La distopia al potere: The Circle parabola della modernità

Mag 11th, 2017 | Di cc | Categoria: Scuola e Giovani

Con il termine distopia (o antiutopia, pseudo-utopia, utopia negativa o cacotopia) s’intende una società indesiderabile sotto tutti i punti di vista.

Il termine, da pronunciarsi “distopìa”, è stato coniato come opposto di utopia ed è soprattutto utilizzato in riferimento alla rappresentazione di una società fittizia (spesso ambientata in un futuro prossimo) nella quale le tendenze sociali sono portate a estremi apocalittici.

Il più famoso romanzo ispirato a questo genere di racconto è 1984 di George Orwell che dalla sua uscita ad oggi, ha avuto e continua ad avere, fans emulatori vari.

Non fa eccezione il film “The Circle” tratto da un omonimo romanzo e con protagonisti Tom Hanks ed Emma Watson,  Mae Holland  viene assunta presso The Circle, potente azienda informatica della Bay Area di San Francisco, la cui sede è un immenso edificio circolare, i  riferimenti sono tanti e facili, a partire da “1984″ di Orwell, cui Dave Eggers si ispira apertamente già nel romanzo da cui il film è tratto (non ricordano un po’ i motti del capolavoro di Orwell - La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza - gli slogan di The Circle quali I segreti sono bugie, Condividere è prendersi cura?).

Eggers sostiene di non essersi ispirato direttamente a nessuno dei colossi della Silicon Valley, ma il riferimento a Google è piuttosto evidente, a partire dalle caratteristiche con cui a The Circle è organizzata la giornata lavorativa, in un’ideale comunitario dove la separazione fra vita privata e professionale è annullata e ogni risorsa individuale può, anzi deve, esser messa al servizio della comunità-azienda.

La prima parte del film presenta lo stupore e lo sconcerto di Mae, calata in questo contesto dove viene invitata a immergersi completamente, weekend inclusi, e in cui anche il mondo esterno viene coinvolto e aiutato dalle risorse di cui dispone The Circle (il padre, malato di sclerosi multipla, viene preso in cura dall’azienda). Mae è da subito affascinata (Non potrei più lavorare da nessun’altra parte) ma anche turbata. Non l’abbandona (e assieme a lei non abbandona lo spettatore) lo scetticismo verso le ambizioni aziendali, plateali già nel primo discorso-show del capo Eamon Bailey, dove si ostenta la possibilità di riprendere qualsiasi angolo del mondo (di nascosto, tramite microscopiche videocamere piazzabili ovunque) e renderlo visibile a chiunque, in tempo reale. La vocazione di The Circle è chiara, e non può che spaventare. Guardare tutto, immagazzinare ogni dato, senza farsi sfuggire nulla di quel che succede sul pianeta.
Eamon Bailey ha il volto sornione di Tom Hanks: una scelta di cast azzeccata affidare il personaggio del villain a un campione di ruoli edificanti. Lo scetticismo si trasforma in ansia crescente, finché Mae non compie un gesto azzardato che potrebbe comprometterne la carriera. Da quel momento il gioco è fatto: facilmente ricattabile, ma anche abile e dotata, diventa una pedina in mano a Bailey, che se ne serve per affondare il piede sull’acceleratore del progetto: la “chiusura del cerchio”, l’instaurazione di una pseudo-democrazia totale che ha i contorni inquietanti di un sistema totalitario, cui la maggioranza aderisce entusiasta, mentre chi resiste è facilmente demonizzato in quanto ha qualcosa da nascondere, e, come vien detto da Bailey, solo il crimine ha qualcosa da nascondere.

La pellicola paga il dazio di una riduzione cinematografica che come spesso accade nei bei romanzi non riesce a rendere le sensazioni che il lettore ha fatto proprie sulla carta.

The Circle vuole essere fantoccio dei grandi aggregatori quali Google, delle pratiche sottilmente coercitive con cui manipolano e monitorano la vita dei loro dipendenti e dei loro clienti. Di sottile però il film non ha davvero nulla e anzi, cade più volte in delle sparate così grossolane da non poter essere mai davvero preso sul serio. Difficile per esempio non rimanere perplessi quando Emma Watson invoca in diretta streaming l’obbligatorietà del voto per gli elettori e mezzo mondo si affretta a cambiare la propria costituzione per adattarsi. Insomma, la lezione che propone è così datata e moralista che finisce quasi per fare il gioco di quelli verso cui il film punta il dito. 

A dire il vero qualcosa di davvero inquietante nel film c’è ed è proprio Mae, la protagonista interpretata alla perfezione da Emma Watson. La sua mancanza di personalità la porta a somigliare pericolosamente a un contenitore vuoto, privo di idee politiche o di paletti morali, riempibile a piacimento. Un film più coraggioso avrebbe potuto suggerire che questo personaggio è il prodotto a cui tanto aspira un social universale come The Circle, capace di annientare una vecchia classe dirigente, quella sì ricolma di ambizioni e sinistri secondi fini.

The Circle è una occasione mancata, un film a metà che non sfrutta le potenzialità della storia riducendosi a raccontare senza approfondire.

Salvatore Aulicino Mazzei

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