Intervista con Andrea D’Ambrosio regista del film prossimamente in uscita nelle sale: “Due euro l’ora”
Mar 30th, 2016 | Di cc | Categoria: Spettacoli e Cultura
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Il tuo film “prende le mosse” da un fatto realmente accaduto, una tragedia del mondo del lavoro sommerso, ce ne vuoi parlare?
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L’idea di realizzare un film dedicato ad un argomento così attuale da dove trae origine?
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Come hai scelto gli attori, in base a quali caratteristiche?
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Sei già stato autore di una bella sceneggiatura scritta per INAIL, “I frutti del lavoro” un cortometraggio nel quale raccontavi il mondo del lavoro e le sue difficoltà viste con gli occhi di un bambino….
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Hai affrontato più volte quindi, il tema del lavoro in Italia, lavoro nero, lavoro sommerso, dall’idea che ti sei fatto, ritieni che si posa migliorare? Se sì in che modo?
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Quali sono stati i tuoi maestri cinematografici? Raccontaci un po’ della tua formazione personale
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Il cinema in Italia è in una fase di “empasse”, come ha detto qualcuno o ci sono nuove idee che presto prenderanno piede?
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Che giudizio dai al tuo film in prossima uscita? Sei sodisfatto del risultato conseguito?
RISPOSTE
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Il film prende spunto da un fatto di cronaca accaduto nel 2006. A Montesano sulla Marcellana in provincia di Salerno due donne Annamaria e Giovanna morirono in un materassificio abusivo mentre lavoravano a due euro l’ora. Giovanna era minorenne. Questa vicenda mi sconvolse a tal punto che decisi di seguirla per farci un documentario. Ma poi mi accorsi che una storia sarebbe stata più adatta a raccontare la vicenda. Allora con la sceneggiatrice Donata Carelli abbiamo deciso di mantenere il fatto di cronaca ma i personaggi sono inventati. Per dirla alla Francesco Rosi “i personaggi sono immaginari ma autentica è la realtà che li produce”. Lo abbiamo fatto per rendere la storia universale. Non un film denuncia, ma una storia sulla normalità. Una storia d’amore forse.
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L’idea nasce dalla voglia di raccontare cosa è il lavoro nell’Italia di oggi. Nell’Italia di Renzi. Ormai lavorare a due euro l’ora è la normalità, non è più un fatto isolato. La fame di lavoro ci costringe spesso ad accettare lavori usuranti e sottopagati. E al sud la situazione è ancora peggiore con laboratori e scantinati abusivi che ormai sono l’unico modo per sopravvivere per molte realtà.
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La scelta degli attori è avvenuta attraverso un casting serrato. Ma la cosa che mi ha colpito di più sono le facce degli attori. Quasi maschere. A partire da Servillo e la Baffi. Attori di teatro ma dalla capacità di interpretare qualsiasi ruolo.
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I frutti del lavoro finanziato da Inail Campania è una favola moderna. E’ un lavoro che amo molto, forse una delle cose più belle che ho fatto. Perché racconto il lavoro, la scuola, i paesi del sud…tutti temi che ritroviamo in due euro l’ora….
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Il lavoro deve essere un diritto sacrosanto di ogni individuo…oggi il lavoratore è solo di fronte ai problemi. Prima c’era una tutela, c’era quella che i sociologi chimerebbero coscienza di classe. Oggi il precariato corrode le nostre vite, le maciulla e ci rende schiavi. Sempre di più.
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Be sono cresciuto con le lezioni di Giuseppe De Santis (riso amaro, non c’è pace tra gli ulivi) Ettore Scola, Carlo Lizzani, Ugo Pirro. Ho conosciuto e mi sono formato con i grandi maestri del neorealismo. In un’Italia migliore di questa. Quando il cinema in questo paese era un arte che aveva un seguito. Oggi la situazione mi sembra sempre più difficile.
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Il cinema italiano è fermo. Paolo Sorrentino ha detto che il cinema è vivo ma gli italiani non se ne accorgono. E’ proprio così. C’è una grande vitalità ma i film arrivano a poche persone. Anche se vinci Cannes o Berlino non cambia nulla. Per la gente vale più una brutta fiction in tv che un bel film al cinema. E’ l’Italia dei consumi. Quella che Pasolini definiva l’Italia post-fascista e omologante.
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Un film è come un figlio. Non diresti mai che è brutto. Lo abbiamo fatto. E questo conta. Il resto è noia.
Salvatore Aulicino Mazzei