Matilde Sorrentino una donna di Torre Annunziata
Mar 29th, 2016 | Di cc | Categoria: Spettacoli e Cultura
Il 26 marzo del 2004, moriva, freddata da alcuni colpi di arma da fuoco, Matilde Sorrentino una donna di Torre Annunziata in provincia di Napoli, una delle tante vittime di camorra, una delle tante vittime del macro fenomeno mafia.
Una mamma che al momento della morte lascia due figli ed il marito, ammazzata perché aveva denunciato un caso di pedofilia avvenuto nella scuola dove i suoi figli andavano quotidianamente. La denuncia di un sistema marcio e malato, colluso con poteri sotterranei che probabilmente nessuno scoprirà mai.
I due principali indagati per le sevizie ricevute dai bambini, furono ammazzati poco dopo. A Torre Annunziata la voce del popolo disse: “La camorra ha fatto pulizia”. Una giustificazione popolare di un giudizio che dovrebbe essere solo divino, dare e togliere la vita dovrebbe essere una cosa appannaggio solo di Dio. Ma in terra di camorra non funziona così.
Quest’anno, a distanza di dodici anni dalla tragica morte di mamma Matilde, si è tenuta a Torre Annunziata, una manifestazione davanti al monumento dedicato alle vittime innocenti della criminalità organizzata. Vi ha partecipato una buona fetta della società civile ma è risultata risuonare e non poco nei presenti, la mancanza delle istituzioni, l’ennesimo schiaffo, l’ennesima vittoria seppur simbolica dell’altra parte.
I figli di Matilde, assenti alla cerimonia hanno commentato con un laconico: “così vincono loro”.
Ricordiamo l’antefatto della vicenda; Matilde Sorrentino viveva in un quartiere popolare di Torre Annunziata il cosiddetto quartiere poverelli, denunciò, insieme ad altre due madri, una banda di pedofili che avevano commesso abusi sui loro figli.
I fatti risalgono al 1996. teatro, la scuola elementare del Rione dei Poverelli di Torre Annunziata. In quel periodo tre bambini, di età compresa tra i 5 ed i 7 anni, furono scelti da una banda per avviare uno dei commerci più fruttuosi ed osceni degli ultimi tempi: quello di materiale pedopornografico. Loro complici, un bidello che indicò i bambini più poveri, e Pasquale Sansone, all’epoca impegnato in lavori socialmente utili in un’altra scuola della zona, che li adescava promettendo loro pochi spiccioli “per il gelato” se lo avessero seguito “e fossero stati gentili”.
I bambini caddero in trappola e furono prima violentati nel cortile della scuola, poi in una casa gestita da alcune donne. Quello che accadde tra quelle mura fa orrore soltanto ad immaginarlo. Ma c’era chi era disposto a pagare per vederlo. Il tutto era ripreso da un cameraman. I bambini venivano ubriacati e drogati. Luogo delle violenze, un garage dove le vittime venivano legate e incatenate a un pannello di legno, ma anche nei bagni della scuola o in appartamenti non lontani da casa.
Uno dei bambini, pressato dalle domande della madre, che aveva notato lividi ai polsi ed alle caviglie del figlio, crollò e raccontò tutto. Partì l’informativa per la Procura della Repubblica di Torre Annunziata. Il caso fu dapprima archiviato per insufficienza di prove, ma poi l’inchiesta venne riaperta. La prima madre venne inoltre affiancata in seguito da altre due madri, che denunciano ai carabinieri nell’autunno del 2006. Man mano la situazione venne ricostruita, e si fece luce sull’identità degli orchi.
Nel 1999 Ciro Falanga e Pasquale Sansone, condannati rispettivamente a 13 e 15 anni per le violenze commesse due anni prima contro i bambini, caddero sotto i colpi di quelli che parevano essere sicari mandati dalla camorra. Il primo a morire in un agguato fu Ciro Falanga, 58 anni, raggiunto nella sua tabaccheria di via Plinio. A sparare, un uomo col volto coperto da un casco.
Quindici ore dopo l’ultima ora scoccò per il quarantottenne Pasquale Sansone. I killer lo raggiunsero in via Traversa Plinio, a venti metri di distanza dall’agguato precedente. Erano in motorino, casco sul volto. Uno di loro scese e svuotò il caricatore su Sansone.
«Nel campo delle ipotesi - disse allora il procuratore capo di Torre Annunziata, Alfredo Ormanni - occorre prospettare anche quella della camorra vendicatrice, che non tollera la pedofilia. Alla base di ogni ipotesi, c’è comunque la scarcerazione degli imputati, condannati tutti a pene pesanti, ma scarcerati in attesa del giudizio di appello».
Qualche anno dopo la “mano vendicatrice” raggiunse Matilde Sorrentino, da lì la storia è quella che vi abbiamo raccontato.
A distanza di anni l’impressione è che nella cosiddetta società civile, resti nella mente delle persone solo un ricordo sbiadito e tanta rassegnazione. Quello che emerge dalle indagini e da quegli anni è uno spaccato sociale di degrado estremo. Se Cristo si era fermato ad Eboli nel celebre romanzo di Carlo Levi, probabilmente in quegli anni aveva dimenticato Torre Annunziata.
Riposa in pace Matilde, riposa in pace insieme alle tante vittime innocenti di camorra.
Salvatore Aulicino Mazzei