Get Out: Scappa! , horror/comedy che critica il razzismo
Giu 1st, 2017 | Di cc | Categoria: Spettacoli e Cultura
Jordan Peele fa centro all’esordio, il giovane regista infarcisce un’opera prima ricca di originalità saltando con maestria da un genere cinematografico all’altro, thriller, commedia, satira.
La storia sembra banale, lui e lei sono una coppia mista(lei bianca, lui di colore), lei è figlia di un cacciatore coloniale e di una parapsichiatra, domestica e giardinieri sono neri e il fratello di lei, ansiogeno alla ennesima potenza sembra venuto fuori da “Funny Games”.
La questione razziale è trattata in maniera fuori dal comune, si gioca sulla cromaticità di utensili ed oggetti, si scava nel profondo dell’animo umano quando gli invitati “bianchi” ospiti della festa appositamente organizzata si contendono il protagonista nero come in una moderna trattativa coloniale.
Il film di Peele è ricco di trovate geniali, arriva a inventarsi una dimensione onirica tutta nuova, il “Sunken Place”, lo sprofondo della coscienza per le vittime, spettatori passivi dell’horror che stanno vedendo, vivendo e subendo, consapevoli di quello che accade, ma incapaci di opporsi alle altrui intrusioni, incapaci di fare la cosa giusta.
Il Sunken Place è una metafora della negritudine, un atto di accusa tremendo alla pax di Obama, la pace sociale che per molti resta una resa sociale, l’oblio volontario delle discriminazioni multirazziali ancora, drammaticamente, in essere.
Peele lavora da esperto mestierante con i simboli: il cervo investito all’inizio, ad esempio, presagio di sventura e preda per antonomasia, introduce il gioco dei gatti con il topo. Peele scandaglia i rituali sociali: i modi patriarcali degli Armitage contrapposti ai modi da city life di Chris; l’ipnosi e la psicanalisi come moderne schiavitù; giochi quali bingo, badminton, bocce.
Saranno proprio quei rituali sociali a trovare il loro epilogo nella asta per Chris il quale, preda dapprima inconsapevole e poi bloccato dalla impossibilità di reagire, riuscirà con un trucco di intelligenza a liberarsi da questa moderna schiavitù.
Quando il protagonista viene scelto, il suo destino è quello che gli venga trapiantato il cervello, nel loro delirio di onnipotenza gli Armitage avrebbero trovato una tecnica sicura attraverso l’ipnosi, per lasciare la vittima in stato catatonico e trasferire su persone più anziane il cervello di un “negro giovane”.
Nel mentre del racconto filmico Peele non disdegna scene volutamente comiche che se è vero che stemperano per un attimo la tensione, la fanno ritornare ancora più efficace con tutta la sua carica adrenalinica.
Lo spettatore non si aspetti un capolavoro di tecnica cinematografica ma sicuramente un film in grado di stupire e lasciare per qualche ora lo spettatore a riflettere sulle brutture umane e le devianze della società.
Quando Chris chiede: “perché lo state facendo a tutti i neri?”, La risposta è: “perché vanno di moda”.
Salvatore Aulicino Mazzei