Sotto la polvere…
Giu 26th, 2017 | Di cc | Categoria: Politica
di Edoardo Barra
Salvataggio banche, elezioni amministrative, calo di affluenza, legge elettorale, Referendum, Jobs Act, voucher messi tolti e poi rimessi, Alitalia, aziende in crisi, aziende che sulla crisi ci marciano, disoccupazione, disoccupazione e ancora disoccupazione… E’ questa, in breve, la storia del nostro Paese negli ultimi anni. Il tutto condito con una profonda confusione politica, giovanotti ed ex giovanotti arrembanti con l’osso del potere come obiettivo e la gente usata come strumento. Un mare di polvere scura e viscida che ha coperto il nostro cielo e impedisce di vedere la luce.
E poi chiacchiere, tante chiacchiere, chiacchiere inutili farcite di promesse mai mantenute e d’innovazioni che sanno di putrido. In tutto ciò le vere esigenze della nostra maltrattata gente sono quasi dimenticate e, certamente, messe in secondo ordine rispetto all’ego dei politicucci (o politicanti) che riempiono le pagine dei giornali e le televisioni anch’esse asservite al più becero potere. Il gap tra una classe sociale sempre più ricca e la media borghesia si allarga sempre più relegando quest’ultima verso il basso e non – come dovrebbe essere – spingendo i più reietti verso un miglioramento. Tutti ci scandalizziamo per fatti eclatanti che sono messi in luce a secondo degli interessi e del momento. Fatti che conquistano le cronache, i discorsi e poi lentamente scivolano in quello che sono le sabbie mobili del quotidiano. Ma il vero scandalo è proprio quel quotidiano fatto di sotterfugi, compromessi, disonestà nascoste il cui risultato è il piegarsi lento e inesorabile verso chi in quel momento è il potente di turno, sia esso un burocrate del comune, un infermiere di un ospedale o il capo contro il quale è rischioso mettersi perché alla fine comanda lui. Una sorta di resa generale, d’accettazione dello status quo, di un’inesorabile rassegnazione verso ciò che è.
Un amico mi ha ricordato come nel 1987 il tanto denigrato Craxi affermava che era in atto una trasformazione che stava per travolgere le conquiste sociali ricacciando in una posizione subalterna il mondo del lavoro e con esso tutto ciò che poteva essere inteso come progresso collettivo. A distanza di decenni dobbiamo costatare quanto fosse vera quell’affermazione e come ciò che negli anni a venire avevamo inteso come modello economico e politico vincente altro non è stato che la trasformazione del potere per il potere.
Da qui, e solo da qui nasce la stanchezza, il fastidio verso la politica, la voglia di cambiar registro senza neanche sapere come. Ciò che è successo dopo il referendum è emblematico. La vittoria del No è stata un misto tra chi ha difeso in maniera convinta la Costituzione e chi invece ha votato contro l’attuale classe dirigente del Paese, fiduciosi – molti – che almeno chi aveva detto di voler abbandonare la politica in caso di sconfitta (leggi il sig. Renzi & C.) lo avrebbe fatto. E invece nulla. Tutto come prima, con i giullari a continuare nei giochi di prestigio e la polvere a coprire il Paese.
C’è ancora speranza? L’Italia è abituata a momenti di crisi profonda da cui, in un modo o nell’altro ne è uscita. Ora, però, la polvere riempie gli occhi e non si avverte ancora il vento che potrebbe spazzarla via. Il M5S si sta sempre più rivelando privo di sostanza, non è riuscito a dare un senso di cambiamento e di fiducia ne, forse, avrebbe potuto farlo visto le troppe ombre e perplessità che aleggiano sul suo vertice e i limiti sempre più evidenti di una propria classe politica approssimativa. Il Centrodestra appare ancora come un frastagliato universo verso cui si guarda non riuscendo a dimenticare che ha avuto la forza per aprire le finestre ma non è riuscito a dare un’impronta definitiva. Il Centrosinistra oggi ha l’immagine del PD e al Paese, alla maggioranza del Paese, il suo leader e la sua cerchia non piace. Troppa arroganza, troppa presunzione, nessun risultato, lontani anni luce da quel marciapiede che ogni giorno si calpesta per vivere. Eppure la gente aspetta. Aspetta qualcuno che abbia il coraggio di cambiare radicalmente registro, di ridare un senso di concreta speranza, che restituisca la voce per dire ai ragazzi di non scappare, di fermarsi e insieme tentare di costruire. Un’illusione? Forse, ma è necessaria averla a patto che chi si propone abbia il senso della realtà, conosca il marciapiede e non tema, finalmente, di mettersi contro i potentati finanziari. Se questo avverrà, allora la gente si scrollerà di dosso la polvere e sarà pronta a schierarsi. Un’illusione? Forse, ma è indispensabile per andare avanti!