre come un genitore, un figlio, un fratello sia andato a lavoro senza tornare.

Nel 2017 il numero delle morti sul lavoro, nel nostro Paese, ha toccato la spaventosa cifra di 1.029, mentre nei primi nove mesi dell’anno in corso siamo già arrivati a 834, quasi il 10% in più rispetto allo scorso anno. Numeri agghiaccianti che dimostrano come la questione sia d’assoluta priorità e soprattutto di drammatica attualità. Anche perché questa è la punta dell’iceberg: Nel 2017 gli infortuni sul lavoro sono stati oltre 641.000, ma parliamo di casi denunciati. Resta un mondo nascosto fatto d’incidenti non dichiarati, spesso attentamente nascosti al fine di non far emergere problemi di precariato, lavoro nero o, peggio ancora, per non perdere il posto di lavoro. Tutti con una varietà di casi che vanno dal semplice infortunio alle più gravi menomazioni. Un quadro impressionante e, per certi aspetti, inverosimile.

Certo, procedure e leggi esistono, ma troppo spesso sono sottovalutate o, peggiore dei casi, prese come fastidiose normative a cui – teoricamente – attenersi. Vi è poi tutto l’universo fatto da quelle piccole realtà produttive che spesso non hanno modo né di apprendere ne, tantomeno, di mettere in atto ciò che invece dovrebbe essere naturale, ma soprattutto un diritto.

Il sindacato UGL ha fatto di questo tema un punto fondamentale della sua azione e, utilizzando lo slogan “lavorare per vivere” sta portando in molte piazze d’Italia una manifestazione visivamente d’impatto che mostra tutta la drammaticità della questione. 1029 sagome bianche, sabato scorso, hanno riempito piazza del Plebiscito a Napoli; rappresentavano i tanti, troppi lavoratori che non hanno fatto ritorno alle proprie case. Un’immagine che, per dirla come il Segretario Generale UGL Capone, è un vero “cazzotto nello stomaco”. La gente passando si è fermata, ha chiesto, qualcuno ha mostrato attimi di commozione, forse ricordando tra quelle sagome il volto di qualche caro.

Ecco, questa manifestazione rappresenta un forte richiamo affinché l’attenzione non duri pochi attimi, seppur sinceri, ma rimanga vigile in tutti e, nei posti di lavoro, pretenda tutti gli accorgimenti e precauzioni del caso. Ciò vale per le aziende, per gli stessi lavoratori, ma soprattutto per gli Enti di controllo e per lo Stato che deve, e ripetiamo deve, incentivare in maniera concreta le realtà produttive - soprattutto le più piccole - allo scopo di mettere in atto quanto necessario. Quello d’avere un lavoro dignitoso e sicuro che permetta di tornare a casa sereni per riabbracciare i propri affetti non deve essere un obiettivo, ma la normalità. Sulla locandina della manifestazione c’era scritto “se il lavoro è più sicuro, la società è più giusta”, come dargli torto?

 


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