Grandi manovre a sinistra.
Mar 12th, 2017 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale
di Edoardo Barra
Il referendum del 4 dicembre ha rappresentato uno spartiacque per la politica nostrana di proporzioni tali da scompaginare l’intero scenario parlamentare, dando vita a meccanismi sino a quel momento bloccati per timore o anche solo per opportunismo. Se a destra continua lo sforzo per trovare un’aggregazione tra modi di pensare alquanto diversi e non solo nelle forme, se il M5S pur traendo una parvenza di beneficio da questo stato di cose non è in condizione di governare a meno d’improbabili alleanze (vedi i sussurri di avvicinamento alla Lega), è a sinistra che assistiamo a un vero sconvolgimento che potrebbe portare a scenari del tutto diversi da quelli tipici degli ultimi anni.
La battuta d’arresto cui è andato incontro il renzismo con il proprio seguito fatto di gigli magici, Leopolde e strani intrecci tra politica e interessi ha lasciato sul campo esangue l’idea dell’uomo nuovo. Renzi e i suoi si sono dimostrati molto più vecchi di tanti altri e anche la manifestazione del Lingotto che avrebbe dovuto rilanciare la figura del “capo” ha, invece, riflesso l’immagine di un protagonista ormai imprigionato tra un democristiano doc come Franceschini, il proprio entourage che pretende il potere e il tentativo maldestro di voler imporre un’idea di sinistra che si scontra con le reali esigenze della nazione. D’altro canto la leadership del Matteo “caduto” è contrastata da due figure che, in modo diverso, hanno un peso consistente all’interno della sinistra. Orlando che rappresenta l’origine, l’uomo che ha attraversato tutte le metamorfosi del Partito comunista, passando dai Ds sino ad arrivare al PD, ed Emiliano che invece raffigura l’antagonista popolare, quello che meglio di altri colpisce per il suo modo di essere e la sua figura. Di certo Emiliano ha la capacità di aggregare più all’esterno che nel partito stesso dove, di sicuro, non ha l’appoggio dell’establishment. Altro pezzo della sinistra è rappresentato dal movimento nato dalla scissione, quei Democratici e Progressisti che cercano un posizionamento distante ma non troppo dal Pd in attesa di meglio comprendere la direzione che assumerà il partito da cui sono usciti nel prossimo futuro. Il movimento di Pisapia invece appare come il tentativo di una sinistra elitaria, dall’apparenza molto salotto-borghese, che vorrebbe essere stimolo (partito più in là?) per un centro sinistra diviso. In questa frammentazione l’unica espressione chiara è stata quella di Sinistra Italiana che per bocca del suo segretario Fratoianni, senza mezzi termini, ha definito Renzi e l’attuale PD un avversario politico.
Ma in questi giorni un altro avvenimento, sottaciuto dalla gran parte dei mass media, è avvenuto a Roma. Una di quelle manifestazioni che, pur passando sotto silenzio, può rivelarsi il seme di un qualcosa destinato a segnare la politica futura. Parliamo dell’Assemblea tenuta a Roma di “Socialisti in movimento” che ha riunito un pubblico più ampio di quanto si potesse immaginare con la rappresentanza di 18 Regioni. Una manifestazione che ha fatto riscoprire la vitalità dell’idea socialista, quella stessa che molti credevano scomparsa, e che ha ribadito come gran parte dei socialisti ritenga necessaria una casa comune non appiattita sulle posizioni renziane. I Comitati socialisti per il No al referendum sono stati la prova più evidente di come sia possibile un’operazione del genere. Ma si è andati oltre, è arrivata chiara dagli interventi la necessità di fare politica tra la gente e come sia forte la determinazione di appoggiare i referendum proposti dalla Cgil opponendosi alla riforma del Jobs act e della scuola. Da questo al tentativo di riprendersi il proprio destino, il passo è breve. L’ha intuito Emiliano che ha voluto marcare la sua presenza e l’ha capito anche il Movimento Democratico e Progressista presente ai lavori con il senatore Gotor.
Di certo il prossimo congresso del PSI non potrà ignorare quello che è stato a Roma e quanto ne è scaturito. L’idea di un Osservatorio Socialista permanente, di un seminario per gettare le basi di nuovo programma, di gruppi di lavoro cui è affidato il compito di dare una connotazione precisa al movimento, lo stesso slogan “Socialisti in movimento” suggerisce come a sinistra potrebbe ritornare una forza che, non temendo di chiamarsi socialista, pone con determinazione temi e idee da tempo messe da parte.
Questo sarebbe utile a tutti, a una sinistra avvelenata dal leaderismo, a un centro destra che per ritrovarsi ha anche bisogno d’interlocutori validi, ma soprattutto al Paese che per uscire dalle sabbie mobili necessita di una nuova stagione fatta di confronto democratico e progetti equilibrati e non solo di decreti salva banche e riforme arruffate.