Caso Mediatrade, assoluzione piena per Fedele Confalonieri e Pier Silvio Berlusconi
Ott 19th, 2016 | Di cc | Categoria: Politica
La condanna di secondo grado ad un anno e due mesi per frode fiscale del presidente di Mediaset Fedele Confalonieri e del vicepresidente e amministratore delegato Pier Silvio Berlusconi viene annullata dalla Corte di Cassazione senza rinvio “perché il fatto non costituisce reato”.
“La Cassazione ha ristabilito la giusta sentenza di primo grado - afferma l’avvocato Franco Coppi difensore di Confalonieri - evidentemente ha accolto l’intera motivazione del nostro ricorso”. Gli fa eco l’avvocato Niccolò Ghedini difensore di Pier Silvio Berlusconi che dichiara: “E’ un bel risultato, Pier Silvio non meritava quella condanna”.
La motivazione del processo è la presunta compravendita “maggiorata” dei diritti tv dalle major americane, che nel processo parallelo Mediaset del 2013 è costata a Silvio Berlusconi la condanna definitiva a 4 anni per frode fiscale e la conseguente decadenza da senatore per gli effetti della legge Severino. A decidere ieri l’assoluzione è stata la seconda sezione penale, la stessa che a marzo aveva prosciolto il Cavaliere dalle accuse in questo procedimento.
Nella sua arringa conclusiva Coppi ha formulato la richiesta: annullamento senza rinvio. E così è stato. Per l’avvocato, la sentenza era destituita di ogni fondamento e del tutto priva di correlazione tra le accuse e la stessa sentenza. I legali contestano la mancanza di prove che i vertici dell’azienda fossero a conoscenza della compravendita dei diritti tv. Non è così. L’accusa, invece, sostiene che i vertici “non potevano non sapere” in quanto informati di tutto. La decisione della Cassazione era importante poi per i possibili effetti sui vertici di Mediaset. La condanna, infatti, aveva come pene accessorie per Pier Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri l’interdizione temporanea dagli uffici e il divieto di entrare in contatto con la pubblica amministrazione. Si ipotizzava il rischio che i due vertici del Biscione dovessero lasciare i rispettivi incarichi. Ma, tuttavia, la difesa confidava nel verdetto della Cassazione. Nel processo d’appello erano già stati assolti gli altri sei imputati, tra cui il produttore Frank Agrama e il banchiere Giovanni Stabilini, dalle accuse di frode fiscale e riciclaggio.
Mattia Iovane