Napoli a Venezia: Il festival del cinema ospita ancora Parthenope

Set 10th, 2017 | Di cc | Categoria: Spettacoli e Cultura

Metti un film dallo smaccato titolo neo-melodico, metti per ipotesi che affronti argomenti forti come criminalità e camorra, aggiungici un cast di attori di eccezione  e fondi insieme musicale e dramma ne uscirà fuori Ammore e Malavita, il film dei Manetti Bros. presentato ieri alla mostra del cinema di Venezia.

In questo film che ha suscitato risate ed applausi, i registi fondono la Napoli di “Gomorra” con quella di “Tototruffa”, la propensione di chi scrive così come quella dei registi è tendente alla seconda ed infatti è proprio la Napoli di “Gomorra” ad essere ridicolizzata. La storia narrata presenta nella sua semplicità stralci di mistero e azione ma in sintesi il film è da annoverarsi nella categoria del “leggero.

Ciro è un ragazzo di borgata trasformato in killer a pagamento che con il suo fratello d’armi Rosario (un bravissimo Raiz) è da anni al servizio di una coppia di camorristi. Don Vincenzo  Carlo Buccirosso, che qui si sdoppia nel ruolo di un commesso in tutto simile al boss, donna Maria una sorprendente Claudia Gerini che canta, balla, e recita in napoletano.

Quando donna Maria, appassionata di film, dagli action alla James Bond alle commedie romantiche in stile Notting Hill, elabora un piano per uscire di scena insieme al marito boss e a ventiquattro diamanti, il povero commesso sosia viene ucciso e messo nella bara come Don Vincenzo. Ma quando un’infermiera vede per sbaglio il boss vivo è deciso che deve essere eliminata. E quando Ciro va per ucciderla scopre – sulle note di What a Feeling di Flashdance in napoletano – che si tratta della sua fidanzatina di ragazzo. Rifiutandosi di ammazzarla finisce inevitabilmente in una spirale di violenza e regolamento di conti.

Il film che sarà nelle sale dal 5 ottobre, è un modo diverso di vedere e raccontare la città , uno sguardo su Napoli alternativo ma classico, se andiamo a Napoli una città piena di problemi ma anche di arte, cultura. Napoli viene spesso raccontata come una cartolina che sia la cartolina del Golfo oppure quella delle Vele di Scampia, noi prendiamo simpaticamente in giro questa moda di raccontare la città solo attraverso il suo lato negativo.

giocano con tutti gli stereotipi sulla città i Manetti Bros. i suoi abitanti così tanto teatrali e geniali  giocando li disinnescano, li ridicolizzano, li umanizzano. “Partiamo da un cliché anche sul carattere dei napoletani, la loro genialità alla Totò – dicono i Manetti – il film è una personale rivisitazione della sua forma artistica più densa e popolare, la sceneggiata. La nostra Napoli non è solamente la città cupa e disperata che si racconta ultimamente in cinema e tv, ma anche una Napoli che, malgrado tutti i problemi, stimola con il suo fermento culturale e ispira con la sua carica di umanità”.  

Una particolare menzione a Carlo Buccirosso che  ha un piccolo ma incisivo ruolo qui si sdoppia, canta. È lui ad aprire il film da dentro la bara: “I Manetti mi hanno fatto finalmente morire – dice l’attore – e morendo cantando mi hanno fatto sdrammatizzare la morte. Sono convinto che la sdrammatizzazione sia il tema del film”.

 

Un film che ha superato la prova del festival del cinema di Venezia e ha sfatato il tabù della neopromossa che vince in casa dei campioni d’Italia.

 

Salvatore Aulicino Mazzei

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