È l’ultimo paradosso della politica italiana. Un premier accusato di mafia e, nello stesso tempo, artefice della più efficace lotta antimafia che la storia d’Italia ricordi. Un premier sputtanato in mondovisione con un processo farsa, ma - per fortuna dell’Italia e degli italiani perbene - leader di un governo che sta decapitando Cosa nostra, ha arrestato 18 dei primi 30 superlatitanti (e 39 dei primi 100), ha sequestrato 5 miliardi di beni immobili, più di un miliardo di denaro liquido, e ha varato in soli 18 mesi una serie di nuove leggi, comprese alcune che rendono più severo il carcere ai condannati per mafia (il 41 bis) e consentono alle forze dello Stato di usare i soldi dei mafiosi nella lotta contro Cosa nostra. “Il nostro è il governo che ha fatto di più contro la mafia”, ha dichiarato Berlusconi. “È folle quello di cui mi accusano, sono cose incredibili”. A propria difesa il premier può contare su fatti e numeri precisi, frutto di una politica del fare che il governo ha dispiegato anche nella lotta alla criminalità organizzata. Cose ben diverse dalle chiacchiere assurde, totalmente prive di riscontri, dei suoi tre accusatori: il killer mafioso Spatuzza, uno che ha ammazzato 40 persone, ucciso un prete e sciolto un bambino nell’acido; il quotidiano la Repubblica; l’ex questurino ed ex magistrato giustizialista Di Pietro. Con il passare dei giorni, le accuse di Spatuzza e dei suoi solerti supporter si stanno rivelando per quello che sono: un boomerang, che colpirà soprattutto la sinistra e l’ala giustizialista delle toghe rosse guidata da Ingroia e Spataro. Gli italiani, infatti, giudicano in base ai fatti. E sanno che l’impegno contro la mafia del governo Berlusconi, e i suoi successi, hanno il conforto di numeri eloquenti. Ricordiamone alcuni: 3.630 arresti (in media 7 al giorno), 18 dei 30 latitanti più pericolosi consegnati alle patrie galere e alla giustizia (quasi uno al mese), 10.089 beni sequestrati (19 al giorno) per un valore di 5.629 milioni di euro, pari a 10,4 milioni di euro al giorno. A confronto con i 18 mesi del precedente governo di Prodi e della sinistra, il maggiore impegno del governo Berlusconi è evidente su tutto il fronte. · Operazioni di polizia giudiziaria: ben 377, con un aumento del 53 per cento rispetto al governo Prodi.· Arresti: 3.630, più 22 per cento.· Latitanti tratti in arresto: 282, più 87 per cento, incremento che sale al 131 per cento se l’esame si concentra sui 100 latitanti più pericolosi.· Beni sequestrati (10.089 in totale) per un valore di 5.629 milioni di euro: più 56 per cento.· Beni confiscati (2.673 in totale) pari a 1.753 milioni di euro (più 364 per cento). La difesa della legalità ha impegnato il governo su tutto il fronte del crimine organizzato, non solo su quello della mafia. Le 377 operazioni di polizia giudiziaria condotte in soli 18 mesi hanno infatti colpito: Cosa nostra con 80 operazioni, la ‘ndrangheta con 90, la camorra con 148 e la criminalità pugliese con 59. Quanti agli arresti, sui 3.630 totali, 916 sono stati a carico di affiliati di Cosa nostra, 751 a carico di uomini della ‘ndrangheta, 1.465 di camorristi e 498 di esponenti della criminalità pugliese. Per dare alla polizia e alla magistratura armi più efficaci contro il crimine organizzato, il governo Berlusconi ha varato numerose leggi, sollecitate da tempo dalle forze dell’ordine. Ricordiamo le principali:· Decreto sicurezza (legge 125 del 2008), che ha reso più incisive le misure per aggredire i patrimoni mafiosi, stabilendo che spetta al mafioso sottoposto a sequestro dimostrare l’origine lecita del patrimonio. Patrimonio che, una volta confiscato, non può più essere restituito agli eredi.· Nello stesso decreto sono state inasprite le pene per chi partecipa a un’associazione mafiosa estera e ha rafforzato le competenze delle procure distrettuali e della Dia (Direzione investigativa antimafia) in materia di prevenzione. · Legge 38 del 2009 che ha introdotto l’esclusione dagli arresti domiciliari anche per l’associazione per delinquere finalizzata alla tratta, al traffico illecito di stupefacenti e al contrabbando di tabacchi.· Legge 133 del 2008 sullo sviluppo economico, che ha introdotto il Fondo unico giustizia nel quale confluiscono le somme sequestrate alla mafia e i proventi derivanti dai beni confiscati; tali risorse sono immediatamente disponibili per la tutela della sicurezza pubblica, all’insegna del principio “lotta alla mafia con i soldi della mafia”.· Legge 94 del 2009 in materia di sicurezza pubblica, che ha introdotto numerose innovazioni, tra cui:· Misure di prevenzione patrimoniale, indipendentemente dalla pericolosità del soggetto al momento delal proposta;· Contrasto all’infiltrazione mafiosa negli appalti mediante il potere di accesso dei prefetti per il controllo dei cantieri pubblici;· Ampliamento del numero dei soggetti presso i quali è possibile compiere accertamenti per verificare le infiltrazioni mafiose (intermediari finanziari, agenzie di mediazione mobiliare);· Istituzione dell’Albo degli amministratori giudiziari, distinto in due sezioni, una ordinaria e una di esperti in gestione aziendale, ai quali sarà affidata l’amministrazione delle aziende sequestrate per evitarne il fallimento;· Procedure più celeri per destinare i beni confiscati alla collettività, affidando al prefetto delal provincia in cui si trova il bene confiscato la decisione sulla sua destinazione, in accordo con il Demanio;· Agevolazioni per le società sequestrate alla mafia, con la sospensione delle procedure esecutive, dei pignoramenti e dei provvedimenti cautelati intrapresi dai concessionari di riscossione delle imposte;· Affidamento in custodia alla polizia delle autovetture sequestrate, con evidenti risparmi di spesa;· Divieto di candidarsi alle elezioni per gli amministratori responsabili dello scioglimento dei consigli comunali o provinciali per infiltrazione mafiosa, oltre all’introduzione del principio di responsabilità per i dipendenti collusi;· Introduzione del regime più duro del carcere speciale (41 bis), anche su richiesta del Ministero dell’Interno;· Nuova fattispecie di reato per chi agevola all’esterno la comunicazione di chi è sottoposto al 41bis, punita con la reclusione da uno a 4 anni (aumentata a 5 anni se il colpevole è un avvocato o un pubblico ufficiale);· Esclusione dagli appalti pubblici degli imprenditori che non denunciano di avere subito un’estorsione, fatte salve le ipotesi di stato di necessità e di legittima difesa. Al 31 ottobre 2009 le somme recuperate e affidate al Fondo unico di giustizia erano pari a 665,7 milioni di euro. E dall’inizio della legislatura i consigli comunali sciolti per infiltrazioni mafiose sono stati ben 12.A fronte di queste cifre e di queste leggi messe in campo dal governo Berlusconi, il centrosinistra non può opporre granché. Gasparri, in un’intervista, ha ricordato che nel marzo 1999 il ds Pietro Folena non andò oltre una proposta di legge che prorogava il 41 bis (scaduto nel 1999) fino al 2002, proposta che passò come legge Folena-Gasparri e fu appoggiata dal centrodestra. Dopo di allora, il centrosinistra non ha fatto più nulla. È stato invece il governo di centrodestra a rendere definitivo il 41 bis nel 2002 (Castelli ministro della Giustizia). Una legge che è stata resa più severa nel 2008 dal governo Berlusconi dopo che alcuni boss avevano approfittato di alcuni punti deboli della legge.
Dunque, come ha detto Bossi, il governo Berlusconi “ha legnato la mafia”. E l’ha legnata di brutto, colpendola nel patrimonio e con il carcere duro. Che le accuse di Spatuzza contro Berlusconi possano rientrare in un tentativo di ritorsione mafiosa contro un avversario vero, oltre che nella ricerca personale di evitare la prigione a vita, a questo punto è un’ipotesi ovvia, quasi scontata. Considerarle credibili, come fanno la sinistra giustizialista e quella dipietrista, è solo l’ennesimo insulto al buon senso, un uso spregiudicato della giustizia per fini politici che ha già danneggiato in modo grave l’immagine dell’Italia all’estero. Questa bestialità della sinistra gli italiani perbene non la dimenticheranno mai.
Il matinale