A volte ritornano, ed è un dramma per il Paese.
Gen 29th, 2017 | Di cc | Categoria: Municipalità, Politica
di Edoardo Barra
L’inizio fu dettato dalla parola d’ordine “rottamazione”, un termine che intercettava la volontà della gente a cambiar registro, ad abbandonare le illusioni e avviarsi verso un futuro che rappresentasse una sorta di rivincita per un popolo che aveva voglia di lasciarsi alle spalle una stagione fatta più da campagne giornalistiche e magistrati che da confronti politici concreti. Poi venne la presa del potere, in maniera poco democratica e molto pilotata (da Re Giorgio), caratterizzato più dai sorrisi giovani e arroganti che da idee e costruzioni politiche. Le diapositive, i proclami, i dettati furono accolti con un po’ di scetticismo ma ancora si voleva credere nel cambiamento. Infine si arrivò alla prova del fuoco e così fu la delusione. Le norme, le riforme e il sistema di governo che avrebbero dovuto rappresentare il cambio di passo del Paese si rivelano un delirio di approssimazione ed errori. Nulla di ciò che il toscano aveva annunciato come cambiamento epocale è rimasto o è stato accolto con favore. Non c’è riforma che non sia stata segnata da una bocciatura, non c’è azione che non abbia deluso nei risultati. Nulla di nulla se non una condizione economica in caduta libera, un peggioramento dei dati occupazionali e una mancata ripresa mentre il resto dell’Europa se non corre, di certo non è ferma. Anche l’ultimo baluardo renziano, quella legge elettorale che, secondo il Matteo, molti avrebbero copiato, è stato inesorabilmente mutilato da una Consulta che pure è stata vittima di una sindrome confusionale che le ha impedito di eliminare un premio di maggioranza fuori da ogni logica e sul quale potrebbe tornare a esprimersi visto che nuovi giudizi, come anticipato dall’avvocato Besostri, saranno probabilmente richiesti sull’impianto rimasto indenne. E ora? Mentre una sana logica politica e un’onesta coerenza avrebbero dovuto dettare al Matteo sconfitto un suo ritorno tra le quinte, anche lasciando la guida di un partito che gli elettori stanno abbandonando, l’ex premier sta già meditando il sistema su come riconquistare le poltrone da cui appare sempre più dipendente. E’ evidente ormai come per questo signore il bene del Paese abbia un’importanza secondaria, quel che conta è il potere e la sua gestione. Solo così si possono spiegare gli atteggiamenti e le parole dopo lo schiaffo della Consulta che non ha potuto fare a meno di stracciare interi capisaldi di quella legge elettorale fino a poco tempo fa esaltata dal signor Renzi, quello stesso che oggi esulta per la bocciatura della stessa legge! E ricomincia il valzer delle chiacchiere, dell’imbonitore che vende elisir immaginari, ricomincia con un blog e, soprattutto, con uno scritto che sa di presa in giro del Paese dal titolo “il futuro, prima o poi, torna”. Agghiacciante se si pensa a chi lo scrive. Un futuro che in questo caso saprebbe di acido più che di vecchio, di bugie e di offesa verso i giovani, verso il mondo produttivo (quello vero che sa di fatica) e soprattutto verso coloro i quali hanno bisogno per sopravvivere di una speranza nel domani. Ha ragione Cirino Pomicino, notabile della Prima Repubblica, criticabile fin che si vuole, ma politico lucidissimo nelle sue disamine quando parla di nanismo politico con l’aggravante di una classe dirigente cortigiana. A queste parole come non pensare a personaggi legati al giglio magico e alla Fondazione Open? Come non vedere materializzarsi ectoplasmi della politica che nulla dovrebbero aver a che fare con il destino del Paese? In questo panorama potrebbe addirittura prendere corpo una mega lista che da Verdini porta a Bersani passando per Alfano e Casini alla ricerca di quel 40% che garantirebbe il dominio assoluto e vedrebbe esaltato il culto di se stesso tanto caro al toscano e alla sua cerchia. Mattarella, uomo saggio e forse con più personalità di quanto qualcuno potesse credere sta operando cercando di limitare i danni quando afferma che prima di votare occorre cercare omogeneità di legge elettorale tra Camera e Senato. Auspicando, in tal modo, che il Parlamento sia in grado di trovare un equilibrio tra un maggioritario fallito e un proporzionale di cui tutti temono chissà che cosa e cercando nel frattempo di frenare il delirio di onnipotenza e di sopravalutazione di se stesso dell’ex premier che rischia di bruciare la nazione insieme al suo partito. Mattarella, uomo esperto e di vecchia scuola politica, si è infatti reso conto di come siamo in una situazione dai risvolti imprevedibili e si preoccupa di non poter sempre contare sul fatto che il Paese possieda più saggezza dei suoi governanti.