Presentato a Roma il Progetto “LAB.ORA – MILLE GIOVANI. SERVITORI DEL BENE COMUNE”
Lug 11th, 2017 | Di cc | Categoria: ReligioneUn nuovo protagonismo dei giovani in risposta all’appello di Papa Francesco
È stato presentato a Roma, lunedì 10 luglio, nel corso di una conferenza stampa tenutasi all’Hotel Columbus, il progetto “LAB.ORA – MILLE GIOVANI. SERVITORI DEL BENE COMUNE”, iniziativa nazionale promossa dall’Associazione “LAUDATO Si’”.
Ispirato al Discorso di Papa Francesco al V Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze il 10 novembre del 2015 – «il modo migliore per dialogare è quello di fare qualcosa insieme, di costruire insieme, di fare progetti» – LAB.ORA MILLE GIOVANI è un Progetto innovativo e sistemico, volto a offrire un contributo di fraternità e di approfondimento interdisciplinare per un nuovo protagonismo territoriale dei giovani.
Il Progetto, realizzato in collaborazione con le Conferenze Episcopali Regionali, è già stato realizzato a Vico Equense, per la Campania (dal 30 novembre al 4 dicembre 2016) e a Sestri Levante, per Piemonte, Valle D’Aosta e Liguria (dal 17 al 21 maggio 2017). Dal 19 al 23 luglio p.v. è in programma il LAB.ORA in Sicilia, a Caltagirone. Le Regioni prossimamente interessate al Progetto sono l’Emilia Romagna e Le Marche.
Moderati dal giornalista Alessandro Banfi, direttore della trasmissione televisiva di Mediaset Matrix e già direttore di TgCom24, sono intervenuti:
Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo e della Fondazione Vaticana “Centro Internazionale Famiglia di Nazareth”: «L’Associazione “Laudato si’”, che promuove il progetto Lab.Ora sul territorio nazionale, non è la sommatoria di presidenti, di associazioni, di Rettori di università, di istituzioni e altri enti presenti sul nostro territorio. Ci spinge a collaborare lo spirito di amicizia, in discontinuità metodologica con altre intraprese del passato, per la realizzazione di un progetto interdisciplinare e sistemico fondato sulla collaborazione di laici e vescovi sul territorio per la promozione di giovani costruttori del bene comune. Non abbiamo intenzione di creare nuove strutture o appartenenze, piuttosto favorire processi generativi d’impegno a trazione giovanile su tutto il territorio italiano. Siamo sinceramente mossi dal tema della “conversione” che Papa Francesco sta chiedendo ai corpi intermedi e ai modelli di leadership che rappresentiamo. La parola “conversione” accompagna continuamente l’eloquio del Pontefice, intercetta i pastori, i responsabili della cosa pubblica del nostro tempo, ma certamente anche i laici impegnati cristianamente ispirati. Lab.Ora è dunque un servizio gratuito e generoso offerto da testimoni qualificati afferenti alle molteplici anime umanistiche e tecnico scientifiche del Paese per la promozione di una nuova classe dirigente, di nuovi, intelligenti e operosi servitori del bene comune nel nostro Paese Dunque, la ricchezza di talenti, di carismi, di sensibilità accademiche e culturali diverse, di buone prassi imprenditoriali e la loro interazione, sono la novità di Lab.Ora. Si propone una rielaborazione creativa dell’Enciclica Laudato sì a partire dalla Dottrina Sociale della Chiesa, che guarda al grande scibile umano e alle grandi potenzialità che i nostri giovani già esprimono. Al termine di Lab.Ora non ci sarà un nuovo movimento politico, ma la costruzione di personalità forti e motivate che potranno prendere parte autorevolmente alla vita del Paese, nei ruoli e nei luoghi dove la Provvidenza vorrà collocarli»;
Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, consigliere generale presso lo Stato della Città del Vaticano: «La visione di Lab.Ora è di porsi come servizio alla società. Il metodo è innovativo: partendo dalla Dottrina sociale della Chiesa, individuiamo gli snodi su cui riflettere, affinché la Dottrina vivifichi l’azione di ciascuno e la vita della stessa società. Le settimane di Lab.Ora sono occasione di discussione, approfondimento, di inquadramento e di conoscenza di un rapporto reciproco, in uno spirito di assoluta libertà. Il ruolo dei testimoni, in questo contesto, non è orientato alla mera intellettualità, ma alla condivisione di un’esperienza sulla base del retroterra culturale che viene messa a servizio dei giovani»;
Francesco Bonini, Rettore dell’Università LUMSA: «Abbiamo la consapevolezza che Papa Francesco debba essere preso in parola e messo in pratica. Partendo da questa premessa, queste sono le scelte effettuate: la conversione, la discontinuità, la concretezza, l’allargamento dei cuori e delle menti, superando le appartenenze chiuse per riposizionare il servizio ecclesiale verso la sintesi e l’investimento. L’idea della formazione testimoniale, missione che ci mette all’opera e in discussione in quanto “padri”, più che professori o rappresentanti di istituzioni, è un bene grande per i nostri giovani e figli»;
don Aldo Buonaiuto, animatore spirituale della Comunità Papa Giovanni XXIII: «È già passato un anno dalla prima data di questa avventura che vuole diventare rivoluzionaria. Rivoluzionaria, innanzitutto, perché non è il progetto di un’unica persona, di un ente o istituzione, ma è l’esperienza di un insieme di testimoni che amano i giovani, questa società, e hanno ascoltato e creduto all’appello di Papa Francesco. Vogliamo concretizzare quello che ci ha chiesto Papa Francesco, quello che ha chiesto ai giovani: fare progetti non da soli, tra cattolici, ma insieme a tutti coloro che hanno buona volontà. Una vera sfida di comunione che abbiamo vissuto nei due incontri già realizzati a Vico Equense e a Sestri Levante: abbiamo imparato dalla comunione tra questi giovani che sono quanto mai necessarie occasioni di incontro che buttino giù le barriere»;
Raffaele Bonanni, professore straordinario presso l’Universitas Mercatorum e Pegaso: «I giovani vogliono impegnarsi: questa consapevolezza è stata lo sprone per andare incontro a tante solitudine che si registra tra gli stessi giovani. Si è innescato il motore che ci spinge all’impegno. Continuiamo questa opera che mira esclusivamente a innescare processi, a dare ai ragazzi motivazioni per dotarsi nei loro territori di una palestra in cui allenarsi e costruire esperienze, costruire se stessi, costruire comunità e sussidiarietà, elaborare e fare progetti senza sentirsi trascurati nelle loro legittime prerogative e possibilità d’impegno».