Gas: paghiamo i ‘no’ della sinistra
Dic 9th, 2009 | Di cc | Categoria: Ambiente
Da gennaio cresceranno le tariffe del gas, per la prima volta dopo un anno di cali della bolletta. Alla “famiglia media” l’aumento costerà 26 euro l’anno, erodendo molto parzialmente i risparmi accumulati nell’anno precedente, quando la bolletta energetica (luce e gas) ha consentito a ciascun nucleo familiare di recuperare 220 euro su base annua. Questa la notizia, ridotta all’osso, da cui titoli cubitali (e terroristici) sui giornali con largo spazio alle “barricate” erette dalle cosiddette associazioni dei consumatori che evocano disastri per i bilanci familiari (per la precisione l’aumento vale 2,16 euro al mese, cioè 0,0072 al giorno) e chiedono di congelare le tariffe per il 2010.Sarà bene, dunque, fare chiarezza. C’è meno richiesta di gas, eppure il prezzo aumenta perché legato a quello del greggio. L’aumento è così in parte figlio di una ripresa dell’economia e in parte della speculazione mondiale sul petrolio. Ma è soprattutto il frutto dei ritardi accumulati nella politica energetica italiana a causa degli ostacoli frapposti dalla sinistra alla modernizzazione delle infrastrutture del Paese (vedi rigassificatori). Riassume Tabarelli, presidente di Nomisma Energia:”L’atteso rialzo rappresenta sì un onere per le famiglie e un segnale di potenziale preoccupazione per l’inflazione, ma anche di un risveglio, seppur timido, dell’economia mondiale” . Nello stesso tempo il balzo del prezzo del greggio è collegato anche “agli acquisti speculativi delle grandi banche, che dispongono di enorme liquidità”. Il dato essenziale è che è sbagliato drammatizzare questo aumento: per le dimensioni di impatto davvero modesto sui consumatori, per le logiche che ne stanno alla base. Va da sé, che non si può auspicare la crescita e nello stesso tempo pretendere che i costi delle tariffe restino fermi nel momento in cui ci sarà più richiesta di energia per far marciare fabbriche ed economia. Altro discorso – e ben più importante - merita quel che sta facendo il governo per rimediare a tutti i ritardi, i guasti e gli ostacoli frapposti dalla sinistra (di governo e di opposizione) ad una politica energetica moderna, efficiente e competitiva. Oggi, dunque, la domanda di gas è in calo, eppure il prezzo aumenta, perché legato a quello del greggio. La costruzione e lo sblocco delle autorizzazioni di nuovi rigassificatori, con ampia capacità di stoccaggio e di trasporto di gas, consentirà di creare un mercato spot, cioè parallelo e sganciato da quello del greggio, per il metano. Così come accade in Gran Bretagna e in Usa. Una prima operazione-spot di questo genere sul metano è stata già messa in atto dalla società che gestisce il rigassificatore recentemente inaugurato dal premiere a Rovigo. Altro gas sarà reso disponibile grazie allo sbottigliamento dei gasdotti Eni dalla Russia e dall’Algeria (21 miliardi di metri cubi in più l’anno) e dai nuovi rigassificatori che saranno costruiti in Sicilia, in Toscana, in Calabria.