Cento candeline per “‘O vico”, di Viviani, al Trianon
Gen 26th, 2017 | Di cc | Categoria: Spettacoli e CulturaValerio Giuseppe Mandile
Al Trianon, dal 27 gennaio al 2 febbraio: “‘O vico”, gioiello in prosa, versi e musica di Raffaele Viviani. Lo propone la compagnia degli Attori indipendenti, con la regia di Nello Mascia.
Il lavoro viene rappresentato per i cento anni della scrittura di questo primo atto unico del celebre commediografo stabiese, nel Teatro del popolo che porta il suo nome. Gli Attori indipendenti, produttori pure dello spettacolo, vi hanno includendo per scelta alcuni numeri teatrali di Viviani, come ‘O sapunariello, ‘O malamente e altri, il che spiega il sottotitolo “e altre strade”, così come nell’applaudita anteprima che si è tenuta al Maschio Angioino.
Sul palco del Trianon artisti noti e beniamini del pubblico: Ciccio Merolla che veste i panni di Mastu Rafele, ciabattino ; Matteo Mauriello, Cameriere del piccolo caffè; Marianna Mercurio, Prezzetella, ‘a capera, della quale è innamorato l’Acquaiuolo, portato sulla scena da Francesco Paolantoni, che interpreta pure lo Spazzino e Ferdinando, ‘o cane ‘e presa. Rachele, moglie di Rafele è Cloris Brosca. Il Signore scaduto, Nello Mascia al quale è affidata anche la regia; Rosaria De Cicco nelle vesti di donna Nunziata, ‘a cagnacavalle, mentre Giovanni Mauriello è Totore, ‘o guappo ‘nnammurato; Gianni Ferreri, il Giornalaio. Don Gennarino è Massimo Masiello; ‘o Malamente, Franco Iavarone.
Mariano Bellopede e Ciccio Merolla per le musiche, eseguite dal vivo; scene accura di Raffaele Di Florio; per i costumi Antonietta Rendina. La sartoria è Ctn 75 di Canzanella.
Lo spettacolo è datato 1917, e si può considerare coevo alla costruzione del Trianon, inaugurato da Vincenzo Scarpetta nel 1911 , è ambientato a Borgo Loreto, poco distante dal teatro - esattamente tra il Carmine, la porta del Mercato ed il ponte della Maddalena - che prende il nome dalla chiesa e dal convento dedicati Santa Maria di Loreto.
Repliche: sabato 28 gennaio (ore 21), domenica 29 (ore 18), mercoledì 1° febbraio (ore 17:30) e giovedì 2 (ore 21).
Info 081 2258285, interno 1.
“Il sodalizio degli Attori indipendenti è nato per dare una risposta allo stato di crisi perenne in cui versa il teatro - spiega Mascia - aggravato da una riforma ministeriale che ha eliminato trecento compagnie piccole e medie e fa intravedere il progetto politico di una progressiva dismissione del finanziamento pubblico al teatro: di qui la nascita degli “Attori indipendenti”, non solo per rivendicare un’idea di teatro che restituisca all’attore la dignità e la centralità dell’attività creativa, ma anche per tutelare, da napoletani, il nostro patrimonio attoriale, ormai disperso, che intendiamo trasmettere integro e puro secondo l’insegnamento dei nostri Maestri”.
“Partiamo con niente, una produzione no budget che si affida al botteghino – precisa Mascia - attori da una parte, spettatori dall’altra, senza aiuti, senza coperture, senza protezione. Un gruppo di attori che riconosce la propria storia nell’altro, che riconosce nell’altro le ragioni poetiche della propria scelta di vita. La prima: il teatro è necessario perché, per dirla con Anatolij Vasil’ev, di tutte le arti rivolte a un pubblico, è solo il teatro che passa da bocca a bocca, da occhio a occhio, da mano a mano, da corpo a corpo. La seconda: sappiamo far bene il nostro mestiere. La terza: l’unica nostra possibilità di manovra e di azione sulla realtà, politica e culturale del nostro paese, è quella di fare spettacoli belli. Sempre più belli, di cui il pubblico si innamori.”.
“Abbiamo scelto emblematicamente Viviani, sempre in lotta col sistema teatrale, e ‘O vico nella sala a lui dedicata anche per la storia particolare di questo titolo - prosegue Mascia - il Nostro mise in scena questo titolo all’Umberto, un piccolo teatro popolare del cavaliere Giovanni Del Piano in via Sedile di Porto, il 27 dicembre 1917, superando il divieto governativo agli spettacoli di variété - ritenuti “poco edificanti” per i reduci dal fronte, all’indomani della disfatta di Caporetto - in quanto andava in palcoscenico non più da solo, ma in compagnia di altri attori”.
Il commediografo propose a Del Piano, impresario del piccolo teatro popolare specializzato in spettacoli di varietà, un affare, cioè recitare nel suo teatro non più da solo, ma in compagnia di altri attori, facendo diventare le sue scene degli atti unici. ‘O vico, fu il primo ed è definito da molti esperti un vero gioiello. In esso sono racchiusi i germogli della futura produzione immortale di uno dei più grandi artisti del teatro del Novecento.
Significative le parole dall’autobiografia di Raffaele Viviani: “La mia vita fu tutta una lotta: lotta per il passato, lotta per il presente, lotta per l’avvenire. Con chi lotto? Non col pubblico, il quale anzi facilmente si fa mettere con le spalle al tappeto, ma con i mille elementi che sono nell’anticamera, prima di giungere al pubblico. Parlo del repertorio, delle imprese, dei trusts, dei trusts soprattutto. Oggi come ieri, l’uomo di teatro è in lotta continua coll’accaparramento dei teatri di tutta Italia, i quali sono tenuti e gestiti da pochissime mani, tutte strette fra loro”.
Sembrano appena scritte queste frasi. “Oggi come ieri il teatro vive uno stato di crisi perenne - sottolinea Mascia - La riforma ministeriale, ha eliminato 300 compagnie piccole e medie, favorendo il mostro nuovo: il pachidermico “teatro pubblico commerciale” dei Teatri nazionali, totalmente asserviti alle clientele e al sottogoverno. Ma ciò che è più agghiacciante è il progetto politico che la riforma lascia intravedere. Quello di una progressiva dismissione del finanziamento pubblico al teatro. Ormai è chiaro. Per lo stato il teatro non ha già più una funzione pubblica e la miope classe politica attuale non vede nel teatro una chiave dello sviluppo sociale”.
È in questo clima di crescente disagio e di smarrimento che nasce la compagnia degli Attori indipendenti.
“Rivendichiamo un’idea di teatro che restituisca all’attore la dignità e la centralità dell’attività creativa - chiarisce il regista/attore - Da napoletani sentiamo forte il bisogno di tutelare il nostro patrimonio attoriale, ormai disperso, per trasmetterlo integro e puro come a noi lo insegnarono i nostri Maestri”.