E adesso al lavoro…

Giu 1st, 2018 | Di cc | Categoria: Politica

di Edoardo Barra

 

 

Dopo una gestazione complicata, colpi di scena a ripetizione e una straordinaria partita a scacchi giocata a più mani, finalmente il 65° Governo della Repubblica Italiana ha visto la luce. Una compagine giallo verde, a duplice testa, che molti guardano con speranza e altri con curiosità e perplessità.

Certo il modo con cui è stato gestito il post voto non è un esempio da seguire nonostante vada dato merito al Presidente della Repubblica d’aver preso per i capelli una situazione che stava sfuggendo di mano. Infatti, Mattarella attraverso una saggia (e rischiosa) operazione ha lasciato che la situazione si complicasse mettendo i nuovi leader di fronte alla brutale realtà: o elezioni subito con i mercati che segnalavano crisi profonda in arrivo e quindi un’assunzione di responsabilità pesantissima, o un’intesa veloce che rassicurasse anche i potenti di Europa con la presenza di uomini più pacati ai posti che contano.

Certo alcune posizioni dei protagonisti sono state troppo spesso ondivaghe e confuse. La stessa, bizzarra, idea dello impeachment del Presidente della Repubblica, poi rientrata con tanto di scuse, se non porta a sorridere, da chiara l’idea di quanta approssimazione vi possa essere stata.

Ma, nonostante tutto ciò, finalmente l’itala nazione ha i suoi rappresentanti che, in misura più o meno adeguata, rappresentano la maggioranza del Paese. ? un dato di fatto importante che pare abbia tranquillizzato un po’ gli stizzosi mercati europei pur lasciando uno strascico di cautela sulla reale portata dell’azione dell’esecutivo. Sì, perché è qui che si apre uno scenario dall’aspetto nuovo sebbene, per molti risvolti, ricalchi copioni ben noti. Il Premier sicuramente in questa fase non brilla per autonomia e iniziativa, ma in realtà – tranne alcuni casi in cui il leader era il vero manovratore del gioco – sono sempre stati i segretari di partito a decretarne il tragitto vitale. La differenza è che, oltre al poco rispetto verso le solite consuetudini, il Contratto sottoscritto dai due azionisti del Governo, presenta diversi punti contraddittori e una serie d’ipotetiche iniziative senza l’indicazione delle necessarie coperture economiche. Vi è poi la stessa squadra di ministri che presenta da un lato la freschezza di nuovi volti sui quali non ci lanciamo in giudizi senza averli visti materialmente all’opera, dall’altro però sono presenti personaggi forse poco conosciuti ai più ma di ben altra consistenza.

Il prof. Savona, il cui nome aveva scatenato l’iniziale turbolenza per alcune sue posizioni e, forse, per la figura non particolarmente gradita alla BCE di Mario Draghi, è solo quello di cui si è più parlato ma non certo il solo che gode di notorietà in certi influenti ambienti. Il Ministro dell’Economia Tria, ad esempio, è un conosciutissimo economista, molto vicino a Brunetta e al PDL per il quale è stato anche consulente in più occasioni. Agli Esteri invece troviamo Moavero Milanesi, uomo di esperienza governativa con Ciampi, Letta e Monti cui è legato da uno strettissimo rapporto. Tre nomi che danno l’idea di una solida elite interna al governo che ha in mano una serie d’importanti leve e che difficilmente risponderebbe passivamente alle indicazioni del prof. Conte o degli stessi Salvini e Di Maio.

In ogni caso c’è da riconoscere come i veri vincitori della partita siano Mattarella e Salvini. Il primo - dopo un avvio costellato d’indecisioni ed errori - ha recuperato alla grande imponendo scelte e tempi. Il secondo, dopo aver piazzato se stesso e i suoi in posizioni strategiche, considerando come il suo peso al momento è circa la metà di quello del M5S, è riuscito nell’impresa di far passare alcune specifiche caratteristiche leghiste nel Contratto, approfittando della debolezza di Di Maio per definire la partita governativa e non rompere con i suoi alleati originari. Infatti, di là dall’immagine plateale del voto di sfiducia di Forza Italia, rimane il fatto che la stessa formazione politica si è subito apprestata a chiarire come in futuro i provvedimenti saranno valutati caso per caso oltre ad aver piazzato, come abbiamo visto, in un ministero fondamentale (Economia) un professionista graditissimo a Berlusconi. Ma è andato oltre riuscendo ad assicurarsi il sostegno indiretto di Fratelli d’Italia che seppure non voterà la fiducia almeno si asterrà.

Un vero cesello politico che, tra l’altro, lo rafforza nei confronti del partner di Governo il quale, avendo già avuto sentore di una fronda interna critica, è molto legato alla sopravvivenza della compagine governativa. Circostanza quest’ultima che preoccupa relativamente Salvini il quale sa di possedere un tranquillo e persino vantaggioso paracadute nell’intatta leadership del Centrodestra. Ecco quindi come sia proprio il capo leghista a detenere il reale bandolo della matassa e a poter gestire, a sua discrezione, tempi e modalità di azione del governo.

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