Rosato, una passione di vino che fa bene all’esportazione

Mag 16th, 2017 | Di cc | Categoria: Ambiente

Valerio Giuseppe Mandile


Il vino rosato non è un vino estivo, adatto a palati poco esperti e incapace di invecchiare, né è annacquato, non va considerato scarto delle migliori produzioni di rosso, tantomeno è bevuto da chi si accontenta. Tutt’altro!

I vini rosati attuali non hanno nulla da invidiare ai rossi ed ai bianchi, vantano grandi potenzialità e versatilità.

L’Italia, in volume, ha conquistato con impegno  il secondo posto come esportatore in ambito mondiale, con il 16%, dopo la Francia capofila; alquanto interessante la situazione negli Stati Uniti, dove le vendite l’anno scorso hanno superato gli 816 milioni di dollari di fatturato (6,8%). L’intera produzione sulla Terra è di 24 milioni di ettolitri: cioè il 10% del consumo complessivo quindi, su 10 bottiglie di vino consumate, una è di rosé, e di tutte queste 4 su 10 sono destinate all’esportazione, in pratica il 40% va via dai confini di produzione, emigra. Dato questo che gli ha donato il soprannome di “vino con la valigia”.

In Italia i consumi di rosato non sono però soddisfacenti. In effetti, se ne potrebbe bere di più. 

Di questi temi connessi a stretto giro con la promozione dei vini rosati, sì è parlato in modo esaustivo a Sorrento Rosé, festival internazionale del vino rosato, alla sua prima edizione, che ha ulteriormente animato il capoluogo della Penisola sorrentina già invaso in modo massiccio dai turisti, arricchendone la platea con un esercito di esperti ed appassionati in Enologia.

Organizzata dall’associazione nazionale de Le donne del Vino, presieduta da Donatella Cinelli Colombini, con il prezioso sostegno della Delegazione campana guidata da Lorella Di Porzio, la convention enofila è stata patrocinata dal Comune di Sorrento e dalla Regione Campania, con la partnership di Ais Campania e lo sponsoraggio di: Vetreria Etrusca, Brevetti Waf, Rete per il packaging sostenibile: 100% Campania, ABC Travel, Villa Fiorentino, Pourquoi Me, Banca di Credito Popolare, filiale di Torre del Greco, Mormile.

Tra le proposte, quella di ritornare a definire il vino italiano di questo particolare colore, in tutte le sue varie sfumature dal pesca al lampone, “rosato” secondo il termine in lingua nazionale e non con il consueto francesismo “rosé”. Una scelta significativa che sottende la rivendicazione di una connotazione precisa e sicuramente dignitosa per i nostri prodotti che attualmente sono giunti a livelli alti di competizione con la più acclarata Francia che detiene il primato delle esportazioni. L’Italia punta ad un aumento considerevole dell’export, soprattutto all’ombra delle stelle e strisce dove il Made in Italy è sempre amato e rinomato e tutto ciò che viene dal nostro Stivale è bene accetto e desta particolare interesse.

La presidente Donatella Cinelli Colombini ha condiviso in pieno la scommessa di un avvenire ancora più roseo per le nostre esportazioni, lanciata nel corso della tavola rotonda che sì è svolta al Grand Hotel Europa Palace di Sorrento dedicata al connubio rosé-pizza, sul quale tutti i relatori hanno puntato, convinti di vincere. Il qualificato incontro ha inoltre permesso di individuare gli obiettivi da perseguire per dare al vino rosato nazionale lo slancio che sicuramente merita. 

Innanzitutto occorre impegnarsi tutti insieme, affinché diventi un vino “gastronomico”, in prezioso sodalizio con la pizza, ed inoltre con il pomodoro, inteso quale anello di congiunzione.

Deve cioè arrivare a diventare un punto di riferimento ben preciso, con ritorno in termini di richiesta da parte dell’utenza, come evidenziato dal giornalista enogastronomica Luciano Pignataro.

Va continuamente coltivata la qualità in modo da giungere ad una crescita sostanziale, di immagine ed economica; occorre un impegno collettivo per permettere al rosato di conquistare un proprio ruolo definito e maggiore considerazione sul mercato internazionale ed estero, dove vi è già una richiesta in continuo aumento, innanzitutto negli USA.

Confortanti i numeri di questa kermesse che è partita già famosa ancora prima di incominciare. Più 60 produttrici ufficialmente coinvolte, su 750 donne del vino italiane, oltre alle straniere, hanno chiesto maggiore dignità per i rosati che oggi meritano sicuramente un ruolo di prestigio, alla luce dell’aumentato livello qualitativo e, come indicato dalla responsabile della Delegazione campana Lorella Di Porzio, “un’offerta in termini di prestazioni e caratteristiche, vasta e variegata, dalle ampie potenzialità, che consente un’ampia oltre che versatile possibilità di connubi di sicura riuscita”.

La manifestazione enoica ha consentito pure di sfatare le tante dicerie che da sempre penalizzano l’immagine del vino rosato ed ha visto compiersi una coalizione di esperti ed addetti ai lavori schierati pro- rosato. Come la madrina di “Sorrento Rosé”, chef televisiva ed imprenditrice nel settore gastronomico  Linda Bastianich; assolutamente a favore snche lo chef pizzaiolo Antonino Esposito, che lo serve in simbiosi con la sua ultima creazione di pizza d’inizio estate. Pure Nicoletta Gargiulo, forte della sua competenza specifica in quanto presidente Ais Campania ha evidenziato come sia da considerare azzeccato e vincente l’abbinamento con il panuozzo gragnanese e con altri prodotti rustici da forno, oltre che con pizze robuste, soprattutto farcite con salumi ed insaccati tertitoriali. La responsabile regionale dell’Ais ha inoltre parlato con evidente soddisfazione del sensibile aumento di richiesta della presenza del sommelier nelle pizzerie, ormai una figura sempre più indicata, che fa la differenza tra un locale e l’altro.

Sensibile alle chances del rosé di livello superiore, anche la nota esperta e ristoratrice Livia Addario Iaccarino, dello stellatissimo Don Alfonso 1890, ristorante d’eccellenza numero uno in Italia e quinto del Pianeta a giudizio della clientela mondiale, pluripremiato a ragione dai clienti entusiasti che ne hanno fatto un mito.

 ”Il vino rosato deve puntare all’eccellenza qualitativa: grazie alla sua versatilità, le nostre migliori produzioni possono accompagnare diversi piatti gourmet” - ha affermato l’enogastronoma, a commento di quanto esposto dalla presidente Cinelli Colombini: “Le nuove tipologie nascono come vini premium e maturano spesso in fusti di rovere, meritano quindi a pieno titolo di essere prese sul serio”.

L’aumento più interessante per la nostra economia, in quanto anche costante, è quello negli Stati Uniti che lascia spazio a notevoli speranze di una sensibile lievitazione della richiesta. Speranza confermata dalla Bastianich, chef e titolare di una catena di ristoranti italoamericana ed ancora di più dalla presenza significativa ma discreta ed attenta, all’evento inaugurale, della console generale USA Mary Ellen Countryman, sostenitrice dei rosati.  

Ha suscitato vivo interesse tra la folta e qualificata platea, l’intervento alquanto diretto ed esplicito di Antonino Esposito

 incentrato sulla tracciabilità degli ingredienti incominciando dagli impasti delle pizze, laddove ha sollecitato la chiarezza nell’informazione al cliente, nel rispetto dell’etica e dell’onestà. Antonino ha spiegato che alcuni impasti richiedono più ore di lievitazione per le farine usate mentre ad altre farine ne bastano meno, di conseguenza il tempo di lievitazione non è indicativo della qualità. Le tanto decantate lunghe lievitazioni, non vanno considerate indispensabili per un buon impasto, ma lo sono se vengono impiegate farine dure invece di quelle cosiddette deboli che abbisognano di meno ore di lievitazione.

Ha spiegato pure come un semplice cliente senza preparazione specifica in materia, può valutare se una pizza è buona e soprattutto salutare. 

“Va degustata  lentamente, spicchio dopo spicchio, al pari di un calice di vino, diffidando se quando si intiepidisce e poi si raffredda la masticazione e la deglutizione diventano difficili. Notate se rimane gustosa, appetitosa, invitante fino all’ultimo boccone, così come il vino all’ultimo sorso” - ha suggerito Antonino, stimolando nello specifico il qualificato pubblico presente - 50 giornalisti di settore accreditati e molti altri esperti a vario titolo - ed un particolare i rappresentanti dei Media il cui compito è anche di sollecitare l’utenza ad una maggiore attenzione sulle indicazioni degli ingredienti contenuti; nel caso specifico delle farine, l’acido ascorbico ed il solfato di potassio e non soltanto. Occhio inoltre al tipo di raffinazione che spesso priva le farine di elementi fondamentali per  la nutrizione e per la tutela della salute. Ed ha richiamato l’attenzione pure sul fondamentale ruolo svolto dai piccoli molini che producono farine di grande qualità; queste, in quanto artigianali, non possono avere sempre lo stesso grado di umidità e caratteristiche costanti e per tale motivo devono essere usate da pizzaioli competenti. Quindi, finiscono con l’essere adoperate solo da chi ha un’ottima preparazione, mentre quelle industrializzate, prodotte dai “giganti”, rendono facile il compito dei pizzaioli meno esperti, ma sacrificano spesso l’alta qualità ed usano tipi di raffinazione non sempre rispettosa della tutela dei nutrienti e che possono influire sullo sviluppo di intolleranze alimentari, per non parlare dei conservanti usati per allungare la scadenza.

Al dibattito hanno preso parte anche le autrici del libro “La Buona Pizza” Tania Mauri e Luciana Squadrilli. 

Sì è distinta tra gli ospiti, la delegazione delle Women of Wine della Croazia, organizzatrici del Pink Festival di Zagabria eventi di successo.

All’inaugurazione a Villa Fiorentino, sede della Fondazione Sorrento, sono ufficialmente intervenuti anche il sindaco Giuseppe Cuomo e l’amministratore delegato della Fondazione, Gaetano Milano. 

“Il rosè ci consente di scoprire sapori nuovi, insieme alle eccellenze del cibo del nostro territorio”, ha affermato il primo cittadino, salutando con entusiasmo la scelta di Sorrento quale location per la seconda edizione della manifestazione, nel 2018, a taglio squisitamente enoturistico, che vedrà maggiormente impegnate le produttrici e, ci si augura, terrà maggiormente presente l’importanza di un adeguato coinvolgimento degli albergatori, ristoratori, commercianti e dei soggetti della movida della Penisola sorrentina.

Nell’occasione, mostra fotografica sul mondo del vino, musica dal vivo a cura dei Mojis, presentazione Album “Migrations”,     Dedicato alla madrina ed a tutte Le Donne del Vino, l’applaudito ricevimento sulla panoramicissima terrazza dell’Europa Palace curata dalla chef Marina Ramasso e dallo chef resident Aniello Valestra a capo della sua Brigata: Giuseppe Criscuolo, Francesco Scarpato, Pasquale Schettino, Armando Montagna e maître Salvatore Caputo, sotto l’egida dei titolari Salvatore ed Annamaria Ercolano, e la direzione di Raffaele Ercolano.

Particolarmente apprezzata la riuscita anteprima gastronomica, da Acqu ‘ e sale, firmata da Antonino Esposito e dal suo chef resident Gennaro Vingiano. 

La sera dell’inaugurazione, la cena di gala preparata dagli studenti del San Paolo, con la guida di Peppe e Federico Aversa dello stellato Il Buco e dei docenti dell’istituto di Sorrento.

Impegnate in modo particolare le Donne del Vino campane, guidate dalla nota ristoratrice Lorella Di Porzio (Umberto): le produttrici Milena Pepe (Tenuta Cavalier Pepe), Benigna Sorrentino (Sorrentino Vini), Daniela Mastroberardino (Terredora di Paolo), Alessia Canarino (Antica Hirpinia), Grazia Formisano (Donna Grazia), Patrizia Malanga (Le Vigne di Raito), Maria Coppola (Cantina dei Monaci), Emanuela Russo (Cantine Astroni), Anna Maria Famiglietti (Cantine Famiglietti), Mara Portolano (Portolano Vini); le ristoratrici Franca Di Mauro (Il Cellaio di Don Gennaro); i sommelier: Daniela Prisco; Marianna Cotecchia; Irene Iolanda Minasola; Adele Elisabetta Granieri; Fosca Tortorelli.

Ancora, per le altre regioni: Abruzzo: Aurelia Mucci (Cantine Mucci), Marina Cvetic (Tenuta Masciarelli), Caterina Cornacchia (Barone Cornacchia), Valentina di Camillo (Tenuta I Fauri).

Basilicata: Carolin Martino (Casa vinicola Armando Martino), Tiziana Mori (Re Manfredi).

Emilia Romagna: Milena Falcioni (Podere dell’Angelo), Gaia Bucciarelli (Santa Giustina).

Friuli Venezia Giulia: Elisabetta Foffani (Agricola Foffani), Alberta Maria Bulfon (I vini di Emilio Bulfon), Elisabetta Puiatti (Villa Parens), Anna Brisotto (San Simone di Brisotto), Antonella Cantarutti (Cantarutti Alfieri), Annette Lizotte (Tenute Tomasella), Giulia Bianchini (Forchir).

Lombardia: Pia Donata Berlucchi (Fratelli Berlucchi), Ottavia Giorgi di Vistarino (Conte Giorgi di Vistarino).

Piemonte: Elena Bonelli (Ettore Germano), Laura Zavattaro (La Scamuzza), Silvia Castagnero (Silvia Castagnero), Ivana Brignolo Miroglio (Tenuta Carretta), Michela Marenco (Marenco), Magda Pedrini (Magda Pedrini), Mariuccia Borio (Cascina Castlèt).

Puglia: Francesca Bruni (Vetrere), Romina Leopardi (Tenute Rubino), Maria Chiara MInoia (Cantine Fiorentino), Sonia Imperatore (Imperatore), Maria Teresa Basile e Marzia Varvaglione (Varvaglione Vigne&Vini), Marianna Cardone (Cardone), Sabrina Soloperto (Soloperto), Renata Garofano (Garofano Vigneti e Cantine), Anna Gennari (Consorzio Produttori Vini), Tiziana Mori (Castello Monaci), Maria Teresa Vallone (Vallone), Marika Maggi (La Marchesa), Roberta d’Arpa (Paolo Leo), Barbara Mottura (Mottura), Lenka Niedobova (Apollonio),

Sardegna: Valentina Argiolas (Argiolas), Elisabetta Pala (Pala).

Sicilia: Roberta Urso (Cantine Settesoli), José Rallo (Donnafugata), Roberta Urso (Mandrarossa), Valentina Nicodemo (Judeka).

Toscana: Maria Giulia Frova (Il Corno), Maria Antonietta Corsi (Castello di Querceto), Antonella D’Isanto (I Balzini), Tiziana Frescobaldi (Marchesi de’ Frescobaldi), Annabella Pascale (Tenuta Artimino), Donatella Cinelli Colombini (Casato Prime Donne).

Trentino Alto Adige: Maddalena Nardin (Villa Corniole), Elena Walch (Elena Walch), Roberta Giuriali (Maso Martis), Barbara Mottini Scienza (Vallarom), Camilla Lunelli (Ferrari), Chiara Simoni (Cantine Monfort), Christine Endrici Kemmler (Endrizzi), Judhit Rottensteiner (Hans Rottensteiner), Lucia Letrari (Letrari), Romina Togn (Gaierhof), Elisabetta Donati (Marco Donati).

Veneto: Nadia Zenato (Zenato), Alessandra Boscaini (Masi Agricola), Nunzia Sarpone (Bortolomiol).

Allestimenti a Villa Fiorentino realizzati da Rete per il packaging sostenibile: 100% Campania con materiale ecosostenibile e con cartone riciclato, insieme a Brevetti Waf, ha realizzato le spumantiere riciclando gli scarti dei supporti siliconi delle etichette autoadesive. 

Fotografia della kermesse, firmata da Luigi Coppola.

“Dal 1988 riunite in un’associazione senza scopi di lucro, Le Donne del Vino perseguono come obiettivo principale la diffusione della cultura del vino e sostengono il ruolo delle donne nella filiera produttiva del vino” - spiega la delegata regionale per la Campania Lorella Di Porzio. “Le associate sono 750, tra produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier e giornaliste, tutte unite da principi ed obiettivi comuni”. 

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