Articolo Nebbie sulla Repubblica e Democrazia limitata

Mag 29th, 2018 | Di cc | Categoria: Politica

di Edoardo Barra

Dopo il 4 marzo, tutto si sarebbe potuto immaginare, ma che si arrivasse al punto in cui si è giunti credo che pochi, pochissimi, lo avrebbero potuto prevedere. Nel nostro Paese ci sono stati momenti drammatici, crisi politiche che hanno raggiunto livelli di preoccupazione altissimi, ma mai si era visto uno scontro istituzionale di tale portata. Da un lato il Capo dello Stato che ha assunto, nel corso del periodo post elettorale, una serie di iniziative che sono apparse il più delle volte dettate da convinzioni politiche più che da analisi oggettive, dall’altro la posizione di due partiti molto distanti tra loro ma impegnati a trovare una quadra su aspetti dei rispettivi programmi quasi inconciliabili. Ebbene, nonostante le mille perplessità che l’operazione poteva sollevare - a partire da un Premier senza peso sino ad arrivare a un Contratto privo di specifici dettagli – pareva si fosse giunti a una soluzione bilanciata che, pur destando molte curiosità, si reggeva su una concreta maggioranza.

A questo punto però il Presidente della Repubblica ha reso palese come la nostra Nazione appaia, al momento, una nazione a “democrazia limitata”.

Sì, perché di là dalle opinioni circa la compattezza della maggioranza venutasi a creare, il non dare l’assenso alla nascita di un Governo a causa di un nome indicato come Ministro non per la persona, ma per le idee espresse in passato circa la necessità di modificare alcuni aspetti e trattati dell’euro zona, appare decisione quanto meno discutibile e forzata. A parte il fatto che il prof. Savona è un esperto economico di fama internazionale, già ex Ministro della Repubblica e quindi dal profilo molto alto, la sua bocciatura potrebbe essere letta - anche per le parole stesse usate dal Presidente Mattarella - come un segnale verso l’esterno del tipo “la situazione è gestibile e sotto controllo”. Non è da escludere, infatti, che il profilo e le tesi di Savona avrebbero potuto esercitare una forza di persuasione nei confronti di altri Paesi europei. Un rischio da non correre.

La decisione del Colle, ha però scatenato le ire della Lega, del M5S e di Fratelli d’Italia, partito quest’ultimo che ha visto, in tale frangente, la possibilità di rientrare in un gioco dal quale sembrava escluso. Una rabbia che ha aperto una frattura di sistema tale da arrivare sino alla proposta (praticabile o meno che sia) da parte del partito della Meloni e del M5S d’impeachment del Capo dello Stato alla luce di quanto previsto dall’art. 90 cella Costituzione.

Un fatto di assoluta gravità che denota il livello di frizione raggiunto tra le varie posizioni. Una crisi pericolosa anche perché si stanno utilizzando termini che hanno un peso tra la gente. Di certo, dopo le dichiarazioni di attacco al Colle espresse dal M5S e Fratelli d’Italia, e dopo la poco felice uscita di Martina per il PD sull’essere pronti a scendere in piazza a favore delle Istituzioni, la posizione di maggior buon senso è proprio quella di Salvini che, pur rimanendo fortemente critico relativamente all’azione di Mattarella, getta acqua sul fuoco circa la messa sotto accusa del Presidente, forse conscio e preoccupato dei risvolti che potrebbe avere. Così Berlusconi che, seppur parte da vedute diverse, fa sapere di essere contrario a tale prospettiva.

Certo qualcuno si porrà l’interrogativo sul perché Salvini (il vero sponsor di Savona) non abbia accettato di dirottare verso altri nomi il Ministero dell’Economia, considerato come tutto il resto fosse di assoluto gradimento. Una domanda lecita, ma dalla risposta sin troppo evidente: il prof. Savona all’Economia rappresenta (va) per la Lega, insieme a Salvini al Viminale, il segnale di una evidente incisività sull’azione del futuro Governo e l’indicazione chiara al Paese del cambio di rotta rispetto alle politiche di sicurezza ed economiche sino a oggi perseguite. Qualunque altro nome sarebbe apparso una resa di fronte ad interessi che la Lega ha sempre platealmente condannato. Su questo, dobbiamo darne atto, il partito di Salvini è stato di assoluta coerenza e lo stesso leader ha mostrato uno spessore politico molto più consistente di altri.

Ma torniamo a Mattarella. Perché il Presidente si sia ostinato ad aprire una crisi istituzionale di tale portata resta la vera, inquietante, incognita della situazione. La preoccupazione dei mercati è certo un dato importante, ma non può e ne deve avere predominanza sul processo democratico di un Paese. Mattarella ha negato la possibilità di un mandato al Centro Destra (coalizione con il maggior numero di voti), ha deciso d’avviare una serie di consultazioni “bizzarre” e poi ha favorito il tentativo M5S – Lega, ben conscio che, se necessario, sarebbe stato semplice farlo saltare.

Azioni che sembrano quasi aver perseguito la convinzione espressa sin dai primi momenti circa la necessità di un Governo del Presidente. Ed ecco arrivare Cottarel

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