Braccialetti e Sindacato

Feb 7th, 2018 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale

La notizia che Amazon avrebbe ottenuto un brevetto per dei braccialetti da fare indossare ai propri dipendenti in modo da verificarne la posizione rispetto alle merci, ha prodotto una vera e propria alzata di scudi. In effetti il sistema, oltre a velocizzare l’individuazione dei prodotti in magazzino, consentirebbe di monitorare i movimenti del lavoratore all’interno dell’Azienda.La prima reazione a questa news è stata quella dell’UGL la quale, attraverso il proprio Segretario Generale ha definito, senza mezzi termini, il braccialetto incriminato “uno strumento schiavista” rimarcando subito, seguito a ruota da altri esponenti sindacali, l’assoluto disprezzo del metodo e del sistema. Certo però occorre riflettere sul fatto che nonostante l’attuale Ministro Calenda abbia affermato che mai i braccialetti saranno installati su polsi di lavoratori in Italia, con l’avvento del Jobs Act, una tale circostanza non appare impossibile da realizzare. Tra l’altro non giunge voce di aziende che abbiano preso immediate e adeguate distanze da una simile idea.Il caso specifico lascia dunque spazi a molte domande sul mondo del lavoro e sui diritti dei lavoratori oggi.Un tempo la conquista delle garanzie dirette a salvaguardare sicurezza, privacy e rispetto per la persona era il principio nobile del movimento sindacale. Si era, allora (e non troppo tempo fa), in una fase propositiva, dove le rivendicazioni guardavano avanti e non solo a difendere il difendibile.Oggi, l’equazione pare capovolta. Nel nostro Paese, il sindacato si è lentamente rinchiuso in un ambito sempre più angusto e la rappresentatività - soprattutto nei sindacati storici, quelli che un tempo si definivano “Triplice” - è in una fase di logoramento continuo. I motivi sono molteplici ma due appaiono i più determinanti.Il primo è legato al cambiamento del mondo produttivo: una mutazione veloce che ha visto il sindacato incapace di adeguarsi. Se poi questa incapacità si trasforma, come talvolta capita, in un sottile stato di asservimento, è inevitabile registrare sfiducia e allontanamento dal sindacato.L’altro motivo è la violenta intromissione dei partiti negli apparati sindacali con l’utilizzo strumentale delle proteste o con l’ausilio del cloroformio quando al governo c’era un esponente amico, digerendo - in quest’ultimo caso - anche indirizzi legislativi che un tempo, o con altri soggetti, avrebbero provocato sollevazioni popolari.Il sindacato, soprattutto in un momento dove il lavoro appare più “concessione” che “diritto”, dovrebbe quindi riconquistare il proprio ruolo, essenziale per la democrazia e per lo sviluppo economico-sociale. Un sindacato pronto a misurarsi con il futuro senza abdicare alla propria funzione, ritrovando la capacità di proporre nuovi modelli.Impietosa e cruda l’analisi del Segretario Nazionale UGL, Paolo Capone, quando in un editoriale afferma come “la modernità, che avrebbe di per sé molte potenzialità positive, per il momento sta tendendo non verso una migliore distribuzione delle fatiche e dei ricavi, ma solo ed esclusivamente verso una compressione dei diritti e delle tutele per i dipendenti in un mondo in cui la forbice del divario sociale è sempre più ampia e i lavoratori sempre più poveri e precari”. ? la sfida da affrontare: trovare la metodologia giusta affinché l’equilibrio tra le parti sia garantito. Per farlo occorre però liberarsi da preconcetti e guardare senza deformarla la realtà delle cose. ? necessario, infatti, che il movimento sindacale rimanga fedele a certi principi non negoziabili quali la differenzazione dagli stretti interessi dei partiti o come il battersi per la dignità dei lavoratori, contro l’alienazione da lavoro.Non bisogna inoltre dimenticare come - accanto alle proiezioni future - occorra porre massima attenzione alle situazioni attuali, non consentendo alibi atti a giustificare interventi che, in altri tempi, mai sarebbero stati accettati o, peggio ancora, lasciar che si consolidi l’idea del lavoro “concesso”. Questo sarebbe un passo indietro per tutto il mondo produttivo, la fine delle Organizzazioni Sindacali e un limite enorme alla democrazia.

 Edoardo Barra

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