Giuseppe Fiorello testimonial della quarta edizione di “Imbavagliati”
Set 23rd, 2018 | Di cc | Categoria: Spettacoli e Culturail Festival Internazionale di Giornalismo Civile
che dà voce ai reporter minacciati, esiliati e censurati
“Ho iniziato a raccontare queste storie perché mi sono ispirato a mio padre. Bisogna raccontare la semplicità della vita.
E’ un onore essere in questa giornata nel ricordo di Giancarlo Siani”
Il popolare attore protagonista dell’incontro
“Mai più soli!” (In che modo è cambiata, negli ultimi dieci anni, la narrazione audiovisiva dei fenomeni criminali), in collaborazione con la Fondazione Polis
Nel giorno del trentatreesimo anniversario dell’uccisione di Giancarlo Siani
Imbavagliati – Festival Internazionale di Giornalismo Civile
domenica 23 settembre ore 17,30 - Sala Atrio
PAN | Palazzo delle Arti di Napoli, via dei Mille 60
NAPOLI. “Scrivete ciò che sentite, non ciò che poi immaginate e interpretate. Purtroppo succede spesso: basta una virgola o uno spostamento di virgola e il senso cambia. Perché fai sempre questi film?, mi chiedono i miei figli. Fai qualcosa da ridere, facci divertire ogni tanto, mi sfottono un po’. Nella presa in giro c’è qualcosa che fino a qualche tempo fa mi sfuggiva ma che oggi ho capito: riproporre la normalità attraverso uomini che in qualche modo somiglino tutti a mio padre. Lui era un uomo normale, per niente eroico, era un appuntato della Guardia di Finanza. E c’era sempre una divisa, un pezzo di Stato dentro quell’armadio, un qualcosa che lui non ha mai ostentato. Piuttosto è stato lui a insegnarmi che bisogna essere normali, così sono diventato un cittadino che si preoccupa delle tematiche, che sta attento a ciò che accade intorno a sé, alla mia vita, alla mia famiglia, ai miei figli e alla gente comune. Sono onorato di essere qui a ricordare Giancarlo Siani”.
Attraverso il suo lavoro di interprete, sceneggiatore e produttore, ha dato un volto e un’anima a storie dimenticate di grande coraggio: è stato Giuseppe Fiorello, nella giornata in cui ricorre il 33esimo anniversario dell’assassinio di Giancarlo Siani, il testimonial d’eccezione della quarta edizione di “Imbavagliati”, in programma fino al 26 settembre al Pan, Palazzo delle Arti di Napoli, il festival Internazionale di Giornalismo Civile che dal 2015 dà voce ai giornalisti perseguitati. Di fronte alla Mehari, la macchina dove fu giustiziato dalla camorra il giovane cronista del Mattino, simbolo della manifestazione contro i bavagli all’informazione, l’attore ha partecipato in un affollatissimo incontro al convegno: “Mai più soli!” (In che modo è cambiata, negli ultimi 10 anni, la narrazione audiovisiva dei fenomeni criminali), in collaborazione con la Fondazione Polis. L’incontro ha voluto sottolineare quanto si sia evoluto, rispetto al passato, il concetto di legalità. Le fiction raffiguravano spesso i criminali come persone che si godevano la vita, quasi figure “mitiche”, modelli vincenti da imitare; mentre i magistrati, gli investigatori, le vittime erano descritti come personaggi cupi, sempre sulla difensiva. Oggi, invece, le “vittime”, gli eroi, i difensori della legalità trionfano anche negli ascolti, dimostrando che organizzazioni come la Fondazione Polis hanno contribuito a questa rivoluzione copernicana. Con Fiorello, Francesco Nardella vicedirettore di Rai Fiction; il deputato e pediatra napoletano Paolo Siani, fratello di Giancarlo Siani, già presidente della Fondazione Polis; Don Tonino Palmese, presidente della Fondazione Polis; Luigi De Magistris, Sindaco di Napoli.
DICHIARAZIONI
GIUSEPPE FIORELLO: “Scrivete ciò che sentite, non ciò che poi immaginate e interpretate. Purtroppo succede spesso: basta una virgola o uno spostamento di virgola e il senso cambia. Perché fai sempre questi film? Mi chiedono i miei figli. Fai qualcosa da ridere, facci divertire ogni tanto, mi sfottono un po’. Nella presa in giro c’è qualcosa che fino a qualche tempo fa mi sfuggiva ma che oggi ho capito: riproporre la normalità attraverso uomini che in qualche modo somiglino tutti a mio padre. Lui era un uomo normale, per niente eroico, era un appuntato della guardia di finanza. E c’era sempre una divisa, un pezzo di Stato dentro quell’armadio, un qualcosa che lui non ha mai ostentato. Piuttosto è stato lui a insegnarmi che bisogna essere normali, così sono diventato un cittadino che si preoccupa delle tematiche, che sta attento a ciò che accade intorno a sé, alla mia vita, alla mia famiglia, ai miei figli e alla gente comune. Ho sempre raccontato fatti reali, per il 90 per cento le mie storie sono realmente accaduto, con la differenza che io non ho mai seguito la tendenza e la moda grazie alla quale il crimine e il fascino del male hanno preso piede, tanto piede, fino a diventare un qualcosa di figo. Credo quindi che bisogna cambiare le tendenze senza essere troppo bacchettoni e buonisti. Bisogna sempre raccontare l’altra parte del male, che è poi la parte lucida, bella della vita, che è il bene. Ho raccontato per esempio una Scampia che mi interessava far sapere, visto che siamo a Napoli. Mi interessava dire che oltre la camorra, oltre Gomorra, oltre tanto genere di racconto c’era anche un signore che si chiama Gianni Maddaloni. All’interno di questo racconto c’è anche il male, però a me interessava rappresentare anche gli ostacoli che il male deve superare e sono tanti, ed è la parte più grande per fortuna”.
LUIGI DE MAGISTRIS (SINDACO DI NAPOLI): “Mai come in questo momento c’è bisogno di persone credibili come Fiorello, che fanno un gran lavoro per il bene comune, hanno il coraggio di mettere in campo azioni per evitare che storie e persone rimangano isolate. Con Beppe parlavamo di Riace e del sindaco Mimmo Lucano che entrambi sosteniamo, ma ce ne sono altre. In questo momento vedo un crollo della tensione morale, con un’operazione molto malefica ed astuta che viene condizionata dai vertici del paese, quella di considerare un pericolo le persone deboli e fragili con la pelle nera. Ricordo che il vero pericolo del paese sono le infiltrazioni mafiose, la corruzione nella politica e nello Stato di cui non si parla per nulla e nulla si fa. Questo è pericolo, perché se cade la tensione morale è molto difficile contrastarla”.
DON TONINO PALMESE: “Beppe Fiorello ha scelto una modalità di racconto per niente facile, in un mercato dove è facile prestare il fianco all’editore di turno per esaltare le cosiddette virtù eroiche della malavita o per una società che nonostante soccomba sotto il peso della sudditanza riesce anche a emergere e a risorgere da queste macerie. La sua testimonianza di narratore si collega a quella di Giancarlo Siani, con lui e suoi film abbiamo una grande occasione, quella di poter dire che non c’è nessuna realtà che non possa essere raccontata, diventando piuttosto motivo di realtà ed educazione nei confronti dei giovani”.