Siamo tutti un po’ Fantozzi: Paolo Villaggio da uomo a mito
Lug 4th, 2017 | Di cc | Categoria: Spettacoli e Cultura
Non appena si è sparsa la notizia della morte di Paolo Villaggio giunta come oggi sempre di più accade per prima tramite web, il popolo della rete ha coniato l’hastag: #siamotuttifantozzi, l’etere informatico è stato invaso o per meglio dire inondato da manifestazioni di affetto nei confronti dell’attore che attraverso i suoi personaggi ha più di tutti forse ha incarnato vizi e virtù dell’italiano medio.
Per tutti noi Paolo Villaggio è Fantozzi e dunque dire che siamotuttifantozzi equivale a tributare un omaggio eccezionale per un attore. Villaggio in una delle sue ultime interviste dichiarò che l’Italia è il paese che più di tutti tributa omaggi solo post-mortem ed in effetti il buon ragioner Fantozzi non è stato immune da questo comportamento. Fracchia e Fantozzi uguali ma diversi, vizi e virtù raccontati e portati all’estremo.
A chi non è mai capitato davanti ad un proprio superiore di voler esternare quel che pensava davvero e si è invece dovuto trattenere? Chi non ha mai pensato dopo aver visto le scene dei film di Villaggio di poter ricevere i famosi 92 minuti di applausi? Ed il linguaggio inventato ed utilizzato? Farsi come venghi, o me lo dii oppure scambi di battute come: “batti, batti…”- ma che fa mi da del tu? …No dicevo batti lei, è congiuntivo!
Villaggio è quello che prima di tutti ha evidenziato i “difetti” del pubblico impiego, il personaggio è insultato ed umiliato come se i datori di lavoro fossero imprenditori privati mentre attorno a lui i suoi colleghi praticano assenteismo diffuso e passano il tempo a giocare a carte o a praticare sport da tavolo.
Su Fantozzi sembra gravare il peso del mondo lui onesto ma pronto ad essere tentato fedele ma pronto a tradire, conserva un’anima perbenista che sta lì pronta ad esplodere.
E’ chiamato merdaccia, trattato con disprezzo e tenuto lontano con un lei è il parafulmine figurativo ma anche reale quando in una scena famosa il mega direttore galattico di turno decide di sacrificare uno dei suoi dipendenti per il ruolo.
Immagine estrema di una Italia che fu ma che continua ad essere, specchio di una società perbenista messa sotto la lente di ingrandimento un paese che stava crescendo si stava evolvendo ma nel quale le “merdacce”, quelle vere crescevano a dismisura, quegli stesi soggetti sui quali Villaggio ironizzava amaramente.
Villaggio diceva di Fantozzi: “da lui ho succhiato via tutto, più lui era sfortunato più io diventavo ricco”, una sorta di Doryan Gray al contrario aggiungiamo noi.
Il buon Paolo aveva avuto anche ruoli drammatici in film di registi importanti come Mario Monicelli, Ermanno Olmi e Federico Fellini, per il quale recitò in La voce della Luna, insieme a Roberto Benigni. Nel 1992 aveva ricevuto il Leone d’oro alla carriera al festival del cinema di Venezia.
Fracchia e Fantozzi restano comunque una sorta di seconda pelle per l’attore riuscito forse più di ogni altro e paragonabile in questo solo ai grandi della comicità come Chaplin o Stanlio ed Olio a creare una maschera universale nella quale ognuno di noi si è sentito almeno una volta rappresentato.
92 minuti di applausi!!! Riposa in pace Paolo!
Salvatore Aulicino Mazzei