I sindaci di Roma e Milano nella bufera. E la roulette russa dei cittadini al potere
Dic 20th, 2016 | Di cc | Categoria: Politica
di Elia Fiorillo
E ci mancava pure questa. Roma e Milano nella bufera giudiziaria, e non solo. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha ricevuto una comunicazione di garanzia nell’ambito dell’inchiesta sui lavori per la piastra Expo. All’epoca Sala aveva seguito le opere da commissario unico dell’Esposizione, incaricato dal Governo, nonché da amministratore delegato di Expo 2015 Spa. Una brutta botta per il Sindaco. L’ipotesi su cui s’indaga è “concorso in falso ideologico e falso materiale”. Appena ricevuta la notizia l’esponente del Pd, con una procedura inusuale, si è “autosospeso” conferendo di fatto i suoi poteri alla vicesindaco Anna Scavuzzo.
A Roma, invece, non sono arrivate comunicazioni giudiziarie a Virginia Raggi, ma è stato arrestato il suo “fido furiere” Raffaele Marra – vero dominus dell’Amministrazione -, già collaboratore di Gianni Alemanno e Renata Polverini. Il vero problema per il Sindaco è il braccio di ferro che ha tenuto con buona parte del Movimento Cinque Stelle, proprio sul nome di Marra e di altri suoi fedelissimi ritenuti non in “odore di santità” , non solo per il loro passato, ma anche per la gestione degli incarichi ricoperti nell’attuale Giunta. E’ solo di qualche giorno fa la notizia delle dimissioni di Paola Muraro, assessore all’Ambiente, per un avviso di garanzia dopo una polemica senza fine sul suo operato, sia passato che presente.
L’incavolatura del garante Beppe Grillo, ben consapevole che un fallimento gestionale nella Capitale avrebbe pregiudicato ai 5Stelle la scalata a palazzo Chigi, non si è fatta attendere ed è stata violenta. Azzeramento dei soggetti chiacchierati o un “vaffa” senza appello a Virginia. Che poteva fare la sindaca Raggi? Continuare a sostenere i suoi “senza se e senza ma”, ovvero senza più il simbolo del Movimento, come pure pare abbia pensato di fare, o dire “obbedisco”? Ha optato per l’accettazione del comando perentorio del Beppe furente ed ha dettato alle agenzie la seguente dichiarazione: “Daniele Frongia ha deciso di rinunciare al ruolo di vicesindaco mantenendo le deleghe alle Politiche giovanili e allo Sport. Contestualmente Salvatore Romeo ha deciso di dimettersi dall’incarico di capo della Segreteria politica. Al contempo a breve avvieremo una nuova due diligence su tutti gli atti già varati”. La cosa che più preoccupa Virginia - e non solo - è la possibilità che pure lei possa essere iscritta nel registro degli indagati. Il fondatore e garante lo dà quasi per scontato quando afferma: “Ci stanno combattendo con tutte le armi comprese le denunce facili che comunque comportano atti dovuti come l’iscrizione nel registro degli indagati o gli avvisi di garanzia… Faremo un nuovo codice etico… Nessuno pensi di poterci fermare così. Mettiamo la barra a dritta e avanti tutta”. Insomma, anche i 5Stelle fanno marcia indietro in merito all’obbligatorietà delle dimissioni in caso di avviso di garanzia: una cosa è l’opposizione, un’altra il governo.
Di considerazioni, in queste due vicende molto diverse tra di loro, se ne possono fare tante. La prima è relativa all’avviso di garanzia che colpisce un sindaco. Nessuna “autosospensione” può essere presa in considerazione. O si va avanti, o ci si dimette con tutte le conseguenze del caso. E qui, al di là dei diretti interessati, sono le forze politiche che li hanno candidati e sostenuti a dover decidere sul da farsi. Certo, difronte a reati gravissimi le dimissioni, se non spontanee del diretto interessato, dovrebbero essere invocate dalla forza politica d’appartenenza, senza aspettare i vari passaggi che la legge prevede a garanzia del presunto reo. Ciò perché le polemiche danneggerebbero oltre misura la “gestione della polis” , arrecando danni non stimabili a tutta la comunità.
C’è poi la delicata questione dell’individuazione da parte dei partiti e dei movimenti del “personale politico”. Una volta, prima di far ricoprire una carica politica a chicchessia, i partiti puntavano molto sulla loro esperienza e formazione. Era importante avere un curriculum fatto d’impegno nel sociale, d’esperienza nella gestione di cooperative, di gavetta ai vari livelli di partito, di sindacato, ecc.. Passare d’emblée dalla vita di tutti i giorni ai vertici delle Istituzioni, teoricamente può ritenersi una scelta azzeccata e democratica, praticamente può dimostrarsi un disastro. Perché i vari Raffaele Marra sono sempre in agguato con la loro “esperienza” e con i loro “consigli”. Diventano una colla a presa rapida, a cui non si può rinunciare, specialmente quando molti dei tuoi vogliono “farti le scarpe”. Qui, ovviamente, parliamo di politici inesperti ed ingenui. Il malaffare è un’altra cosa.