Un voto per il domani
Ott 1st, 2016 | Di cc | Categoria: Politica
di Edoardo Barra
Siamo di fronte ad uno dei passaggi politicamente più importanti degli ultimi decenni. Il Referendum costituzionale, del quale è stata finalmente resa nota la data, rappresenta per il nostro Paese il nodo cruciale che dividerà ieri dal domani. Il 4 dicembre non risponderemo solo ai quesiti forvianti che sono sulla scheda, no, disegneremo il nostro futuro e quello dei nostri figli e soprattutto indicheremo la strada che vogliamo far percorrere al nostro già maltrattato Paese. Sbaglia il signor Renzi a voler far apparire il rischio di deriva democratica insito nella riforma costituzionale come un qualcosa di risibile e infondato. Lo ha fatto nel dibattito televisivo con Zagrebelsky e lo farà ancora. Sbaglia e lo sa bene perché il disegno della Carta costituzionale che ha proposto sbilancia del tutto il sistema di pesi e contrappesi che una buona Costituzione deve garantire. Occorrerebbe che tutti leggessero quello che è scritto nella riforma e calarlo nella realtà per comprendere la gravità e i rischi che si corrono.
Il signor Renzi ha un intercalare che lo porta spesso a dire “io credo che questo Paese…” usando poi ovvietà e slogan di facile presa per raccontare qualcosa che, secondo il suo punto di vista, ne giustificherebbe l’operato. I dati reali, il suo fare senza incidere, i colpi di scena sempre in prossimità del voto, la disperazione e la rassegnazione che si respira sui marciapiedi hanno ormai reso i “credo” del signor Renzi sempre più pericolosi e dannosi per il sistema Italia. E poi ci sono le contraddizioni che rappresentano una caratteristica del nostro Presidente del Consiglio, caratteristica precisa e rischiosa. Si, perché non dobbiamo mai dimenticare che questo signore, insieme ai suoi amici, regge le sorti della Nazione e usa il potere per garantirsi il potere.
Anche l’ultima trovata del ponte sullo stretto, trovata senza dubbio ad effetto con le migliaia di posti paventati (oddio, ricordiamo i tempi di propaganda del Jobs Act!) è un qualcosa che, se ci pensiamo bene, appare persino ridicola. Chi non rammenta quando il PD definiva l’opera un qualcosa di inutile a fronte dei tanti problemi che attanagliavano la Nazione? Ebbene non ci pare che oggi siamo una realtà scevra di problemi, ma c’è di più. Se veramente si volesse creare occupazione e avviare un processo virtuoso perché non promuovere, con investimenti e progetti seri, opere locali magari per mettere in sicurezza il territorio e il patrimonio edilizio? Ma vi pare naturale che spenti i riflettori sulla tragedia del terremoto occorre che si protesti ad alta voce per ricordare che vi sono province devastate, come quelle del maceratese, escluse dai benefici? Occorrono i morti e le televisioni per evidenziare i veri bisogni della gente? Ebbene questi problemi che sono tutti da risolvere hanno necessità di regole di gioco chiare e che garantiscano tutti. La Riforma proposta invece si muove in direzione opposta. Assicurare a un blocco di potere la gestione e il controllo della macchina statale è il vero obiettivo della riforma. Renzi è un attore consumato, usa le pause, i sorrisi, le faccine per delegittimare i propri interlocutori. Frasi fatte ripetute all’infinito con l’intento di convincere. Spesso, troppo spesso, aiutato da mass media al servizio di poteri i cui bisogni appaiono ben più importanti rispetto a quelli della gente comune.
Le riforme di questa rilevanza si condividono con tutti. Le regole del gioco devono essere da tutti riconosciute e accettate, questo è il passaggio che serve a garantire un futuro senza sorprese. Questo non è stato e non è! Lo stesso quesito posto sulla scheda referendaria è la rappresentazione di quanto sia infido il tentativo di far passare la riforma in ogni modo. Si pongono domande alle quali, senza una precisa conoscenza di ciò che rappresentano, porterebbero a rispondere si. Quesiti che presuppongono l’ignoranza della gente. Il signor Renzi li ripete spesso, chiudendo il discorso con un “chi non vuole tutto ciò allora risponda no”. Questo è quello che più di ogni altra cosa sconvolge. L’assurda superficialità demagogica con cui il Premier tratta la gente. No, signor Renzi, no e mille volte no. Non perché si vuole evitare il taglio delle spese della politica o perché non si voglia la revisione del titolo V, no. La verità è che le modifiche alla Carta devono essere condivise e devono garantire tutti: chi è al potere, chi se ne serve, ma soprattutto la gente che sui marciapiedi vive e respira!