Prima di domani: classiche reminescenze del genere e riflessione sulla modernità

Set 1st, 2017 | Di cc | Categoria: Spettacoli e Cultura

Tratto dal romanzo di di Lauren Oliver (“Before I Fall”, pubblicato in Italia col titolo “E finalmente ti dirò addio”), “Prima di domani“, richiama alla memoria pellicole passate alla storia di qualche anno fa.

Impossibile non pensare a “Ricomincio da capo”, a Bill Murray, al Giorno della Marmotta: qui però non parliamo di una commedia, ma di un cupo dramma, seppur aperto da una prima parte scanzonata e brillante.

Cosa succederebbe se avessi solo un giorno per cambiare assolutamente tutto? Samantha Kingston (Zoey Deutch) ha gli amici perfetti, il ragazzo perfetto e un futuro apparentemente perfetto. Finché, dopo una notte fatale, Sam si sveglia senza avere futuro: costretta a rivivere ogni giorno lo stesso giorno, la ragazza comincia a mettere in dubbio la perfezione della sua vita e ad imparare che anche un solo giorno può fare la differenza, non solo nella sua vita, ma anche in quella di coloro che la circondano.

Il gruppo giusto, le amiche giuste  è fondamentale, nella quotidianità di quel micromondo affascinante e crudele al contempo che è, ad ogni latitudine, la scuola superiore, differenziare fortemente il noi dagli altri, creare cerchi d’inclusione ed esclusione, spesso (se non esclusivamente) legati all’aspetto fisico. Sam e le sue amiche sono belle, alla moda, inseparabili, solidali tra loro (all’apparenza), coalizzate. sDopo una festa, il SUV con a bordo le quattro ragazze perde aderenza, si ribalta e … Sam si risveglia alle 6:30 del “Giorno dei cupidi”, ancora, ancora e ancora.

Ad una prima parte che avvince, anche per un’azzeccata costruzione della suspense (Sam annuncia in voice over, come in “Viale del tramonto” e “American Beauty”, che quello che stiamo per vedere è l’ultimo giorno della sua vita) segue un secondo atto statico, una volta che si comprende il meccanismo e la struttura del loop temporale. Ma lo scioglimento del terzo atto risolleva il film conducendolo verso un finale struggente e tutt’altro che scontato. L’abbandono della consequenzialità temporale rappresenta parimenti il traumatico abbandono dell’adolescenza, delle regole di branco, l’attraversamento della linea d’ombra che conduce alla vita adulta, linea che non tutti riescono ad attraversare.

Consigliata la visione a tutti per riflettere sulla propria vita e su come migliorarla in momenti nei quali tutto ci sembra impossibile.

Salvatore Aulicino Mazzei

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