La storia raccontata da Mel Gibson: La Battaglia di Hacksaw Ridge
Feb 10th, 2017 | Di cc | Categoria: Spettacoli e Cultura
Si può scegliere di servire il proprio paese e combattere una guerra, essere in battaglia con le pallottole che ti fischiano davanti sfiorandoti ogni volta e le granate che ti esplodono vicino e non uccidere nessuno? Si può scegliere di farlo senza toccare nemmeno un’arma?
A quanto pare la risposta è sì e la storia, quella magari non raccontata nei libri di storia ma tramandata e poi passata dalla leggenda alla realtà ci aiuta ad affermarlo con forza: Sì, è possibile!
La Battaglia di Hacksaw Ridge segue le avventure, di guerra e spirituali, di Desmond Doss (Andrew Garfield) il primo soldato obiettore di coscienza ad essere decorato con la Medaglia d’Onore. Siamo alla fine del secondo conflitto, la fanteria statunitense ha la missione di conquistare Okinawa così da prendersi il Giappone. Il successo o il fallimento passano per la battaglia di Hacksaw Ridge. Nello scontro brutale si distingue Desmond Doss, un soldato molto religioso, avventista del settimo giorno, che vuole servire la patria ma non toccare un’arma. La sua Fede gli impedisce di uccidere qualcuno, ma Doss non vuole togliere le vite ma salvarle. Nella notte di Okinawa, il giovane soccoritore salva, da solo, oltre 70 commilitoni senza colpo ferire.
Il ritorno di Mel Gibson alla regia è un continuo richiamo ad elementi cinematografici già conosciuti. Al cinema l’attore simbolo degli anni ‘80 racconta ancora la storia di un guerriero che affronta il sacrificio per elevarsi e, suo malgrado, consegnarsi alla Storia. Fu così per Braveheart e poi per Apocalypto e oggi per la vicenda di Doss. racconta il conflitto tra Giappone e Stati Uniti con una epica e una retorica classica. Difatti, come nel cinema classico, il conflitto è chiaro e così il suo svolgimento:l’innocenza degli anni pre bellici, la centralità dell’addestramento per forgiare la mentalità, il conflitto e il suo esito comunque devastante.
Per Mel Gibson fervente credente, tutto quello che serve è la Fede: in Dio e poi in se stessi. Doss non si stacca mai dalla sua Bibbia e si rivolge al cielo nella sua notte più buia: “Ti prego mio Signore, aiutami a salvarne ancora uno” dice implorando di poter soccorrere un altro compagno dalla furia nemica. Ecco allora che spunta un altro elemento lampante, già noto in realtà: la radicalità delle convinzioni religiose di Gibson che si trasformano in Cinema.
La posizione radicale di Gibson che usa una storia vera per dare valore alla Fede, è certamente passibile di critiche, contestare la posizione morale e ideologica di Mel Gibson, la sua evidente e radicale convinzione religiosa, la passione che fa esplodere nell’immagine e nell’architettura di battaglia. Nella sequenza dell’assalto di Hacksaw Ridge si rivede la potenza spettacolare dei grandi war movie. Corpi smembrati, budella in mostra, proiettili fendenti caricati da un ottimo montaggio sonoro, il caos della battaglia ci immergono in una guerra scriteriata con grande tensione e pathos emotivo.
La Battaglia di Hacksaw Ridge è anche una pellicola figlia dei tempi, nel 1998 c’era un soldato da salvare ora un soldato salva tutti. Il paragone con Salvate il soldato Ryan di Spielberg è calzante, c’è un impatto dirompente simile a quel film che vinse cinque oscar alla fine degli anni Novanta. Non ci sono solo muscoli fisici e spirituali, quelli della fede di Doss, in La Battaglia di Hacksaw Ridge ma anche un grande dilemma morale - fare la guerra pur essendo pacifisti - che viene messo in scena con grande vigore, sentimento e potenza. Quello di Gibson è un ritorno alla regia che lascia il segno.
Salvatore Aulicino Mazzei