Chi ha paura del No?
Nov 27th, 2016 | Di cc | Categoria: Politica
di Edoardo Barra
Quello che poco si comprende della campagna per il Referendum costituzionale del 4 dicembre è la veemenza che in questi ultimi giorni il sig. Renzi sta manifestando in maniera sempre più marcata per conto del fronte del Si. Il Premier, lasciando da parte ogni cautela dovuta al proprio ruolo di guida del Paese è sceso in maniera più che decisa nella tenzone elettorale, confermando come il voto stesso sia per lui vitale e determinante. La spavalderia è un attributo cha mai ha fatto difetto al sig. Renzi, ma adesso con un eccesso di atteggiamenti, di battute spesso fuori luogo e di presenza televisiva, tradisce quel sentimento sottile ma infido che si chiama paura.
Ma perché tanto timore del voto?
Perché tutti i comprimari a cui aveva affidato le sorti della riforma sono stati uno ad uno esautorati fino a sparire?
Cosa c’è in ballo oltre l’interesse per la questione?
Interrogativi che inducono a riflessioni ben diverse da quelle che abbiamo sinora fatto cercando di comprendere i risvolti della modifiche proposte. Certo il tema è serio e importante, ma alla luce del suo alto mandato un Premier che affida al Paese la scelta di decidere su un argomento come quello costituzionale deve salvaguardare tutte le parti, garantendo una posizione se non neutrale quanto meno misurata. Così non è stato ne lo è.
Senza ombra di dubbio, uno dei massimi timori è rappresentato dal fatto che il No possa rivelarsi una valanga in termini di voti. Questo significherebbe cancellare del tutto l’immagine di vate seguito dalle masse che il signor Renzi ama proporre di se stesso. Certo non sarebbe la sua fine politica, ma rappresenterebbe uno stop micidiale per tutti quei gruppi di interesse che hanno puntato sull’ex rottamatore. E qui si apre un nuovo capitolo.
Gran parte del mondo finanziario e industriale appoggia il Premier, guardando con attenzione sin dall’inizio gli effetti della Leopolda e, in molti casi, sovvenzionando la Fondazione Open, vero portafoglio privato del Giglio magico e laboratorio di politica e interessi del ristretto club renziano. Inoltre molti hanno palesato il proprio Si, schierandosi apertamente anche se con qualche distinguo. Bene, a questi segmenti della società, influenti ma con interessi ben circoscritti, in realtà poco importa chi sia a guidare la macchina statale a patto che consenta loro di traguardare obiettivi e realizzare aspettative. E’ una questione pratica. La vittoria del No metterebbe a serio rischio tutto ciò e di conseguenza chi è stato individuato come utile alla causa potrebbe non esserlo più. Se poi la sconfitta assumesse proporzioni pesanti, questo costringerebbe a una rivisitazione delle strategie non solo per i gruppi di potere, ma anche per tutti quei personaggi politici e non che hanno sposato la filosofia renziana spesso tradendo ogni coerenza. Tra l’altro, q
uello che oggi traspare è che il signor Renzi non sia tanto forte tra la gente da poterlo considerare politicamente autosufficiente e quindi è facile che una rovinosa caduta elettorale convinca i fantini che il cavallo ha dato tutto ciò che poteva e deve essere abbandonato. Uno scenario che porterebbe al tramonto di un’epoca (seppur breve) e di una classe dirigente che mai ha trovato la sua originalità e dimensione.
La crescita del fronte del No e i segnali preoccupanti che da varie parti arrivano, ha infine convinto il signor Renzi dell’incapacità seduttiva della sua squadra, e quindi si è visto costretto a scendere direttamente nell’agone girando l’Italia come un attore che presenta il suo spettacolo. Uno spettacolo che però si sta rivelando triste e senza forza. Tra l’altro il fallimento dell’operazione che avrebbe dovuto portare ad un consenso plebiscitario (la personalizzazione del voto poi inutilmente rinnegata) è stato il primo, pesante sintomo di quella mancanza di feeling con il Paese che, forse, ha colto di sorpresa lo stesso Premier e Segretario del PD.
La vittoria del No può quindi rivelare l’estrema debolezza di Renzi e questo fa paura a tutti quelli che pensavano di aver trovato in lui un porto sicuro o comunque di prospettiva per i propri progetti. Certo, e questo gli si comincia ad imputare sempre con più forza, occorreva trovare un maggiore equilibrio tra le parti, ma equilibrio nel vocabolario del signor Renzi è una parola che ha poco peso e nessuna considerazione.