La fine della II Repubblica.

Set 19th, 2016 | Di cc | Categoria: Politica

di Edoardo Barra

 

            Qualcuno potrà dire che siamo in anticipo. Il che può anche essere vero, ma di fatto il conto alla rovescia per la fine della Seconda Repubblica non solo è iniziato, ma è già in fase avanzata. La Prima, quella tanto dissacrata e cancellata da una stagione caratterizzata dal suono delle manette, si concluse nel momento in cui la politica fu scalzata da una magistratura che assurse il ruolo di giustiziere della notte. In quel modo una parte del mondo togato ottenne un risultato strategico di grande rilevanza cancellando ogni credibilità nel mondo politico anche se poi in realtà non portò ad alcuna verità sconcertante e, ad esclusione di poche persone tra le quali Craxi che divenne l’agnello sacrificale, nessun processo si è concluso con particolare rigidità. Ma la realtà politica era profondamente mutata. Era necessario chiudere una stagione e aprirne un’altra. E lì la prima sorpresa. Contrariamente alle aspettative di qualche elite che aveva, con molte probabilità, pianificato un nuovo ordine politico, scese in campo un certo Silvio Berlusconi che sparigliò le carte aprendo lo scenario sulla Seconda Repubblica. Un periodo caratterizzato dalla presenza del Cavaliere, dalla lotta furibonda contro di lui intrapresa da una parte della Magistratura (i cui motivi andrebbero bene analizzati) e da una sinistra vittima di se stessa. Non è un caso che se guardiamo i numeri si scopre che da allora il centrosinistra è stato al governo più del centrodestra. Poi è arrivata la furia rottamatrice di Renzi e l’importanza della giovane età si è imposta rispetto alle idee e al valore politico. Una furia dicevamo, che ha creato sì entusiasmo ma ha demolito la politica. Slide, Twitter, promesse, sorrisi giovani e belle facce. La Leopolda senza chiedersi chi paga, il piacere del nuovo senza domandarsi chi detiene il capo del filo, la ripresa sognata ma mai avvenuta. E infine, preso da un delirio di onnipotenza e spinto da chi sa chi, il rottamatore commette lo stesso errore di chi dopo aver raggiunto il potere cade improvvisamente: pensare che la realtà sia quella immaginata e che la gente continuerà a credere alle sue parole e alle sue visioni. Il Santo Graal è la modifica della Costituzione. Il raggiungimento dell’obiettivo che, insieme alla legge elettorale, gli consentirebbe di detenere un potere unico attraverso cambiamenti della Carta che si confondono tra il limitare la valenza del voto e l’apparire come colui che cambia. Un pastrocchio illeggibile, rischioso politicamente e falso nei tagli che Renzi ha creduto di poter dare in pasto alla gente senza troppa fatica. Ma il marciapiede è cinico. S’innamora, viene affascinato, dà fiducia, ma poi quando sente brontolare lo stomaco, si guarda intorno, vede la realtà com’è, i propri figli senza lavoro e ragiona. Il marciapiede è la gente, quella di ogni giorno, dei supermercati dove il valore delle monete ha un senso pratico, delle farmacie dei laboratori d’analisi, delle scuole, delle mamme e dei papà che devono portare avanti la famiglia. Il marciapiede ha memoria ma ancora di più conosce la rabbia e questa è trasversale, senza bandiere. Ed ecco allora le contestazioni e i fischi dalla sua stessa gente. Ecco il sorriso che prima conquistava ora irrita. Ecco i comitati per il No che nascono come funghi. E anche le parole di giustificazione per non essere stato coinvolto nella conferenza con Hollande e Merkel a Bratislava diventano ridicole.

            I segnali ci sono tutti, il marciapiede ha voltato le spalle all’ex giovin capitano. I quarantenni dai denti bianchi e le mani senza calli hanno dimostrato che non basta la gioventù per portare avanti un Paese. Anche il Movimento Cinque Stelle è in difficoltà, i ragazzi di Grillo stanno mostrando tutti i limiti dovuti all’incapacità dimettere in pratica le teorie. In sostanza quella che poi deve essere la politica. Il centrodestra, con un Berlusconi inevitabilmente sul viale del tramonto, è alle corde e il tentativo di Parisi è un esperimento dal quale può nascere qualcosa solo se ci sarà la capacità di convogliare forze diverse su un unico discorso.

Insomma la Seconda Repubblica è allo stremo, distrutta dalla propria inadeguatezza e dalle lotte intestine. Il Referendum sarà il colpo finale. Se vince il No, occorrerà cambiare velocemente registro e personaggi affidandoci a uomini e donne che, di là dall’età, conoscano la politica e i meccanismi democratici. Se dovesse vincere il Si, avremo creato un regime dove una minoranza riuscirà a occupare gran parte dei posti di potere, creando uno squilibrio democratico ed economico di pericolosa portata.

In ogni caso è la fine di quella che identifichiamo come Seconda Repubblica, e in questo frangente sarebbe opportuno che le idee riprendessero ad avere un peso riunendo forze e intelligenze che vogliono guardare avanti, con coraggio, senza limitazioni di sorta e facendo tesoro del passato.

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