Il rischio
Set 13th, 2016 | Di cc | Categoria: Politica
di Edoardo Barra
Ed ora il gioco si fa serio. Non è più tempo per il nostro Paese di passatempi improntati su chiacchiere e slide. No, adesso si fa sul serio. Tutte le aspettative che il Premier e il suo entourage erano riusciti a creare sono andate deluse in una deriva sempre più marcata. Anche il rimando all’Europa, tante volte fatto per giustificare azioni e prese di posizioni, si è rivelato sterile al punto che la ripresa da noi è solo una chimera. Se poi andiamo ad analizzare capitolo per capitolo quello che era stato delineato nelle famose slide dei cento giorni (ricordate??? era il marzo del 2014) beh, i risultati sono assolutamente deprimenti.
Gli interventi fatti non sembrano altro che piccoli e insulsi spruzzi di acqua di fronte ad un incendio di spaventose proporzioni. I tagli e il controllo della spesa pubblica si sono ridotti a minute azioni del tutto insignificanti per l’economia. La riforma della Pubblica Amministrazione ha solo lavato la faccia ad una struttura che ha bisogno di un restauro deciso e chiaro con interventi seri che incidano nel quotidiano. La “Buona scuola” è sotto gli occhi di tutti: basta parlare con i professori, mentre i genitori già si stanno accorgendo del caos che regna nel mondo scolastico pubblico a partire dalle logiche di premialità e dagli spostamenti di tanti insegnanti (tranne per chi conta!). Sul Jobs Act si taccia, è sufficiente guardare i numeri e i disoccupati di cui il Paese si fa carico ogni giorni di più per comprenderne il disastro che ha creato.
Ebbene, non contento di ciò, il Premier continua nel suo vagare incoerente in difesa di quella che ha descritto come la madre di tutte le battaglie, e che - a secondo dei giorni e dell’intervistatore - a volte è decisiva e a volte no per la sua permanenza in politica: il Referendum per le riforme costituzionali.
Facendo solo un piccolo inciso prima di continuare nel discorso, vorremmo suggerire a chi consiglia l’ex rottamatore di evitare questi continui ondeggiamenti, ci potrebbe essere nel continente chi ride alle nostre spalle e l’Italia non merita questo.
Ma torniamo al Referendum. Basterebbe valutare la consistenza del fronte del No, i tanti comitati costituiti, le spaccature che partiti di governo stanno registrando al proprio interno su questo tema (PD e PSI per primi), ma soprattutto il clima dei marciapiedi per capire che sarebbe opportuno fermarsi e riaprire il confronto sulla Riforma. Un confronto da tenersi con la società intera per riscrivere capitoli di fondamentale importanza per il nostro futuro. Così non può andare. In ogni caso si crea una spaccatura violenta e dolorosa nell’animo del Paese. Guai, e ripeto guai a sottovalutare i risvolti che ci possono essere.
Se vince il Si ci avvieremo verso una democrazia offesa e una Carta Costituzionale che presterebbe il fianco a solleticanti istinti autoritari. Basta leggerla confrontandola con quella che è oggi (seppur migliorabile) per comprenderne la gravità di ciò che vi è scritto. Non si semplificano le regole, si crea confusione ma soprattutto l’unica cosa che veramente si limita è il potere del voto e quindi decisionale delle persone. Ma soprattutto verrebbero ad essere valide una serie di norme, discutibili e per molti versi arruffate, approvate da una maggioranza risicata. Un fatto questo che squarcerebbe la nostra povera nazione in due tronconi nei quali sarebbe facile l’insinuarsi di tentazioni velleitarie e violente. Qui si tratta di modificare la Costituzione non di decidere su una legge qualsiasi per quanto importante possa essere!
Un rischio che il nostro Premier e il suo Governo stanno pericolosamente sottovalutando. A questo va aggiunta la legge elettorale proposta dalla stessa compagine che risulta addirittura peggiorativa rispetto alla precedente. Il mica tanto buon Matteo sa, almeno lo speriamo, che larghi tratti dell’Italicum rischiano di essere bocciati dalla Consulta il 4 Ottobre prossimo, e forse questo è il motivo per cui Re Giorgio (Napolitano), vero regista della scalata al potere del fiorentino Matteo, conscio del rischio che corre il suo strano pupillo sta cercando di fargli capire che sarebbe meglio porre qualche modifica.
Quello che preoccupa e che tutti, in questo momento, sembrano però interessarsi alle sorti della capitale e pochi ai rischi profondi e cupi che corre il Paese.