Referendum: il bullismo battuto.

Dic 5th, 2016 | Di cc | Categoria: Politica

di Edoardo Barra

 

Le analisi in questo momento servono solo a comprendere meglio i flussi del voto, ma il risultato del Referendum sulle modifiche costituzionali è da interpretare in maniera semplice e senza troppi fronzoli. Non per citarci, ma l’avevamo detto che Renzi in ogni caso aveva già perso, lo avevamo detto prima del voto. Sì, perché la sua sconfitta si stava materializzando nelle strade, tra quella gente che vive e respira la polvere dei marciapiedi, nella testa della signora che va a far la spesa, nel genitore che non vede sbocchi per i figli e nei giovani che guardano al proprio futuro senza ottimismo.  

Il rottamatore, quello che voleva apparire come il condottiero della speranza, non avrebbe mai dovuto disinteressarsi delle lacerazioni nel Paese credendo di poterle gestire dall’alto della propria figura con cinguettii, slide e promesse senza frutti. La gente potrà anche innamorarsi facilmente, ma dopo un po’ fa i conti con la realtà e allora reagisce, in maniera semplice, quasi naturale, trovando il modo di dire basta a chi la delude. Ecco, l’occasione del referendum costituzionale è stata l’opportunità, fortunatamente democratica, per far sentire la voce di quello che chiamiamo il marciapiede. Di certo la maggioranza dei mass media - e su questo ha ragione Marco Travaglio - non si è per niente accorta dell’insoddisfazione che montava nel Paese o, peggio ancora, ha tentato di indirizzare il voto in maniera favorevole al leader. Ma anche questo non è valso a nulla. Il marciapiede ha “sentito” che la riforma, fatta in quel modo, era qualcosa di negativo e la personalizzazione del voto voluta dallo stesso Renzi, ha contribuito ancor di più a determinare il fiume in piena che ha spazzato via ogni velleità di decisionismo e, soprattutto, ha messo in un angolo quell’elite che si era illusa di poter amministrare le cose solo perché aveva dalla propria poteri determinati a sostenere un cambiamento a senso unico.

Quella sorta di arrogante bullismo figlio della Leopolda è stato cancellato senza se e senza ma dai quasi venti milioni di voti che si sono riversati sul No. Renzi ha perso, ma è stata sconfitta anche l’idea di poter governare lontano dalla gente. Il Paese è fatto di uomini e donne che ogni giorno vivono il quotidiano con fatica e sacrifici e se ne fottono delle percentuali della borsa, del “faremo” e delle belle cornici che servono a presentare riforme senza risultati come il Jobs Act. Ai più raffinati analisti potrà anche apparire un discorso banale e poco edificante, ma la realtà è questa. E ora si apre un nuovo scenario, dove sarà necessario da subito mettere riparo a un altro evidente effetto dell’arroganza del Premier dimissionario, quella legge elettorale approvata senza tener conto del Senato, certo di una vittoria al Referendum che avrebbe spianato la strada ai suoi sogni di gloria.

Un nuovo scenario, dicevamo, in cui il Presidente Mattarella dovrà uscire dal suo anonimato e dimostrare di saper velocemente scegliere per il bene del Paese. Dove il Partito Democratico dovrà sciogliere al suo interno tutta una serie di equivoci e doppiezze per cercare di ritrovare la propria personalità, il Centro Destra dovrà ricostruire, se ne sarà capace, un’ipotesi alternativa e il M5S dovrà saper smettere i panni del fustigatore per mostrarsi costruttivo e concretamente propositivo.

Infine ci sono i cocci, quei personaggi la cui deriva pare segnata a meno di capriole circensi. Ci riferiamo agli Alfano, ai Verdini e alle loro formazioni politiche. Per il Partito Socialista il discorso è diverso, la spaccatura interna, evidenziata in maniera pesante dalle diverse posizioni sul Referendum, ha sancito il tramonto politico dell’attuale segreteria e ora occorrerà che ritrovi una propria, originale, identità se non vuole definitivamente evaporare.

Un momento quindi molto delicato in cui però il risultato del Referendum ha chiarito come al centro della scena politica deve e dovrà rimanerci, sempre e comunque, la gente.

 

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