Allo sbando
Lug 16th, 2017 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale
di Edoardo Barra
Negli ultimi giorni è apparso evidente come un pezzo importante della nostra politica sia, di fatto, in una situazione che definire confusionale è fin troppo gentile. Ci riferiamo a quello schieramento seduto in Parlamento negli scanni di sinistra, oggi in preda a convulsioni tali da far perdere il senso dell’orientamento agli elettori che si riconoscevano in esso e, più in generale, all’intero palcoscenico politico italiano.
Se, infatti, una volta esisteva una sinistra che, con tutti i limiti e diversità, esprimeva comunque logiche individuabili e precise, oggi siamo in presenza di un’accozzaglia d’idee che non serve né per un serio confronto con la parte politicamente avversa né, tantomeno, per esprimere nuovi indirizzi.
Il Partito Democratico, discendente di quella tradizione è diventato una compagine sconnessa, con concetti liberisti mal concepiti e retaggi di sinistra piuttosto vaghi. In sostanza la metamorfosi politica che avrebbe dovuto riscrivere una sinistra moderna e più vicina ai nuovi ceti sociali si è trasformata, nelle mani del club renziano, in una sorta di sistema chiuso, autoreferenziale, lontano dalla gente e, quel che è peggio, privo di opinioni atte a bilanciare le politiche liberiste più spinte. Questo equilibrio o confronto, che dir si voglia, è però necessario per sostenere l’architrave del sistema politico parlamentare.
In tutto ciò il Partito Democratico si sta rivelando un orpello utile solo a elevare al rango di “principe” il proprio capo e a “corte” i suoi più stretti collaboratori. Poco importa che la coerenza sia data alle ortiche. E’ molto più vantaggioso strizzare l’occhio al potentato di turno che serve, ha servito o potrà servire alla causa. Ecco dunque lo spostare continuamente il tiro e l’attenzione, la velocità degli slogan, il puntare sempre verso un obiettivo diverso. In questo modo si distrae la gente e si nascondono i fallimenti.
Chi non ricorda la frase “sei tutto chiacchiere e distintivo” urlata da Robert De Niro nel film di Brian de Palma “Gli intoccabili”? ebbene, se nel contesto del film quel grido fu l’ultima manifestazione di un dominio ormai al termine, quelle stesse parole potrebbero invece oggi ben rappresentare il nuovo potere.
La fine ingloriosa del giornale L’Unità è il segno definitivo dello strappo compiuto. Il dopo Referendum, che rappresenta un punto di non ritorno, è stato gestito dal PD in un modo tanto scomposto da portare alla disfatta delle amministrative. Il tutto privo di concrete proposte per il lavoro, per la sicurezza, per l’immigrazione, insomma per il Paese.
Quello che sta succedendo è da seguire con molta attenzione e qualche preoccupazione. Il progetto di una nuova sinistra è in fase di definizione, ma sono ancora troppe le differenze tra le varie anime di quella parte che rifugge dall’idea renziana. Non esiste, al momento, una struttura in grado di dar voce al popolo di sinistra. Certo, alcuni segnali fanno sperare che qualcosa di nuovo e tangibile possa nascere, ma occorrerà tanta forza e umiltà per rimettere insieme i delusi e i cocci di una storia frantumata.
Non sarà un personaggio in particolare a consentire alla sinistra di riprendere il proprio ruolo, come pure la ricerca spasmodica di un’etichetta non è indispensabile. Quel che serve è la visione di una sinistra propositiva che poggi la propria azione sui valori socialisti, libera da ambizioni personalistiche. Una sinistra che si ritrovi nel mondo del lavoro, che riprenda la capacità di colloquiare con le forze sindacali e che non guardi con esagerato interesse a segmenti della società troppo distanti dal proprio DNA. Questo servirà per garantire, attraverso un confronto serio con la controparte politica, il giusto equilibrio al Paese e tentare la rinascita. In alternativa sarà solo un consegnare la nazione nelle mani di una demagogia fine a se stessa e priva di prospettive, o - peggio ancora - di un populismo manovrato nell’ombra.