“Napule è mille culure, Napule è mille paure”
Gen 9th, 2017 | Di cc | Categoria: Politica
di Elia Fiorillo
Gli anni passano e, per fortuna, i ricordi restano. A volte sono la spinta necessaria per farti andare avanti, per non farti scoraggiare, per superare il momento critico. Altre volte sono l’esempio di cui appropriarsi, a cui appoggiarsi, per fare il salto, per uscire dal baratro in cui si sta precipitando.
“Napule è mille culure, Napule è mille paure”, ma anche “na carta sporca e nisciuno se ne importa”. E’ l’indimenticabile Pino Daniele che racconta la sua Napoli, con le sue contraddizioni ma anche con la sua incantevole bellezza e la sua poesia. E’ di questi giorni la notizia di una sparatoria a Forcella, uno dei quartieri dove la camorra, negli anni passati, allignava con il clan di Luigi Giuliano. Una bimba di dieci anni è stata colpita da una pallottola vagante. Per fortuna niente di irreparabile. Il colpo doveva probabilmente punire un ambulante africano colpevole di non aver pagato il pizzo “straordinario” sulle vendite di Natale. Sono stati anche feriti tre ambulanti senegalesi. Storia d’ordinaria delinquenza? Forse si, ma da analisi più approfondite esce fuori una preoccupante realtà fatta da giovanissimi camorristi che si fanno largo a suon di colpi di pistola per acquisire un blasone nel sistema malavitoso della città.
Su per giù nella metà degli anni settanta la sede della Cisl regionale della Campania si traferisce da via Medina a via Duomo 219, proprio all’angolo con il quartiere Forcella. Al piano terra del palazzo venne collocata una cooperativa di giovani, nata poco tempo prima da un’idea della dirigenza locale del Centro Nazionale Sviluppo Cooperazione Autogestione (Cenasca). La cooperativa si occupava di “beni culturali” e, in particolare, di restauro di pergamene, di cinquecentine, di libri antichi. Le ragazze e i ragazzi che ne facevano parte erano su per giù una quindicina. Tutti avevano seguito corsi di formazione anche, tra l’altro, presso l’Istituto centrale di patologia del libro. Quando entravi nella grande sala-laboratorio della cooperativa rimanevi impressionato dalla perizia di quei giovani che armati di bisturi operavano su quelle preziose rarità. Non di rado i “ragazzi” andavano in missione a “disinfestare” intere biblioteche. Tanti gli archivi delle Curie arcivescovili dell’Italia meridionale su cui la cooperativa era intervenuta. Piano piano la cooperativa cominciò a perdere personale. Ma non perché il lavoro mancava. Era l’attrattiva del posto fisso che faceva gola. Diversi i cooperatori, proprio in base alla loro formazione, assunti dalla Sovrintendenza ai beni culturali della Campania con la legge 1 Giugno 1977, n. 285 per l’occupazione giovanile. Altri ragazzi vinsero concorsi statali. Nella compagine sociale non mancavano giovani il cui quartiere di residenza era proprio Forcella.
Certo, una goccia d’acqua nel mare immenso quella cooperativa di beni culturali, che però è la dimostrazione che quando s’interviene sul territorio qualche cosa si riesce a cambiare. Anche se sottrai un solo individuo alle logiche della criminalità organizzata hai fatto un ottimo lavoro.
Più che parole di condanna alle varie “mafiosità” territoriali ci vogliono fatti. E non credo aiuti la polemica tra il sindaco De Magistris e Saviano. “Questa città non è cambiata – dice lo scrittore al sindaco di Napoli -, illudersi di risolvere problemi strutturali urlando al turismo o alle feste di piazza è da ingenui. Nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore diventa connivenza.” E De Magistris non fa attendere la sua risposta: “Vuoi vedere, caro Saviano, che ti stai costruendo un impero sulla pelle di Napoli e dei napoletani? Stai facendo ricchezza sulle nostre fatiche, sulle nostre sofferenze, sulle nostre lotte. Che tristezza. Non voglio crederci.”
Come sarebbe bello, e soprattutto utile, tenuto conto che l’obiettivo finale dei due attuali contendenti, Saviano e De Magistris, è quello di sconfiggere la camorra e le attività malavitose a Napoli, se i due sottoscrivessero un patto di collaborazione. Pensate se Saviano, accompagnato dal sindaco di Napoli, partecipasse a corsi di formazione per giovani organizzati a Forcella, a Scampia o in altre zone “delicate”. E se De Magistris, con la consulenza di Saviano, ipotizzasse – e finanziasse – iniziative cooperative tipo quella del restauro di pergamene, cinquecentine….
“Napule è a voce de’ criature che saglie chiane chiane. E tu sai ca nun si sule”. Si, Napoli è anche la voce dei giovani che sale “chiane chiane” e che chiede aiuto, per migliore, per non trovarsi dalla parte sbagliata… E quei ragazzi e ragazze sanno che “non sono soli”.