Renzi ha già perso

Ott 10th, 2016 | Di cc | Categoria: Politica

di Edoardo Barra

 

            E ci siamo. La controffensiva renziana contro i sostenitori del No al referendum è partita. Senza distinzioni di sorta il Premier sta occupando, con l’accondiscendenza di buona parte dei mass media, ogni spazio disponibile affinché la sua presenza e le sue parole siano riportate con la dovuta rilevanza. Il ritornello messo in campo da Renzi, dalla Boschi e da tutti quelli che si sono fatti paladini di una modifica alla Carta che sino a poco tempo fa ritenevano intoccabile, è sempre lo stesso. Il fronte del No deve essere relegato in un angolo, deve apparire il difensore degli sprechi e dell’instabilità, il vecchio che non vuol rinnovare. Per il signor Renzi il messaggio da far passare è questo e solo questo. Non sono ammessi ragionamenti per far comprendere come, oltre gli slogan, c’è un pasticcio che distrugge il bilanciamento di poteri atti a salvaguardare la democrazia, creando ancora più difficoltà nello svolgimento dei processi istituzionali e legislativi. Le ragioni del No sono presentate troppo spesso in maniera subalterna e funzionali agli editti propagandistici del Premier. Il punto estremo è il quesito referendario posto in una maniera tale che rasenta la tendenziosità, scadendo persino nella comicità (Crozza docet) se non fosse che la materia investe direttamente il futuro del Paese. Un piccolo esempio? Sulla scheda troveremo un riferimento preciso al “contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni” ma nessuna norma della revisione ne stabilisce i costi e la formulazione posta rappresenta solo la deduzione di un processo che in realtà è del tutto discutibile e aleatorio. Potremmo continuare, ma preferiamo sottolineare l’altra grossa complicazione che, con preoccupazione, ci porta ad affermare che Renzi ha già perso deludendo tutti quelli che hanno creduto in lui e nella rottamazione con la quale si è riempita la bocca per mesi e mesi. 

            Renzi e il suo entourage, con il tentativo si mettere le mani su un potere assoluto ha spaccato il Paese, il Pd e le logiche che hanno consentito all’Italia di diventare una realtà democratica. Senza voler questa volta entrare nel merito di una riforma che non risolve alcuna complicazione del sistema politico, ma anzi amplifica certi conflitti di attribuzione dei poteri, rimaniamo sul terreno pratico di quello che ha “combinato” il Premier con la volontà ferrea di ottenere la sua, personale, riforma costituzionale. Non ha cercato, se non in modo sterile, alcuna intesa con chi aveva idee diverse. Ha imposto, difeso e quindi portato avanti una discutibile revisione della Carta combinandola a una legge elettorale che accresce il rischio di deriva antidemocratica. Si è disinteressato del tutto delle lacerazioni create, mostrando una supponenza e un’arroganza che se dovessero risultare vincenti getterebbero un’ombra pesante sul futuro della nazione. Un Premier che la gente sente sempre più lontano, barricato in salotti importanti e circondato da alleati che non conoscono la polvere del marciapiede. Su questo Renzi ha perso. Quello sulla riforma costituzionale non è un referendum su una legge o su una scelta rispetto a un argomento specifico, no, qui si tratta di determinare le regole del gioco ed è imprudente se queste vengono decise dalla differenza di uno o due punti percentuali. No! Qui si decide di modificare le norme sulle quali si muove il sistema Italia e la propria inclinazione democratica. La ricerca di una coesione sui temi costituzionali, di una determinazione quanto più ampia possibile, non solo è necessaria ma addirittura imprescindibile. Il Partito Democratico stesso, quello che dovrebbe fungere da supporto all’azione del premier da esso espresso (e non dal Paese questo solo per ricordarlo), è spaccato, conscio di un rischio evidente circa la tenuta del sistema. Assurda poi è l’affermazione che certi cambiamenti vanno comunque fatti e quindi meglio questo che niente altrimenti occorrerebbe aspettare altri 30 anni! Asserzione questa che da l’idea dell’approssimazione e superficialità di chi oggi ci governa.

            Renzi ha perso perché non è stato capace di individuare regole condivise, Renzi ha perso perché la riforma è il risultato di pochi, Renzi ha perso perché non rappresenta, e forse mai lo ha rappresentato, il Paese.

 

 

 

 

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